PRIMARIE PD…

 
PRIMARIE PD: 
DEMOCRAZIA DELLA FORMA E DELLA SOSTANZA
LA TRACCIA DELLA STORIA NELLA MEDIOCRITÀ DELLA CRONACA

   PRIMARIE PD: 

DEMOCRAZIA DELLA FORMA E DELLA SOSTANZA
LA TRACCIA DELLA STORIA NELLA MEDIOCRITÀ DELLA CRONACA

 

PRIMARIE PD: DEMOCRAZIA DELLA FORMA E DELLA SOSTANZA

 Il modo con cui la sinistra salottiera di Cofferati tratta i cittadini extracomunitari la dice lunga sull’incapacità di quei signori (rivoluzionari nelle parole ma riparati da prebende, incarichi e ricche poltrone nei fatti) di capire cosa succede nel mondo. Si stupiscono nel vedere votare persone umili, che vivono di un lavoro faticoso (chi è venuto a votare alle primarie è regolarmente registrato nel nostro paese) e che non capiscono il gossip bizantino della politica italiana ma scelgono di fidarsi di qualcuno perché qualcun altro, a loro noto e di cui si fidano, gli ha detto di farlo.

Vedono in ciascun referente di quei gruppi un “capoccia” che vessa e intimidisce la propria comunità, non sono nemmeno sfiorati dal dubbio che questa gente tra loro parli, si confronti, scelga magari ascoltando persone che considerano autorevoli perché sul campo hanno conquistato questo ruolo con i fatti. Abituati ad un sistema di relazioni individualistico, non conoscono le dinamiche delle comunità, soprattutto delle comunità più sfortunate (che normalmente sono le più coese…) Pretendono il lusso della democrazia della parola, della forma, e non tollerano la democrazia della sostanza, che inesorabilmente nasce e cresce pian piano.


Come i latifondisti e gli industriali del primo novecento pensano che gli umili, così diversi da loro e dai loro stereotipi circa il popolo della sinistra , siano divisi in “capoccia” e servi sciocchi e spaventati pronti al comando. Questa sinistra ci condanna all’immobilismo, incapace di governare un cambiamento epocale che obbliga a pensare ed agire in fretta, pena l’estinzione…le comunità “extracomunitarie” (e già la definizione risulta sfortunata…) hanno portato in casa nostra modelli di relazione personale e di organizzazione sociale diversi dal nostro, non necessariamente peggiori ma certamente autentici, radicati e termini di confronto da capire.

Questo ovviamente non significa ignorare le regole, ma esattamente il contrario. Significa saperle applicare in modo rigoroso, ma non miope, ricordando sempre che le regole servono a crescere e non a bloccare. Nel caso delle primarie bisogna quindi essere chiari: ove esista un problema politico si discuta in modo franco e approfondito , ove esista il sospetto di reato ci si assuma la responsabilità della denuncia penale. Confondere i piani significa generare calunnia e sospetto, veleni che uccidono tutti e non solo una parte

 

LA TRACCIA DELLA STORIA NELLA MEDIOCRITÀ DELLA CRONACA

La cronaca è sempre contraddittoria e spesso triste: può essere utile provare a leggerla con la lente d’ingrandimento della storia. In questa ottica anche un fatto oggettivamente delimitato come le primarie per la scelta del Candidato Presidente della Regione Liguria diventano interessanti.

A mio avviso i dati sono due: La polemica sulla partecipazione dei cittadini extracomunitari e la sconfitta subita da Genova verso le periferie.

In entrambi i casi, probabilmente al di là delle intenzioni dei partecipanti, sono entrato in gioco fattori di rilievo più storico che contingente. Infatti la scelta di partecipare effettuata dalle comunità straniere è segno tangibile della loro presenza, significativa o ingombrante a secondo dei punti di vista: questa novità deve essere capita e governata e non esorcizzata o cavalcata. Dalla capacità di governo di questo problema dipende la sopravvivenza del meglio della nostra esperienza di bianchi e occidentali, come i fatti di Parigi ci ricordano drammaticamente.


L’altro elemento è la sconfitta di Genova. Parlo di sconfitta perché questo dicono i numeri: un candidato ha stravinto nelle periferie, l’altro nella città di Genova e nei suoi sfortunati imitatori (Savona). Un candidato ha saputo aggregare i sentimenti delle periferie (territoriali e culturali come la partecipazione dei cittadini extracomunitari ci dice) e sarà il tempo a dirci se questa capacità ha valore solo tattico o anche strategico, l’altro ha parlato a un mondo che non c’è più, mix di aristocrazie operaie e borghesia intellettuale.

Genova è stata per secoli motore propulsivo dell’intera Liguria, dai tempi lontani della Repubblica a quelli più vicini delle grandi fabbriche, ma era un motore si muoveva in modo verticale consolidando potere e risorse nel medesimo modo: finché la situazione economica e il contesto politico-culturale lo hanno consentito questo ha generato benessere materiale e intellettuale anche verso le periferie. Il tempo della Rete ci dice che oggi nel mondo, e non solo in Liguria, le modalità per ogni relazione sono orizzontali, fatte di nodi interconnessi obbligati ad interagire. Nessuno è più forte o più adeguato di altri in termini assoluti, e anche questa è una lezione che dalla cronaca arriva fino alla dimensione della storia se è vero – come è tragicamente vero- che un manipolo di fanatici come l’Isis può trasformarsi in un mostruoso simulacro di Stato senza che chi è ben più forte riesca ancora a impedirlo. È un grande problema, un problema epocale: come tutti i problemi porta in se una pari opportunità. Forse dobbiamo ragionare su chi siamo, sul meglio di noi e della nostra esperienza e partire da lì. In qualche modo ripartire da Parigi, da Libertà, Fraternità, Uguaglianza.

 GIULIANO ARNALDI

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