Quarto potere

Considerazioni sul “quarto potere” che si vorrebbe sempre più depotenziare

NELLA CAMERA OSCURA DEI POTERI FORTI

Considerazioni sul “quarto potere” che si vorrebbe sempre più depotenziare

NELLA CAMERA OSCURA DEI POTERI FORTI

Se un comune cittadino volesse sapere chi comanda veramente in questo nostro strano Paese che i Greci chiamavano Esperia (terra della sera) e anche Enotria (terra del vino), a chi dovrebbe rivolgersi? Forse è meglio dire prima a chi non dovrebbe rivolgersi. Per esempio non avrebbe senso chiederlo al Presidente della Repubblica: ha chiarito più volte i limiti costituzionali dei suoi poteri, inutile insistere nel chiedergli di non firmare questo o quel decreto, questa o quella legge.

Allora lo chiederà a un rappresentante della Nazione che siede in Parlamento? Non potrà che rispondere se non che gli compete il potere legislativo, ma che, qualora non appartenesse alla maggioranza, potrebbe solo esprimere il suo dissenso con un voto contrario, e poi adeguarsi. Lo chiederà quindi al Governo della Repubblica?

Al Governo compete il potere esecutivo e amministrativo, ma sempre in modo conforme alle leggi vigenti e con la fiducia del Parlamento. Non per niente qualcuno si lamenta per i troppi impedimenti e contrappesi all’azione governativa, che, se vuol essere efficace e tempestiva (naturalmente al servizio della collettività), ha bisogno di allargare i suoi poteri e non essere impacciata da troppi controlli. E chi controlla l’esecutivo? A norma dell’attuale Costituzione non ancora abrogata organismi giurisdizionali come il Consiglio di Stato, la Corte dei Conti e la Consulta, che giudica sulla “legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni” (Art. 134). Accanto e, abbiamo visto, in certi casi al di sopra del potere legislativo e dell’esecutivo, abbiamo il potere giurisdizionale esercitato dalla magistratura, che è tenuta ad amministrare la giustizia “in nome del popolo”. Se il nostro comune cittadino chiedesse dunque a un magistrato a quale potere deve obbedire, la risposta è (o dovrebbe essere) obbligata: devo obbedire soltanto alla legge. Abbiamo così passato in rassegna tutti i centri di potere che agiscono, orientano e regolamentano la nostra vita individuale e sociale? Non proprio: nella nostra vita individuale e sociale agiscono, oltre ai poteri pubblici, anche poteri per così dire “privati”, non sempre ben definiti e definibili ma che ci condizionano, se possibile, ancora più intimamente del potere politico o giudiziario. Penso al potere (per la verità anche pubblico) della religione cattolica, e anche al potere fascinoso – qualcuno direbbe all’odore – dei soldi. Lasciamo ora da parte tutto il discorso sul potere esercitato subdolamente dai “persuasori occulti” della pubblicità commerciale, e veniamo al tema di attualità, cioè al conflitto tra l’esecutivo e il “quarto potere” rappresentato dalla libera stampa.

Libera stampa? Esiste una libera stampa in Italia, cioè non condizionata da qualche potere forte o debole che sia? La domanda suona quanto mai ingenua: lo dice anche autorevolmente lo smagatissimo direttore del Foglio: “ciò che esiste è la concorrenza e la lotta tra editori, tra gruppi di influenza e di potere trasversali alla politica e all’editoria, come all’economia e alla finanza, e solo questo è libertà di stampa….”. Libera stampa in libero mercato, dunque? Non proprio, dal momento che il Presidente del Consiglio dei ministri è anche proprietario di giornali, case editrici e televisioni commerciali (fenomeno unico nelle democrazie occidentali), ed esercita uno stretto controllo sulla televisione di Stato tramite il Cda della Rai, e i direttori del Tg1 e del Tg2. Questo il direttore del Foglio lo sa ma chissà perché non lo dice, e anzi intitola il suo editoriale “La grande guerra contro il bavaglio è solo fuffa per lettori gonzi”. Eh sì, la situazione dei media in Italia è leggermente anomala; come può essere credibile un giornalista filogovernativo? Ma, si potrebbe obiettare, perché negare a priori credibilità a un professionista in base alle sue simpatie o antipatie politiche? Giusto, vediamo allora cosa scrive Ferrara: “Sembra che il diritto di informare e di essere informati connetta in un abbraccio illibato e sponsale giornalisti e lettori, in un rapporto da servo a padrone che è la più colossale mistificazione mai immaginata dalla cultura liberale di mercato per proteggersi dalle sue ovvie contraddizioni. Il rapporto è invece carnale, peccaminoso. I giornali vogliono conquistare i lettori, dunque anche un po’ fregarli, e si servono di ogni seduzione tabloid, specie in Italia dove manca la distinzione fra popolari e d’elite, per agganciarli , meglio dire adescarli, e trombarli uno a uno.” (14/06) Elegante, non vi pare? D’altronde ognuno ha il suo stile; ma veniamo al sodo: i giornali? Tutti o alcuni? E tra questi, quali? Ferrara ha di mira La Repubblica e l’Espresso e il loro editore Carlo De Benedetti per le loro campagne a colpi di gossip contro il Cavaliere. Prendiamo dunque una firma prestigiosa della Repubblica (Alexander Stille) e leggiamo: “Nonostante le trattative, il Senato ha approvato la legge sulle intercettazioni lasciandone intatto l’impianto, che è la criminalizzazione – con sanzioni severissime – di chi pubblica intercettazioni prima della celebrazione di un processo. L’argomentazione principale a favore di queste norme è più o meno questa: ‘Si immagina il povero cittadino che si vede sbattuto in prima pagina – con sue frasi fuori contesto – e poi magari prosciolto perché il fatto non sussiste?’, mi disse una volta Niccolò Ghedini, avvocato di Silvio Berlusconi e uno dei promotori della legge. In primo luogo, in tutti gli anni che ho girato l’Italia non ho mai sentito dire da un cittadino normale: ‘Quello che ci vuole in questo Paese è una bella legge sulle intercettazioni telefoniche perché sono stufo di vedermi sbattuto in prima pagina per reati che non ho commesso!’. Da cittadini normali ho sentito invece esprimere migliaia di volte il desiderio di essere liberi da un sistema soffocante di corruzione, clientela, favoritismi e crimine organizzato che rappresenta una minaccia seria allo sviluppo dell’Italia e ai diritti più elementari dei suoi cittadini.” (11/06). Ha ragione il direttore del Foglio: questa è fuffa, esca per lettori gonzi, che abbondano e abboccano. Ci vuol altro che qualche intercettazione per liberare l’Italia dai gonzi che gli credono.

Fulvio Sguerso

 

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