R I D I C O P O L I

Perché dobbiamo ridere…Tutti i personaggi della settimana…
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E il canto di Rosalia, la spazzatura di Ciangherotti,
 le 369 foto di Vaccarezza…

 Perché dobbiamo ridere…Tutti i personaggi della settimana…

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E il canto di Rosalia, la spazzatura di Ciangherotti, le 369 foto di Vaccarezza

E’ bastato un risolino tra Merkel e Sarkozy richiesti, in conferenza stampa, dell’incontro con il nostro Premier, perché scattasse la reazione degli offesi, tipica di chi è portatore di un complesso di inferiorità ben sintetizzato dalla concione di Ferrara a Piazza Farnese. Naturalmente il gran polemista ex sovietico se l’è presa con le intercettazioni telefoniche, senza le quali non avremmo acchiappato nemmeno i più noti criminali mafiosi.

 Ma come? “Lui” non è forse uno che ha sempre voluto far  ridere? Ci ha provato facendo le corna nelle fotografie di gruppo (gruppo di rappresentanti di Stato),  raccontando barzellette a iosa in tutte le occasioni ufficiali o ufficiose (da quella della mela a quelle sugli ebrei e a tutte le altre che, purtroppo, crediamo, siano state diligentemente raccolte in meta- storici volumi),  facendo battute di pessimo gusto sulle  frequentazioni femminare e via sbrodolando. A volte, più che far ridere, ha fatto pena, ma il suo intento è stato  quello, o no?

         Le sue finezze sono nulla rispetto alla vulgaris eloquentia del suo fraterno compare, nemico d’Italia, ministro per le riforme (?), capo e duce della “Lega Nord per l’indipendenza della Padania (ilarità)”, il quale, chiamato “Middle-finger” per via dello sbandierato dito inalatorio, emette pernacchie e ingiurie e si esprime col gergo appreso nel  Bar “La vecia pédula”, tra risate crasse e ululati vari.

         Malgrado l’imperversare della più gravida corruzione nei corridoi del potere, con il proliferare delle P2 P3 P4 ecc., noi crediamo che la gestione politica di questi disastrati anni, occupati dal berleghismo, sia soprattutto  connotata dal “ridicolo”, che il “ridicolo” sia l’elemento pregnante e distintivo di cotale classe dirigente (si fa per dire).

         Il vetero-compagno Pistarino ci ha redarguiti: “Ma che rie, cianze i han fâetô,i han pôrton ô debitô pübblicô, che ô l’ea za a  milletrexento a squâexi dui mila miliardi e i  ô nô han fâetô mancô üna de côscidite rifurme,  a parte e leggi pe’ i so affari e i so processi. E poi, mia ün po’ côn e tasse : paga Pantalone, i ricchi ninte.”

         “Suvvia, Pista, non essere demagogico: se le tasse le pagassero i ricchi che ricchi sarebbero? Pensa che glielo hanno detto persino quelli della Confindustria di far pagare chi più ha in base al complessivo patrimonio. Ma  no,  “La patrimoniale”?, non se ne parla. Pare che con Apicella abbiano messo su una canzonetta,  da eseguirsi sull’aria di “Ma l’amore no!”

         “La patrimo no,

         io metterla non vo,

         perché non si distrugga la ricchezza,

         che se no chi compra più i palazz

         e le barcazz!

         Pa pam, papampa pam pam!”

Livio Di Tullio

 Ma veniamo un po’ a  casa nostra. Abbiamo letto attentamente molti interi fogli de “Il Secolo XIX” di mercoledì 26 ottobre dedicati a Savona-Provincia. Ne vogliamo qui ricordare alcuni.

         Nel primo foglio si contempla, in alto, il pullman di quelli del Partito Democratico che vanno a Firenze più per visitare la bella città che per sostenere Renzi. Non ripeteremo quello che già così spiritosamente ha scritto Dario Freccero sull’ira funesta di Di Tullio, novello Achille, che è un “bersaniano” mentre non è così Berruti: principio primo “ la divisione fa la forza.”

 In basso del detto primo foglio, si contempla una fotografia del senatore pidiellino Franco Orsi il quale, intervistato da Paolo Crecchi, ha ammesso, in sostanza, la vigoria della macchina clientelare dei grandi partiti del passato affermando, peraltro, che anche adesso un po’ di clientelismo si fa ed è del tutto normale, con qualche spinta di vari generi, insomma, però quello che conta è la passione, soprattutto esibirsi.

         Dopo questa bella lezioncina sulla “politica” leggiamo, sempre nel primo foglio, che nel PDL di Albenga c’è una lotta tra le “correnti”: Schneck versus Nucera, Rubello, Defilippis, Podio. I nuotatori sono chiamati “I centauri”, per via del fiume.

         E Ciangherotti, detto “Lo spedizioniere”?

Aspettate, eccolo lì, con Distilo, tra color che son sospesi : la decisività degli indecisi!

C’è poi un intero foglio (pag. 29),  tutto  praticamente albingauno, dove si parla di consiglieri che devono uscire dal consesso per interessi personali nel provvedimento in discussione e del fatto increscioso che il Comune non ha più un  euro in cassa e i pagamenti ai fornitori sono fermi, perché? Per il blocco dell’edilizia, dovuto alla crisi.

(Canto di Rosalia:

Or dunque, o imprese ingaune affaticate,

          il fiume Centa andate ad arginare

là dove avete edificato per  i vostri affari

 e fatevi sollecito pagare         

quel che dovete alla comunità,

se volete mandarci  ad abità.  )

         E Ciangherotti? Ma egli, per mandare in giro la spazzatura, i soldi li ha messi di tasca sua.

         A pag. 24 siamo poi riusciti a vedere un intero foglio avente ad oggetto Sanità e Ospedali nella nostra Provincia senza che, incredibilmente, vi sia comparsa una fotografia del Presidente Vaccarezza. Come mai? Che succede in redazione? Va bene che è stata pubblicata quella del Sindaco di Loano Pignocca ma, ragazzi, non vorrete mica deprivarci dell’ormai pressoché raggiunto primato fotografico di Angelo?

         Intanto che la Sanità, insieme all’autonomia comunale, alla Scuola e alla ricerca, vanno a ramengo per le scelte e i tagli della cosiddetta finanziaria , il vetero-compagno  Pistarino ha calcolato in 369 (se sbaglia correggetelo) le fotografie del nostro Presidente apparse su “Il Secolo XIX” dalla sua elezione ad oggi.

         “E Ciangherotti?”  è sbottato Pista.

Ma cosa c’entra, per il corredo di “Ridicopoli”, a livello ponentino, collabora l’onorevole Scajola che è riuscito a non sapere chi (a quanto e perché) lo ha aiutato a comprare  una casa a Roma. Congiuntivo imperfetto:  che io ridessi, che tu ridessi, che egli ridesse, che noi ridessimo, che voi rideste, che essi ridessero. 

          BELLAMIGO                     30 ottobre 2011

 

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