Prendere in mano il futuro anche in Liguria

PRENDERE IN MANO IL FUTURO
ANCHE IN LIGURIA

 PRENDERE IN MANO IL FUTURO

ANCHE IN LIGURIA

E’ di questi giorni la notizia della chiusura delle indagini sulle spese pazze in Regione Liguria, perpetrate tra il 2010 e il 2012, con ventisette amministratori indagati.

Fra questi, tutti gli attuali membri dell’Ufficio di presidenza del Consiglio Regionale: il presidente Michele Boffa (Pd), i due vice presidenti Massimo Donzella (Pd), allora Udc, Luigi Morgillo allora Pdl e ora Liguria Libera (!?!) ; Giacomo Conti (Federazione della Sinistra), Francesco Bruzzone (Lega). Indagati due assessori: Renzo Guccinelli (Pd) e Matteo Rossi (ex- Sel).
Altri consiglieri hanno scelto il rito abbreviato come Maruska Piredda e Stefano Quaini, dell’Idv in Liguria che, se condannati, dovranno anche risarcire il maltolto, assieme ai colleghi di partito Marylin Fusco e Nicolò Scialfa.

Non sarà, quello ligure, l’ultimo avvilente esempio di una squallida vicenda che ha visto politici rappresentare partiti dai nobili nomi il cui significato dovrebbe, almeno, suscitare profonda vergogna per chi ha sottratto danari pubblici per viaggi con famiglie a seguito, acquisti personalicome slip, libri scolastici, cibo per gatti, costose bottiglie di vino francese, viaggi e taxi per compiere pochi metri in città. Tutti rimborsi a dir poco discutibili per chi si “onora” di sedere, eletto dai cittadini, sui banchi regionali per L’Italia dei “VALORI” , Partito delle “LIBERTA’”, Liguria “LIBERA” , Partito “DEMOCRATICO”, “SINISTRA” Ecologia e “LIBERTA’”, come se la Libertà e la  Democrazia potessero essere utilizzate come lasciapassare in un sistema di valori che crolla ogni giorno, mentre non sembra intravedersene altri.

La Magistratura, come sempre, fa onorevolmente il suo lavoro, ma l’attuale sistema politico non riesce e non vuole rigenerarsi, anzi i partiti, fortemente impegnati alla definizione delle liste elettorali, nelle liti e divisioni per garantirsi il futuro potere senza se e senza ma, neanche ne parlano. Se ne guardano bene, vista la compromissione di tutti gli schieramenti politici, Lega compresa.

E i liguri?  Come gli italiani hanno già fatto in altre Regioni colpite dalle stesse malversità, sembrano ignorare, appaiono spaesati o peggio rassegnati.

Al cittadino, come all’adolescente di oggi, cominciano a mancare punti di riferimento in un caos di valori e di contraddittorietà degli atteggiamenti e dei comportamenti di chi dovrebbe essere modello, nel momento in cui sceglie di rappresentare chi l’ha votato, ma diventando parte di quel sistema tende poi a ignorarlo.


La crisi economica e occupazionale che colpisce soprattutto le nuove generazioni e quindi il futuro di una Regione come quella ligure, la questione ambientale dove inquisiti continuano a dirigere aziende, l’emergenza sociale, la crisi delle istituzioni democratiche dove le infiltrazioni mafiose sono ormai parte del sistema, sono i nodi cruciali del futuro di una regione dagli esiti a dir poco incerti.

 La prolungata fase di recessione economica sta producendo effetti pesanti sul piano sociale e d’insicurezza, mentre avanza anche una crisi culturale, dei valori condivisi, del senso di comunità.

In quest’ottica appare evidente la caduta della fiducia dei cittadini nella politica e nelle istituzioni e l’indebolimento dei meccanismi della democrazia, eppure l’apparato politico sembra volerlo nuovamente ignorare.

Anche in Liguria diventa urgente e necessario offrire una prospettiva di ripresa e di nuovo sviluppo con una svolta in direzione di un modello economico più sostenibile sotto il profilo sociale e ambientale, ispirato a una più equa distribuzione delle risorse e a una maggiore coesione e rispetto della legalità democratica e alla valorizzazione della partecipazione civica.

 Una politica per lo sviluppo che rimetta al centro i diritti umani e la giustizia sociale, i beni comuni, il lavoro e l’ambiente.

E’ il momento di dire: basta! Il cambiamento profondo di cui la Liguria ha bisogno non può passare attraverso gli uomini e le donne che continuano a rappresentare l’attuale sistema e nessuno può pensare di garantirlo da solo.

Né le istituzioni, né le organizzazioni sociali che realmente credono di poter voltare pagina, possono essere autosufficienti.

Per questo è necessario che i cittadini della Liguria si convincano che il futuro della nostra Regione possa e debba assumere significati diversi.

 

 Che non ci debba essere necessariamente il “nulla” dove esistono già molte realtà virtuose nel loro piccolo, grande lavoro quotidiano che crea le basi per il vero cambiamento funzionale a sconfiggere quell’immobilità che è stata danno per molti e profitto per pochi.

Già Nietzche  insegnava, nell’ottocento, cosa fosse il nichilismo e come questo portasse l’uomo allo spaesamento.

Oggi più che mai, non dobbiamo essere passivi o arresi, non dobbiamo essere assenti e astenerci dalle scelte. Dobbiamo, anche, smettere di sperare, di augurarci e auspicare che sia qualcun altro a darci il futuro che vogliamo per noi e per i nostri figli.

Oggi più che mai, dobbiamo cominciare a lavorare insieme per ricreare quei valori persi, che non sono entità indefinite, ma elementi concreti e sociali con cui è necessario, per una comunità, vivere per costruire una minore conflittualità possibile.

Non si può permettere che alla caduta di valori non ne nascano altri, non possiamo permetterci, oggi, un’altra forma di nichilismo.

I valori come “libertà”, “democrazia” e della “cittadinanza” non possono essere lasciati all’imprevedibilità di chi ne può abusare per fini antitetici.

Dobbiamo trovare le risposte, prendere in mano il futuro anche come comunità perché, in caso contrario, non ci sarà nessuno a regalarcelo, magari ricoprendo lo stesso scranno regionale, messo lì da listini o listoni con le medesime dinamiche di chi l’ha lasciato.

La rassegnazione non deve divorarci, dobbiamo scegliere in prima persona l’interessamento, l’impegno, la conoscenza, per sostenere chi sta già mettendosi in prima persona deciso a cambiare il sistema: abbiamo la possibilità di scegliere, ricordiamocene.

ANTONIA BRIUGLIA

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