Qui Roma dalle Ande agli Appennini

 

QUI ROMA
DALLE ANDE AGLI APPENNINI

 

QUI ROMA
DALLE ANDE AGLI APPENNINI

 di Franco Ivaldo

 

Dopo molti altri, ho segnalato il carattere deamicisiano di questo Papa. Precisamente nel maggio-giugno del 2013, in un articolo apparso su “Villa Cambiaso”, diretto dal professore Pio Vintera, su altri organi d’informazione liguri e piemontesi (“La Stampa” ed “Il Secolo XIX”) , in una corrispondenza all'”Osservatore Romano” ed al filosofo Marco Ivaldo, teologo e specialista di Fichte e di Jacobi e – dulcis in fundo – sul settimanale “Trucioli Savonesi”, qui presente, attiravo l’attenzione sul fatto che Papa Bergoglio così come l’eroe di Edmondo De Amicis, nel libro “Cuore”, il piccolo Marco, nell’episodio “Dagli Appennini alle Ande” si recava da Genova a Buenos Aires per ricercare la madre emigrata e la ritrovava, malata, ma con la sua sola presenza la guariva, il neo Pontefice, dicevo, si era partito dall’Argentina ed era giunto a Roma perché la Santa Madre Chiesa era profondamente ammalata e lui cercava, in tutti i modi, di ottenerne la guarigione.

 Avevo intitolato quell’articolo “LA PROFEZIA DI BERGOLO RIGUARDANTE PAPA FRANCESCO”. Era stata ripresa da molti organi d’informazione. Dopo avere aspettato alcuni anni, ecco quella che considero la conclusione della profezia.

Ne riassumo i punti essenziali. Papa Francesco, al secolo Giorgio Mario Bergoglio, è da parte di padre, di origine piemontese e precisamente dell’Astigiano, ma lui stesso in un’autobiografia ci parla di “sua nonna Rosa, originaria delle Langhe”. Piemonte e Liguria, alla fine dell’Ottocento – inizi del Novecento, furono  terre di intensa emigrazione verso l’America del Sud ed, in particolare verso l’Argentina (allevamenti di cavalli). E’ curioso osservare che, in provincia di Cuneo e precisamente nel punto più alto che sovrasta Cortemilia esiste un borgo detto il “paese di pietra”: Bergolo.

 Rilevavo la similitudine del nome: Bergoglio, Bergolo. Ricordavo che un poco più a Nord sorge Alba, la romana Alba Pompeia, dove nacque l’imperatore romano Publio Elvio Pertinace, la cui sposa Flavia Titiana era di religione cristiana, i primi cristiani che vissero nell’epoca degli Antonini, nell’éra di Marc’Aurelio.


 Paragonando la “Profezia di Bergolo” alle profezie di S. Malachia sui Papi, si può ancora rilevare che mentre Malachia vede nero, la profezia nuova colloca il futuro della Chiesa romana in uno spazio più universale, ma con possibilità di scelta forse maggiori tra guerra e pace. Sempre come riferimento geografico, si poteva notare che più a Sud-Ovest di Bergolo esiste il paese di Bagnasco. Ora, Monsignor Bagnasco è il presidente della Cei, la Conferenza Episcopale Italiana, che – nella sua veste cardinalizia- ha partecipato al Conclave dal quale è uscito Papa Bergoglio.

Se Papa Bergoglio è giunto da Buenos Aires, si può ancora ricordare che il primo italiano a giungere a Buenos Aires è stato il navigatore savonese, Leon Pancaldo, uno dei partecipanti alla spedizione del portoghese Ferdinando Magellano per conto dell’imperatore spagnolo Carlo V.

 Vi erano poi i riferimenti alle altre religioni, ebraismo, islamismo, ed a tutte le chiese cristiane (protestanti, ortodosse, luterane, calviniste, valdesi). Non a caso, c’era un’apertura universale poi confermata verso Urbe et Orbi (buddisti, taoisti, confuciani).

 A giudicare, dagli impegni futuri di questo Papa ( a metà gesuita della Compagnia di Gesù di Sant’Ignazio da Loyola e , per l’altra metà, francescano del Poverello di Assisi) la preoccupazione prioritaria ed assoluta è la ricerca del dialogo e della pace.

 Il nove giugno, Papa Francesco sarà a Sarajevo, dove ripercorrerà le tappe di Papa Wojtyla, il polacco che egli ha dichiarato Santo. Sarajevo, in quest’epoca di confronto russo-ucraino, con la strisciante balcanizzazione dell’Europa, con confronti bellici con i fondamentalisti islamici dell’Isis, col terrorismo che colpisce ovunque, col presidente Obama  che, in sede Nato, chiede all’Europa di “non abbassare la guardia”, con le tragedie dell’immigrazione clandestina per terra e per mare. Sarajevo ha malgrado tutto un suono sinistro che evoca pericoli immani.

Eppoi, in settembre, forse in occasione dell’undici settembre per ricordare l’immane tragedia dell’attacco di Bin Laden alle Torri Gemelle al palazzo di vetro delle Nazioni Unite. Sarà il primo Papa a prendere la parola alla tribuna nell’emiciclo dell’Onu.

Sarà una data storica che verrà ricordata negli annali della Chiesa.

Il “Papa della pace” questo sarà sicuramente il titolo che ricorderà nella storia millenaria della Chiesa Cattolica, colui che – come l’eroe deamicisiano del “Cuore” – sarà partito dalle Ande agli Appennini. Per salvare non solo la cristianità, ma probabilmente il mondo.Almeno tutto sta’ ad indicare che vuole provarci. Ha convocato in Vaticano, leaders ebrei e palestinesi, ha incontrato buddhisti ed induisti, ha rivolto appelli a russi e ad ucraini, ha apertamente dichiarato che “la porta della Chiesa è aperta a tutti”.

Insomma, la sua missione sia a Roma che nel mondo, Papa Francesco cerca di portarla a buon fine. A noi tutti non rimane che augurargli pieno successo.

E, come si dice qui a Roma, con un sorta di rassegnato fatalismo, chi vivrà vedrà…

Non per nulla la chiamano la città eterna . Ed è vero che dai tempi di Romolo e Remo e della Lupa capitolina e dell’Aquila imperiale ne ha viste di tutti i colori.

E non stò parlando di Roma-Lazio, nevvero Totti!

Franco Ivaldo

scrittore e giornalista.   

 

 

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