“il Negrin” Gli statuti di Celle 1414

Da A’ CIVETTA Periodico di Celle Ligure
‘IL NEGRIN’ GLI STATUTI DI CELLE 1414

‘IL NEGRIN’ GLI STATUTI DI CELLE 1414

 

Primo manoscritto 1791, 11 maggio. Estratto d’ordine dell’illustrissimo Magistrato della Comunità da consimile libro autentico volgarmente chiamato Negrino, scritto pergamena,esistente nella cancelleria del prefato Magistrato, e ritirato d’ordine del medesimo dalla Magnifica Comunità di Celle, quel libro non solo è al presente senza copia, ma mancante di qualche carta, e in molti luoghi i caratteri sono affatto logori, motivo per cui nel presente talvolta trovansi dei puntini. In carte centoquarantanove, compresa la presente. E salvo Agostino Ratto, cancelliere.  (Non si hanno, al momento, notizie su possibile ascendenza con il nostro redattore).

(Leone Fontana ‘Bibliografia degli Statuti dei Comuni dell’Italia superiore’, Milano-Torino-Roma 1907).    

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“Copia degli Statuti di Celle detta ‘il Negrino’ dal colore della copertina del codice, è gelosamente custodita in Municipio, come simbolo della secolare storia di questa Comunità e dello spirito di indipendenza e di libertà dei suoi uomini”.

 (Dalla prefazione di Carlo Russo all’edizione in latino a cura di Maddalena Cerisola, Bordighera 1971).  

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La traduzione della pagina iniziale, l’originale riprodotto in alto, è opera di Anna Paola Castagno, edizione del 1983, come anticipato nel numero precedente per il Capitolo sui pescatori. L’iniziativa del Comune era stata quella di consentire ai Cellesi desiderosi di “conoscere quella parte di storia, di cultura, di costumi, di tradizioni, insomma del modo di vivere in genere, quel momento di autodeterminazione che era stato dei loro avi e che l’idioma diverso rendeva  intrasmissibile…Testo rimasto per molto tempo, forse troppo, patrimonio intellettuale di quei pochi Cellesi colti che potevano comprendere e apprezzare il contenuto, nella lingua latina  e per di più medioevale, mentre per la stragrande maggioranza il ‘Negrino’ rappresentava un non ben definito aspetto del passato, quasi mitico e arcano, che suscitava fantasie e destava curiosità”.

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Ora l’iniziativa de ‘a Civetta’ di far conoscere più direttamente i nostri Statuti, per trasferire ai Cellesi di oggi quello che il testo originale imponeva ai Cellesi di allora, per riconoscersi in tanti aspetti sociali, istituzionali e di vita quotidiana.

 

STATUTA COMMUNIS CELLARUM

In nomine Domini, amen, 1414

(L’anno non c’è, come si può vedere nel testo originale.)

 

 

“In nome del Signore, Amen. Ad onore suo e della Beatissima Vergine Madre Maria, di tutti i beati Angeli e Arcangeli, di tutti gli Apostoli e di tutti gli altri Santi e Sante e di tutta la celeste assemblea, i cui nomi sempre sono invocati e sempre si debbono portare nella mente e nel cuore, a loro esaltazione e per grazia e beneplacido del magnifico Signore Giovanni Lomengie, sostituto del Re e Governatore di Genova, per mandato del nostro serenissimo Re dei francesi in rispetto dello stesso signor Governatore e del Comune di Genova e del Consiglio dei sapienti anziani, ad onore del nobile signore Val(l)arano Spinola, onorabile Podestà dei luoghi di Varazze, Celle ed Albisola ed anche per evidente utilità del Comune e della Comunità degli uomini e delle persone che abitano o dimorano nella “villa” nel territorio e distretto di Celle e a loro beneficio.

 

I saggi e rispettosi uomini Nicolò Gambeta (Appaiono cognomi tutt’ora presenti, in forma più corrente) e Francesco da Prato, al posto di detto Nicolò, Manuel Mordilla (Moldelia), Antonio Barisano Giovanni F(B)resciano, Pietro Ba(r)dino, Giovanni di Bosio, Antonio Rebaliato e Pietro Cassola, tutti di Celle, sono gli otto redattori dello Statuto, emendatori correttori dei capitoli della citata “villa” di Celle e designatori e nominarti dal Consiglio Generale della stessa “villa” per rifare nuovamente i Capitoli e per cancellare, correggere ed emendare tutti i Capitoli della “villa stessa” ed infine provvedere nuovamente alla loro stesura singola ed unitaria, secondo quanto sarà sembrato loro opportuno e secondo quanto appare nel documento riguardante l’elezione degli stessi otto Ufficiali e Redattori dello Statuto, la loro attività e il loro potere; documento (‘instrumento’) steso per mano del notaio Battista Garante.

Nel documento medesimo si afferma che gli ufficiali stessi, restanti in carica al massimo per 2 anni e 9 mesi, risiedono nel luogo citato ed esercitano la loro carica su mandato dei due uomini saggi, Percivale Barisario (Barisano), notaio, e Antonio di  Bosio, Vicari e preposti a rendere giustizia nel luogo di Celle in vece del citato Signor Podestà, con l’autorità ed potere loro attribuiti e concessi dal Consiglio Generale sopra nominato e da coloro i cui nomi sono contenuti, uno per  uno, nel citato documento notarile di elezione e designazione. Dopo aver visto ed esaminato tutti quanti i capitoli e tutte quelle parti sulle quali sembrò opportuno redigere nuovi capitoli e normative, dopo aver discusso tra di loro ed essere giunti a deliberazione comune per la via giuridica che meglio si potesse, secondo l’autorità loro meglio attribuita dalla normativa tradizionale di detto Comune, ordinarono, stabilirono e definirono tale Statuto da osservarsi da allora in poi in tutto e per tutto, come più sotto si dice, a cominciare dal primo capitolo”.

Continua.

 

Avvertenza della traduttrice.

Dal cambio di carattere in corsivo, la traduzione non è “necessariamente letterale” poiché “bisogna presentare un testo fedele nei contenuti e contemporaneamente che i Lettori riescano agevolmente a comprendere”. Fatto ormai acquisito nel linguaggio moderno.

  
  

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E’ in edicola il NUMERO 36

 

 

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