Questione acqua

Occorre un segnale, un deciso cambio di tendenza, una ribellione civile dei cittadini, contro un sistema economico finanziario globale che pretende di dissanguarci e che ci ha ormai ridotto, palesemente, in braghe di tela
La questione acqua: specchio del Paese

Occorre un segnale, un deciso cambio di tendenza, una ribellione civile dei cittadini, contro un sistema economico finanziario globale che pretende di dissanguarci e che ci ha ormai ridotto, palesemente, in braghe di tela
La questione acqua: specchio del Paese

Di questi tempi, nulla appare più chiarificatore, su quale sia la situazione attuale del Paese, delle problematiche e delle istanze che si stanno muovendo intorno alla questione-simbolo della gestione dell’acqua, di cui così bene ha dissertato Antonia Briuglia lo scorso numero di Trucioli.

Si va ben al di là del tema in se stesso. Non solo perché non si tratta di una privatizzazione come tante, in  questi tempi di liberismo sfrenato, ma è La privatizzazione estrema per eccellenza (manca solo l’aria,  e non escluderei, fra un po’ , una tassa ai Comuni di montagna come risarcimento  alle città inquinate. Ma non lo dico troppo forte, non vorrei dare idee peregrine.)

Siamo di fronte, per come la vedo io, a una sorta di guerra di posizione, di linea del Piave da mantenere ad ogni costo: o teniamo, o lottiamo con tutte le nostre forze, o gli eserciti “ostili” dilagheranno in pianura, senza più ostacoli di sorta. Occorre un segnale, un deciso cambio di tendenza, una ribellione civile dei cittadini, contro un sistema economico finanziario globale che pretende di dissanguarci e che ci ha ormai ridotto, palesemente, in braghe di tela.

Ma in più il tema acqua, per come è stato vissuto e affrontato, si presta, nel bene e nel male, a descrivere uno spaccato dell’Italia odierna, per tradurre e rendere chiaro, persino a un marziano che sbarcasse qui per la prima volta, ciò che in generale appare molto complicato e fa sprecare pagine e pagine agli analisti politici. Soprattutto a quelli che non ci tengono affatto a dire le cose come stanno.

 Partiamo dalla situazione partiti. Il centro destra, al solito, non ha dubbi ma incrollabili certezze. Che c’entra che alcune possano essere sbagliate o quanto meno messe in dubbio. Son certezze, no? Così si ragiona sereni da quella parte dell’emiciclo, e se non intervengono liti e dissidi di altra natura si va avanti compatti.

Una certezza recita che l’acqua è un bene come tutti gli altri. E come tale può essere, anzi deve essere,  affidato ai privati e fatto oggetto delle normali regole di mercato, domanda-offerta, profitto e quant’altro.

 

Così recitava, e sanzionava definitivamente, fuor di ogni ipocrisia, un punto del decreto Ronchi, (un finiano), approvato in sordina nell’ambito della scorsa Finanziaria.

Se non fosse stato per il tam-tam della rete,  dei Movimenti  e di alcuni partiti ormai extraparlamentari che già da parecchio tempo tengono sotto osservazione le manovre acquifere, comprese petizioni nazionali e campagne locali, nulla se ne sarebbe saputo. Non c’è stato un grande stracciarsi di vesti, dall’altra parte dell’emiciclo. Forse un po’ Di Pietro, ma giusto per dovere di ruolo, perché tutto fa gioco per criticare il B.

In ogni caso, non è che le manovre di privatizzazione siano iniziate ieri, e non certo solo con questa maggioranza.

Ma stavolta la dichiarazione appariva troppo pesante da digerire per chiunque, il clamore è andato aumentando,  tanto più che veniva chiesto una sorta di pegno di fedeltà, una adesione ai consorzi  a livello locale. E in tempi brevi, con pressioni conseguenti, per sveltire il processo.

 E’ iniziata la riluttanza, in alcuni casi la ribellione, di Sindaci e Comuni. Anche di centro destra. Ovunque ci fossero persone sensibili, legate al territorio più che alla tessera. Soprattutto di chi, per esempio in comunità dell’entroterra, sente veramente l’abbondanza d’acqua come una preziosa risorsa locale, da non dilapidare o svendere. Chi è arrivato a rifiutare, fino a vedersi commissariare la gestione dell’acqua, chi ha approvato una sorta di documento, non si sa quanto fattivo o simbolico,  che proclamando l’acqua un bene non commerciabile si pone in opposizione e si chiama fuori dal decreto Ronchi. Chi ancora dibatte.

Altrove, invece, purtroppo, si registrano legami stretti di amministrazioni con società miste e ben noti personaggi dell’economia e della finanza, interessati al grande business.

Sempre più spesso – è accaduto anche di recente, a Genova, a Torino, accade ora a Sanremo – manovre, fusioni e accorpamenti di queste società sono seguiti con preoccupazione dai movimenti, come quello di Beppe Grillo,  che arrivano a presenziare ai consigli comunali, a protestare fuori dalle sale, con cartelli e volantini.

C’è poi chi ha già provato tutto ed è già tornato indietro. Fa scalpore il caso di Aprilia, dove, dopo la cessione alla francese Veolia (quella degli inceneritori, finanziatrice di Veronesi), a seguito di servizio scadente e bollette lievitate alle stelle, una vera e propria ribellione di cittadini ha sovvertito l’amministrazione e proclamato un ritorno all’antico. Ma anche una grande città come Parigi ha fatto lo stesso.

Perché , bisogna precisarlo, queste manovre nascono da dettami sovranazionali, non sono ubbie italiane. Solo che al solito i nostri su queste cose sono più lealisti del re, ansiosi di obbedire a tutto ciò che può rendere più povero e squallido il nostro Paese e arricchire i soliti pochi.

Il nostro futuro prossimo, se non ci muoviamo, sarà quello di Aprilia con la Veolia o simili rapaci. Sarà quello della Bolivia, con le ribellioni dei contadini per l’acqua.

Un bene per cui si scateneranno le guerre. Se non lottiamo con sufficiente tenacia, ovunque, per impedirlo, senza dare tutto come ineluttabile, in base alle rassegnate tendenze odierne.

Nichi Vendola ne ha fatto una bandiera delle sue primarie e della sua campagna elettorale. Del resto, le manovre dalemiane contro la sua rielezione vertevano anche sulla grande torta degli Acquedotti Pugliesi, oggetto di frenetica cupidigia da parte di imprenditori “amici” di zona centro.  Vendola  è stato premiato dall’elettorato, e appunto ha ricevuto, unico caso fra i politici, la “benedizione” e l’investitura da Grillo, dato che il suo MoVimento non si presentava in Puglia.

Ma anche organizzazioni cattoliche, personalità come padre Alex Zanotelli, si battono su questi temi, a dimostrazione di quanto sia trasversale la sensibilità in merito, direttamente derivata dalla “sorella acqua” di francescana memoria.

Del resto, neppure nelle epoche storiche più buie si è arrivati al punto di negare l’acqua o di farla pagare. Ci riusciamo noi, oggi. Bei traguardi moderni.

In tutto questo si muove il  Forum dei Movimenti per l’Acqua. Con l’imponente manifestazione a Roma, lo stesso giorno del teatrino berlusconiano “di lotta e di governo”. E si è arrivati ai referendum.

Tre, e decisi. Non solo abrogare il famigerato Ronchi, ma porre le basi per una ripubblicizzazione, per una decisa e fortemente simbolica inversione di tendenza.

Chi aderisce?

Se andate su www.acquabenecomune.org  troverete tutte le informazioni sui quesiti, sulla campagna, i banchetti eccetera, e la pagina degli aderenti:

 

http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_content&view=article&id=47&Itemid=54

 Vedrete che l’elenco è lungo e variegato, ma che i partiti (di sinistra) aderenti a livello nazionale appaiono solo come “sostegno”, non direttamente nel comitato.

Scelta voluta,  per evitare strumentalizzazioni, etichette, appropriazioni indebite.

L’acqua è di tutti e senza colore, anche politico. (Nonché, penso io, testimonianza dell’elevato livello di sfiducia, rifiuto e dell’immagine negativa che si tende ad associare ormai all’idea stessa di partito.)

 

E l’opposizione parlamentare? Il PD, pur manifestando generica “simpatia”, non aderisce. Il referendum è un concetto troppo rischioso, dice, se non si raggiunge il quorum si rischia l’effetto boomerang. Presenterà invece una proposta di legge edulcorata,  in appoggio alla quale conta di far firmare una petizione sua.

Come se con questo Parlamento e questa maggioranza una proposta di legge presentasse meno rischi. Già, il rischio che sia approvata non c’è sicuramente.

Poteva essere il momento e l’occasione buona di superare le divisioni, aggregarsi in nome di una battaglia comune e altamente simbolica, riavvicinarsi alle sinistre e ai loro elettori sfiduciati, mostrare un po’ di innovazione e coraggio.

Ma loro, niente. Si registrano adesioni dell’ UDI, dell’Arci, dell’Anpi, della CGIL, sia pure con qualche distinguo.

Ma loro, niente. Sia perché non ci tengono a essere in secondo piano, sia perché sono proprio allergici a esporsi, sia perché, lo sappiamo, il processo era iniziato sotto Prodi, e certo non può essere Bersani, gran campione di liberalizzazioni, a invertirlo e andare contro a tanti loro stessi intrecci e interessi, e al tanto agognato orticello striminzito dell’UDC.  Alle solite, una opposizione impaniata in una rete.

Quanto all’IDV, Di Pietro aveva già presentato una sua proposta di referendum, accorpata agli altri su nucleare e legittimo impedimento. Ma solo per abrogare la legge Ronchi, non certo per tornare indietro su quanto già avviato. Ha avuto pressioni, richieste, suppliche, da esponenti del suo partito e dei comitati, per aggregarsi al Forum.

Ma lui niente. Ha rifiutato sdegnoso. Anche qui, mania di protagonismo, smania di spendersi subito in popolarità gli eventuali risultati,  e un certo occhio trasversale benevolo verso il privato.

 Tra l’altro, a titolo personale, molti esponenti locali del PD e dell’IDV stanno firmando, offrendo appoggio per i banchetti e la certificazione, perché condividono la battaglia. E sono i benvenuti, dice il comitato organizzatore.

 Abbiamo iniziato la raccolta il 24 Aprile e nei primi due giorni si sono già ottenute più di centomila firme, diecimila nella zona di Roma, più di quattromila nel savonese, un vero primato, citato persino dal Manifesto. Nell’indifferenza scontata, peraltro, dei media. Solo ora iniziano a parlarne i soliti pochi.

Firmano persone di ogni età e provenienza personale e politica, soprattutto i meno giovani sentono moltissimo questo tema. Ma non solo loro.

 Ecco, dunque, a voi, signore e signori, il nostro crogiolo Italia: sfiducia nei partiti, centrodestra incrollabile e ben provvisto di faccia tosta nelle sue nefandezze, centro sinistra che a volte pare differenziarsene solo nell’ipocrisia (il PD meno elle), diviso su tutto, debole, incerto, privo di identità e impastoiato da troppi legami, anche economici, anche con i cosiddetti avversari, che persiste ostinatamente nell’isolare le sinistre. Vertici dei maggiori partiti distantissimi dalla base, un vero e proprio scollamento fra istituzioni locali e nazionali.

Un baratro fra cittadini e istituzioni, astensionismo e indifferenza alle stelle, sbando, mancanza di obiettivi e programmi, di cultura condivisa, di prospettive e speranze.

Ma in mezzo a tutto questo, in mezzo ai tanti rassegnati, apatici o tetramente qualunquisti (ecco perché dicevo: nel bene e nel male) si sta formando un coagulo, un embrione che cresce di giorno in giorno, di cittadini che non ci stanno, che vogliono ricuperare la loro dignità prima ancora che il loro futuro, che viene di conseguenza e che è tutto da costruire.

Cittadini che si attivano, che lottano, che informano, che diffondono nuova conoscenza, che manifestano, che agiscono civilmente, che fanno rete.

E cittadini che, sia pure non così attivi, riluttanti a impegnarsi in prima persona e semplici osservatori, tuttavia non hanno ancora lasciato morire, inaridire l’anima, come si vorrebbe dalle parti del potere, e non si sono svenduti.

Che a ogni rara occasione autenticamente democratica, e percepita come tale, a ogni tema che sentono importante, cercano le informazioni anche se i media boicottano, si fanno vivi, si mettono pazientemente in fila, esprimono ancora la loro volontà, firmano.

 Ma soprattutto, cosa più importante e fondamentale, tutto questo avviene con un sorriso.

Non c’è seme migliore da gettare.

 Milena Debenedetti  

Il mio ultimo romanzo  I Maghi degli Elementi

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