Quando l’Europa: ti dice «amico» è per fregarti meglio

Quando l’Europa:
ti dice «amico» è per fregarti meglio

Quando l’Europa: ti dice «amico» è per fregarti meglio

Il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte è tornato a Roma sprizzando ottimismo e quasi felicità dopo avere cenato a Bruxelles con il numero uno della commissione europea, Jean Claude Junker. Non ho dubbi che il protocollo e la cortesia istituzionale siano stati dei più avvolgenti e impeccabili, e magari anche il menù della cena dei più soddisfacenti. Si capiva già la sera prima quanto Conte – che non è proprio un habitué di incontri di questo tipo gongolasse davanti a un sorridente Junker e ai flash dei fotografi prima di attovagliarsi in privato: «Siamo grandi amici noi due», spiegava e il lussemburghese annuiva sorridendo.

 


 

Immagino che fra un brindisi e l’altro dopo l’ammazzacaffè, Junker a fine cena fosse ancora più gioioso e portato a gran pacche sulle spalle del premier italiano.  Ma dubito assai che sia cambiata anche solo una virgola del braccio di ferro fra Italia e Commissione europea, anche perché il contenuto di quello scontro posa su meno convenevoli e coriacei interessi di parte, che non si possono diluire nella brocca di un pur magnifico vino. Se mai Conte avesse provato a sfogliare a tavola di fronte all’interlocutore quel dossier mostrato ieri ai giornalisti italiani sulle cose «rivoluzionarie» fatte dal suo governo, possibile pure che un Junker sonnecchiante abbia fermato il calo della palpebra con qualche “Oh” di meraviglia.

Ma la storia di questi anni ha già dimostrato quanto sia letale e falso ogni complimento di cortesia fatto dai notabili della vecchia Europa. Un minuto dopo bisognerebbe munirsi di scudo a proteggersi davanti e dietro, perché la coltellata è pronta ad arrivare. Ne sanno qualcosa anche i premier precedenti non meno ingenui di Conte in questo. Da Mario Monti ad Enrico Letta, da Matteo Renzi a Paolo Gentiloni tutti sono inevitabilmente passati dall’incontro a quattr’occhi con l’affabilissima cancelliera Angela Merkel. Come bimbetti davanti alla arcigna maestra si sono messi a snocciolare una dopo le riforme in cantiere e hanno avuto l’impressione di avere passato felicemente l’esame.

IMPRESSIONANTE

“L’accento tedesco è un po’ duro, ma la signora Merkel conosce la buona creanza, e ad ognuno di loro puntualmente ripeteva sbattendo gli occhi: «Impressionante!». Era come una parola d’ordine: gli italiani che sono un po’ scemotti gonfiavano subito il petto inorgogliti, comunicavano alla stampa embedded la promozione a pieni voti, abbassavano le difese e nel giro di qualche ora venivano travolti da mercati, agenzie di rating e sciabolate dei commissari europei.

 


 

Conte non avrà cambiato uno iota nell’atteggiamento sostanzialmente ostile della Ue verso la manovra italiana, e ormai non c’è più gorgheggio possibile per farli fessi. Lo scontro c’è e continuerà, e si giocherà solo sul fattore tempo e sulle incertezze giuridiche di una procedura – quella contro l’Italia per debito eccessivo – che non ha precedenti. Fino ad oggi le procedure sono state aperte sempre e solo per lo sfondamento da parte di un paese del tetto del 3% al rapporto deficit/Pil previsto dal trattato di Maastricht, e mai per il debito eccessivo (superiore al tetto previsto del 60% del Pil). Più della metà dei paesi dell’euro oggi sono in aperta violazione della regola del debito, ed è un particolare che certo fa emergere un accanimento poco spiegabile contro l’Italia, tanto più che alcuni di questi sono pure in violazione della regola del deficit.

Le procedure che abbiamo conosciuto fin qui hanno avuto tempi elefantiaci per dipanarsi, spesso senza mai arrivare a una sanzione definitiva e reale. Così era accaduto all’Italia fra il 2009 e il 2013, e più o meno nella stessa epoca era durata 5 anni quel- la nei confronti del Belgio. Sempre con ammonizioni, documenti, verifiche, controlli, altre tiratine di orecchio e mai multe salate vere e proprie. Si capisce anche perché: se dai a un paese una multa di 0,3-0,5 punti del Pil perché fa troppo deficit, facendogliela pagare lo fai andare anche più in deficit. Lo stesso sul debito: il risultato sarebbe l’opposto di quel che vuoi ottenere. Questa anomalia politica e giuridica unita al fattore tempo (la commissione Ue ha davanti a sé pochi mesi di vita) potrebbe essere utile all’Italia assai più delle cene di Conte. Per risolvere la prima bisognerebbe mettere nei guai anche altri paesi in aperta violazione delle regole (Francia, Spagna e Portogallo compresi), creando in questo modo alleati naturali nella disavventura. Mentre sul fattore tempo l’assenza di precedenti sul debito potrebbe essere invece un guaio: vero che restano pochi mesi, ma proprio per quello Junker e compagni possono pigiare sull’acceleratore senza dovere fare i conti con procedure simili. In ogni caso non se ne uscirà con quelle pericolosissime pacche sulle spalle.

 

FRANCO BECHIS Libero

 

 

 

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