PRONTO CASA CANCELLIERI? SONO LIGRESTI

PRONTO CASA CANCELLIERI?
SONO LIGRESTI
 

PRONTO CASA CANCELLIERI? SONO LIGRESTI

“Pronto casa Cancellieri?, sono Ligresti”

Questo potrebbe essere l’incipit dell’ennesima storia Italiana, dove un potente grazie alle sue aderenze riesce a ottenere un “trattamento particolare”; in questo caso sembrerebbe non essere accaduto nulla di illegale, l’interessamento della signora Cancellieri per il caso della signora Ligresti parrebbe assolutamente conforme ai poteri della carica che essa, la Cancellieri, ricopre, ciò nonostante il tutto lascia in bocca un sapore agrodolce. In un paese dove la giustizia è tra le più lente finisce con l’apparire anomalo un così pronto intervento da parte di una delle massime cariche dello stato, facendo sorgere la domanda: se il destinatario della misura di grazia non fosse appartenuto a una delle famiglie più importanti d’Italia i riflessi delle Istituzioni sarebbero stati altrettanto pronti?


La Famiglia Ligresti

Conoscendo la nostra storia patria si è ampiamente giustificati a pensar male, a giudicare senza appello, senza sapere se effettivamente quello che si è compiuto sia stato un atto dovuto, come molti che accadono senza fare notizia, o piuttosto rappresenti l’ennesimo strappo alle regole accordato a chi ha potere e influenza.

Vedremo come si evolverà la faccenda e quali verità verranno a galla nelle prossime settimane.

Purtroppo nel nostro paese molte sono state le occasioni in cui si sono applicati differenti metri per misure e giudicare fatti simili ma commessi da persone con differente “carisma”.


Il Ministro Cancellieri

Un esempio su tutti, qualche mese fa un altissima carica istituzionale, il vice presidente del Senato, diede della scimmia all’attuale Ministro per L’integrazione Kyenge; la apostrofò in quel modo non perchè fosse stupida o piuttosto pelosa (cosa che sarebbe stata pur sempre grave), bensì usò quella parola in quanto il suddetto ministro date le origini africane ha la pelle nera.

Sconcertante la gravità della cosa e l’imbarazzo a livello internazionale che ciò ci ha procurato; una carica dello stato che inveisce con una dialettica da stadio verso un altro ruolo di primo piano delle Istituzioni.

Cosa è accaduto in seguito a un fatto di questa portata? Nulla, la signora Kyenge non ha neppure esposto querela per ingiurie nei confronti del collega cafone.

Ci si domanda legittimamente: e se fossi stato io a dire una cosa simile, se mi fossi intrufolato tra il pubblico di Uomini e Donne, avessi chiesto il microfono per fare un commento sulle boiate che accadono in quella trasmissione e invece avessi urlato a tutto il pubblico del pomeriggio quello stesso insulto, cosa mi sarebbe accaduto? Senza dubbio mi sarei “beccato” un paio di querele, una da Mediaset e l’altra dal Ministro per diffamazione e di certo sarei stato querelato, sia da Mediaset che dal Ministro, e mi sarei buscato una salata multa.


Calderoli e il Ministro  Kyenge

Ben altro trattamento viene riservato, ad esempio, a chi frequenta gli stadi, in quell’ambito è in vigore la tolleranza zero; basta dire una volta sola a un miliardario strafottente in calzoncini che dato che ha la pelle nera assomiglia a una scimmia per fare squalificare la curva e beccarsi un bel daspo (il divieto di accesso allo stadio).

Con questo non si vuol certo dire che siano giusti o giustificabili i cori razzisti delle curve, sia che si riferiscano al colore della pelle, che alle preferenze sessuali o a qualsiasi caratteristica o scelta di un individuo; si vuole invece sottolineare come le risposte dello Stato in casi come questi possano essere molteplici, in virtù di chi ne è obiettivo.

Il mondo del tifo organizzato è luogo di competizione, luogo in cui tradizionalmente la rivalità assume tratti forti, come accade anche in altri ambiti simili, pensate alle contrade del Palio di Siena ad esempio; l’aula del Senato della Repubblica dovrebbe essere invece la sede del confronto, della rivalità e dello scontro ma sempre col rispetto per l’Istituzione che chi siede su quegli scranni rappresenta, per questo giudico infinitamente più grave l’insulto di Calderoli alla Kyenge, rispetto a un coro su Balotelli.

Ciò nonostante si condanna, giustamente, con forza il coro nello stadio ma si lascia bonariamente correre, quasi si ignora, il gesto cafone e ingiurioso per l’Istituzione del senatore Calderoli; inseguito a fatti di questo tipo, come dicevo, si è ampiamente giustificati a dubitare dell’operato dei politici e dei potenti, e di farlo due volte quando le due categorie, politici e potenti, interagiscono tra loro.

Faccio fatica a immaginare quali argomenti potrò usare con mio figlio per spiegargli che la fiducia e il rispetto nell’Istituzione non va persa neanche di fronte a palesi ma impalpabili ingiustizie.

Andrea Guido

 

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