Progetto Savona

PROGETTO SAVONA
Confusione e stordimento della classe politica savonese.

   PROGETTO SAVONA

Confusione e stordimento della classe politica savonese

Col passare dei giorni nel comune di Savona, sempre più evidenti appaiono problemi d’instabilità amministrativa, di confusione e stordimento della classe politica, impegnata ad affrontare problemi elettorali che hanno finito per compromettere anche alcune importanti decisioni legate al governo della città.

E’ chiaro che servono urgentemente, in questo deprimente scenario, menti lungimiranti che capiscano cosa sia veramente la politica di una città e che siano in grado di voltare pagina.

Non è certo compito di un blogger o opinionista che dir si voglia, promuovere questa o quella campagna elettorale, questa o quella lista, questo o quel candidato, ma diventa impossibile non fare una riflessione su una situazione che rasenta il paradosso e l’inqualificabile inadeguatezza politica degli amministratori di questa città.


Le pianificazioni urbane della città.

Una cosa è certa: la crisi finanziaria ha tolto sicuramente attrattive alle ideologie neo-liberiste che spesso hanno animato le pianificazioni urbane anche e soprattutto a Savona e se ciò sembra essere la causa delle incertezze degli orientamenti politici di molti esponenti che sembrano confondersi, sovrapporsi, clonarsi nelle decisioni (chi sa più dire quale siano stati gli orientamenti della sinistra e della destra savonese?), non hanno visto un cambiamento decisionale concreto sulla pianificazione di quello che la città avrebbero dovuto, di conseguenza, diventare.

La chiusura delle fabbriche e la crisi economica che, di fatto, hanno dovuto sostenere le famiglie, si sono tradotte, inspiegabilmente, nella sregolata costruzione di edifici residenziali, di appartamenti di lusso e di ambiziosi centri commerciali, in progetti di ulteriore cementificazione e  porticcioli,  dando prova della scarsa chiarezza di idee sul governo del territorio che attraversa un periodo di disorientamento, impedendo di contribuire utilmente alla conversione sociale e rispondere efficacemente ai bisogni collettivi dei cittadini.


Se parliamo di nuovo progetto della città.

Se parliamo di nuovo progetto della città bisogna, infatti, partire da una pur difficile, revisione del sistema attuale di pianificazione e da una diversa definizione di città.

Savona deve diventare una città che si riappropri dei suoi spazi, delle nuove strutture e infrastrutture utili alla vita dell’insediamento urbano, nella definizione di quella che la società savonese vorrà diventare.

La città di Savona che conosciamo è in parte il risultato delle intenzioni di un vecchio e superato progetto politico, il risultato di una sedimentazione trasformata nel tempo, prodotta da quello che Savona era e non è più.

Non è detto sia un aspetto da contrastare necessariamente, e non me ne voglia il ministro Del Rio, non si deve avere paura di essere classificati “nani” se gli obiettivi non saranno quelli di una falsa e irraggiungibile crescita legata quasi esclusivamente al profitto dei mercati immobiliari e alla realizzazione di grandi opere.

E’ invece necessario svincolarsi dal concetto di pianificazione tecnica se si vuole parlare di “nuovo progetto della città” che deve promuovere nuove visioni politiche del governo del territorio e chi meglio di un architetto può dirlo.

E’ necessario un progetto politico, ben lontano da programmi elettorali costituiti da elenchi del “fare” o provvidenziali buoni propositi vuoti di reali contenuti, un progetto che produca effetti che incidano in modo efficace sulla qualità della vita, sui modi di abitare il territorio, su dove e come i cittadini risiedono, lavorano, vivono.


Scarsamente credibili “i nuovi progetti e programmi” a nome di esponenti della classe politica, soprattutto del PD, che ha amministrato la città per decenni e che non ha dato prova di esserne particolarmente capace.

 E’ importante che chi si propone al governo della città per i prossimi cinque anni, abbia la convinzione  che la pianificazione  debba diventare lo strumento di governo del territorio per il controllo dello spazio ai fini dell’utilità sociale e che non debba avere solo effetti funzionali, economici, fisici ed estetici ma l’effetto principale sarà meramente politico e comporterà il ridisegno della cittadinanza di coloro che vivono e vivranno Savona.

Mobilità sostenibile, rifiuti ed energia.

Alcuni aspetti avranno la necessità di interagire a livello regionale, come quelli legati alla mobilità sostenibile o alla politica dei rifiuti se non quella del sistema energetico e non più in un puro apparato retorico nella mera produzione di piani senza particolare rilievo pratico, ma in azioni di politica reale.

L’incapacità di chi, da decenni, ha amministrato Savona e Provincia ha favorito particolari circostanze che sono state alla base di scontri insanabili, con l’opinione pubblica divisa o con la netta percezione di sentirsi  raggirata, e gli esempi sono stati tanti, troppi: dalla cementificazione della Margonara e del Crescent al deposito di bitume, dalla vicenda Tirreno Power al porto elettrico. Talvolta la percezione è stata quella di credere possibile che la classe politica, in accordo con altre realtà del territorio (Autorità Portuale un esempio su tutte), avessero l’intenzione di nascondere questioni importanti per il futuro della città, manipolando l’opinione pubblica e tenendola  all’oscuro dei processi decisionali in corso per metterla di fronte ad un fatto compiuto.

Se il confine tra città e società è alquanto permeabile e le due realtà tendono a sovrapporsi e a confondersi, che tipo di società ha prodotto questo modo di amministrare Savona, di fare politica?

Se la percezione chiara è quella dell’inconsapevolezza di ciò che è stato perpetrato, prova ne sono le dichiarazioni di quei politici che hanno caratterizzato gli anni di Governo della città, e non solo assessori e consiglieri, è chiaro che è forse giunto il tempo che molti di loro tornino a casa a fare dell’altro.


Margonara

Al limite della puerilità, la decisione dell’amministrazione di Savona di rimandare il caso Margonara a dopo le elezioni, alla luce delle ricadute che potrebbe avere su una campagna elettorale (qualche voto nei comitati fa sempre comodo). Considerato che l’assessore all’urbanistica Di Tullio sembra proporsi nuovamente come candidato, non avrebbe avuto un ottima occasione per dimostrare a tutti che futuro avrebbe l’”operazione Margonara” nel suo nuovo, tanto decantato, nuovo progetto di città?

Non prendere posizione è proprio quello di cui una città non ha bisogno, considerato il fatto che si trova in questa situazione proprio per l’incapacità del Comune di gestire una simile operazione e che saranno ancora i cittadini a pagare.

Aurelia bis e porto elettrico.

Indefinibile l’incapacità di condizionare l’impatto dell’Aurelia Bis in una nuova viabilità che giornalmente caratterizza in modo inqualificabile l’Aurelia dalle Albissole, eppure le proposte da comitati di cittadini illuminati ci sono state.

Scarsamente credibile il Sindaco uscente quando promette, solo in tempi sospetti, dopo dieci anni di governo, un nuovo fronte «ambientale» della città come progetto pilota a livello nazionale, cavalcando l’esigenza di abbattimento delle emissioni dello scalo crociere. (altro comitato come bacino di voti).

Un nuovo vero fronte ambientale e la riqualificazione energetica degli edifici.


 

Un nuovo fronte ambientale per Savona potrebbe veramente aprirsi nel partecipare in modo concreto al progetto Liguria a zero emissioni di Wwf-Enea: con sviluppo green e low carbon che potrebbe portare oltre 4.500 posti di lavoro in Liguria, per un modello di sviluppo nearly zero emissions.

Un nuovo fronte potrebbe aprirsi con la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati e forse, in questo modo, anche le scuole non sarebbero più oggetto di campagna elettorale per la chiusura o meno del sabato alle lezioni. Il risparmio energetico degli edifici riqualificati libererebbe tutti da condizionamenti e imposizioni.

Ma deve essere la città di Savona a imporre un cambiamento vero di direzione e di classe politica, una città in cerca di una nuova aggregazione sociale, culturale ed economica con politiche di sviluppo sostenibile, prodotte da sensibilità che dimostrano urgenze di  politiche settoriali che si occupino di marginalità sociale, il bisogno di sicurezza, di qualità culturale, di lotta alla disoccupazione, all’inquinamento, alla congestione urbana, al degrado delle periferie per una nuova vivibilità urbana.


Se in molte città nascono programmi che prevedono la sostituzione di tradizionali mezzi di trasporto

pubblici urbani con veicoli ad energia pulita, a Savona sarà anche necessario rivedere completamente la mobilità pubblica, privata, pedonale e ciclabile, ma in modo serio e convinto in modo da premiare i cittadini dai comportamenti ecosostenibili.

Acts e Tpl

Invece la gestione a dir poco discutibile e fallimentare dell’Acts e Tpl, ha aperto l’ennesima discussione sulle evidenti difficoltà del trasporto pubblico locale col presidente Strinati, ennesima poltrona di partito, che annuncia che all’azienda mancano un milione 759 mila euro con rischio default e propone la solita ricetta all’italiana, anzi alla ligure: Il taglio del servizio, l’esternalizzazione del servizio a privati oppure che contribuiscano i Comuni nella gestione del servizio, cioè che paghino i cittadini un servizio inefficiente peraltro  già pagato da loro .

 Altro che progetti di mobilità sostenibile in grado di diminuire gli impatti ambientali sociali ed economici generati dai veicoli privati in termini di: inquinamento atmosferico e acustico, congestione stradale urbana e extra urbana, incidentalità, il degrado delle aree urbane occupate dagli autoveicoli a scapito dei pedoni e il consumo di territorio per la realizzazione di strade, parcheggi e altre infrastrutture.

Savona non è certo virtuosa, non èTallinn – capitale dell’Estonia di 440.000 abitanti con tutti  i mezzi pubblici gratuiti e i parcheggi a 5 euro l’ora, ma la situazione insopportabile delle strade di accesso alla città e nella città, aggravata da mezzi di trasporto pesanti e dai bus crociere, deve necessariamente andare in questa direzione.


L’ amministrazione è la principale responsabile della mancata promozione e dell’organizzazione della mobilità sostenibile; non ha promosso interventi finalizzati a ridurre la presenza degli autoveicoli privati negli spazi urbani per favorire la mobilità alternativa, quella pedonale per favorire l’accessibilità e la fruizione degli spazi pubblici, con la redazione di pediplan, con interventi di eliminazione delle barriere architettoniche in tutti i percorsi, con la realizzazione dei percorsi sicuri casa-scuola e  pedibus. Non ha realmente favorito neanche quella ciclabile con piste parziali e inutilizzabili o quella del trasporto pubblico con scarse corsie riservate e vie preferenziali e mancati sistemi di integrazione tariffaria.

Anche a Savona invece si deve rendere l’auto, per chi circola in città e chi vi arriva dai paesi vicini, l’ultima delle soluzioni possibili. 

Ogni giorno transitano sull’Aurelia per Savona un numero di auto eccessivo e spesso guidate da una sola persona, per questo è indispensabile una strategia che crei una nuova mentalità che porti benefici per la qualità dell’aria e per la vivibilità della città stessa.

Il nuovo progetto per Savona sarà una nuova idea di cittadinanza come finalità e standard delle azioni di pianificazione in un processo sociale che costituirà un insieme di pratiche, un’esperienza e un’attività di cittadini impegnati, che agiscono per ridisegnare diritti e doveri: dalla raccolta dei rifiuti, alla mobilità, dall’esigenza di riqualificare invece che cementificare, di pensare a nuove fonti energetiche come sviluppo e crescita e formazione tecnologica.

Non è utopia, in molte città è consolidata realtà quotidiana, ma se i dubbi dei savonesi fossero supportati dalla difficile applicazione di progetti come questi, allora c’è solo da augurarsi una lista con a capo un visionario.

ANTONIA BRIUGLIA

 

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