Progetto A.A.C.Cessible culture, la cultura e i musei a portata di tutti grazie alla Comunicazione Alternativa Aumentativa

Cos’è e a cosa serve la Comunicazione Alternativa Aumentativa (CAA, in inglese AAC)? Si tratta di un linguaggio potenzialmente universale che permette di esprimere in simboli quanto normalmente viene comunicato attraverso la parola scritta o il suono. È stato presentato a Palazzo Tursi il Progetto europeo A.A.C.Cessible culture: Museums for everyone developing the Alternative Augmentative Communication tools (AAC), che ha lo scopo di consentire la fruizione del patrimonio museale a giovani con deficit comunicativi e dell’apprendimento, inclusi i minori di recente immigrazione, e far loro vivere appieno la dimensione culturale grazie a tecniche, strategie, tecnologie, conoscenze e simboli proprie dell’AAC. Capofila del progetto, che coinvolge 7 partner da 6 paesi europei (Italia, Grecia, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna), è la Cooperativa Solidarietà e Lavoro, impresa sociale che dal 1989 opera in ambito culturale e turistico a Genova e nel Nord Italia.

Il Comune di Genova ha concesso il proprio patrocinio. L’innovazione principale è costruire un modello espressamente dedicato a questi bambini, favorendo il loro sviluppo e l’autonomia, potenziando le dimensioni emozionali, relazionali e culturali che l’arte riesce ad infondere. Verranno creati codici e strumenti comunicativi originali in AAC; realizzati percorsi culturali reali e virtuali, digitalizzati, per la fruizione anche a distanza; creato un profilo di competenze per il settore culturale (il facilitatore), capace di progettare percorsi di fruizione adattati e di interagire col mondo della scuola o dell’associazionismo. Il kick off operativo del progetto, che ha la durata di 24 mesi e coinvolgerà soggetti con competenze diverse e complementari alla realizzazione degli obiettivi di AAC, tra università, case editrici, scuole di vario grado, centri culturali e imprese sociali, a cui si aggiunge una rete di partner associati pubblici e del terzo settore, è l’incontro del pomeriggio nel Salone di Rappresentanza a cui sono stati invitati a partecipare il mondo della cultura, il mondo della scuola, dell’associazionismo, gli operatori culturali, educatori, ricercatori, le famiglie e i caregiver, e che rappresenterà il First Intellectual Output ovvero i risultati di una prima fase di ricerca per la comprensione dell’uso e del potenziale del modello AAC allo scopo di creare un modello europeo applicabile all’educazione culturale.

Seguirà una seconda fase in cui verrà testato il modello individuato in percorsi sperimentali ed una terza, con la definizione di Linee Guida per musei e istituzioni culturali. Nel frattempo verrà appositamente formato personale delle istituzioni culturali e delle scuole perché siano gli “strumenti” per “aprire” musei, percorsi culturali, opportunità educative e formative a persone con deficit comunicativi e dell’apprendimento. Per quanto riguarda il mondo della scuola e della cultura, si stima che parteciperanno alle attività di ricerca, formazione e sperimentazione 40 operatori culturali, 60 insegnanti ed educatori, 600 minori con SEN più almeno altri 600 tra gruppi classe, famiglie e associazioni. Nella UE si possono stimare in diversi milioni i bambini con Special Educational Needs (SEN), tra cui rientrano DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento), deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, dell’attenzione e iperattività, e minori under 15 di origine extra EU con scarsa conoscenza della lingua del paese ospitante.

“La nostra cooperativa svolge un lavoro importante”, dichiara Stefano Dagnino, presidente della Cooperativa Solidarietà e Lavoro, “ed ha come scopo principale l’inserimento lavorativo senza dimenticare che le realtà cittadine devono essere accessibili a tutti. La nostra realtà ha 33 anni e stiamo compiendo un importante percorso di crescita per rendere il nostro patrimonio fruibile a tutti; diamo lavoro a 1800 persone di cui 500 appartenenti alle fasce deboli. Questo progetto è inserito nell’agenda 2030 ed aumentare la fruibilità è un’ottima cosa visto che ha un doppio risultato per la nostra città : un’offerta culturale più ricca ed una maggiore accessibilità degli spazi culturali”.

Parole simili da parte di Barbara Grosso, assessore alla cultura del comune di Genova :”Questo progetto ha una valenza europea e la maggior parte dei disabili non va a visitare i musei perchè sono poco accessibili; tutti devono vivere la cultura e spero che questo sia il primo di una lunga serie di progetti del genere. Questo lavoro è in linea con l’idea che ha l’amministrazione comunale in merito alla cultura e porta tutte le persone a vivere il patrimonio artistico e culturale grazie alla tecnologia digitale; il comune non ha sostenuto nessun costo poichè è un progetto europeo sponsorizzato dall’Unione Europea e dalla Cooperativa “Solidarietà e Lavoro” che ha vinto con noi”.

“Ringrazio la Cooperativa “Solidarietà e Lavoro” presente sul territorio da molti anni”, afferma l’assessore alla tutela dei diritti Lorenza Rosso, “con importanti contatti nelle diverse realtà. I luoghi della cultura devono essere accessibili a tutti ed abbiamo attuato progetti per i non vedenti e i non udenti; siamo arrivati a questo che coinvolge i bambini ed è un lavoro ambizioso. Ringrazio tutti dicendo che gli uffici ci hanno aiutato molto; il progetto in questione permette a tutti di poter apprezzare le bellezze della nostra città”.

“Vi è necessità di far accedere i disabili ai musei”, sottolinea la ricercatrice del progetto Michela Gaudiano, “ed il mondo della cultura deve essere accessibile a tutti. Occorre lavorare con la comunicazione aumentativa senza dimenticare le scuole con ragazzi problematici evitando luci e rumori forti; vengono inoltre messe a sistema le diverse strategie che usano l’alternativa alla parola e allo scritto, utile soprattutto con le persone autistiche, i disabili che non riescono a comunicare in seguito ad incidenti e gli stranieri. Gli strumenti che permettono di entrare in contatto con i contenuti culturali portano benessere e servono strumenti, strategie e tecnologie che possano aiutare a capire cosa si vede; uno dei componenti potrebbe essere la simbolizzazione dei testi e la creazione di mappe sensoriali. I luoghi della cultura sono importanti e devono essere accessibili a tutti”.

“Questo lavoro mi appassiona al di là della politica; il terzo settore è stato stravolto rispetto al passato ed il rapporto tra pubblico e privato è indispensabile per la tenuta del welfare. Il comune di Genova ha investito ben 62 milioni nel sociale ma se crolla il lavoro si indeboliscono le fondamenta di tutto il resto”, conclude Mario Baroni, consigliere delegato ai servizi sociali.

SELENA BORGNA

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