Pozzo Garitta

CROLLO A POZZO GARITTA:
 NON SOLO UNA SCALA

 CROLLO A POZZO GARITTA:

 NON SOLO UNA SCALA

 La cronaca. 

Qualche giorno fa una delle scalette caratteristiche di Pozzo Garitta ad Albissola è stata prontamente demolita. Giorni prima i proprietari avevano fatto richiesta al Comune per una manutenzione ordinaria della scala, resa necessaria da problemi di sicurezza. Logorata dagli anni, la scaletta pareva fosse quasi staccata dal muro, con un parapetto che stava sbriciolandosi e rischiava di crollare sui passanti che sotto potevano sostare, essendo quella, area pubblica.

 Gli uffici comunali avevano, così, prontamente accordato l’intervento a patto che tutto fosse ricostruito come prima. Questo poteva essere addirittura permesso senza il parere della Sovrintendenza.

Così, davanti agli occhi increduli e allarmati di cittadini, artisti e passanti la scala veniva buttata giù, scoprendo più tardi che il materiale originale sarebbe stato impossibile da reperire e che i lavori di ripristino sarebbero invece stati immediati, rimandando a più tardi quella “rifinitura” che dovrebbe renderla somigliante il più possibile a quella originaria. 

L’importanza di una scala. 

E’ la metà degli anni cinquanta e Albissola sta vivendo quella che è stata definita “l’età d’oro” con Tullio d’Albisola come capostipite e proprio Pozzo Garitta come luogo d’elezione.

Pozzo, perché lì vi era proprio un pozzo coperto da una tettoia, una garitta. 

 E’ proprio Tullio a definirlo ”un vicolo a ferro di cavallo, a ridosso dai venti e dalla legge, dove al gran fuoco delle fornaci si cossero ceramiche per secoli……..Qui ci fu una cisterna fetente, orba, orrenda e avara e figlio alla cisterna un fico con foglie che parevan mani…

 Tullio continua ancora nella sua struggente descrizione di questo luogo sublime ”Qui la strega beveva acqua piovana dai tetti e dagli occhi di fanciulli poveri”. 

“….. dal cortile si dipartono, variamente posizionate, pittoresche scale in pietra e muratura, incastrate da alte spallette che raggiungono in ripida salita, quelli che erano laboratori e povere  abitazioni di artisti squattrinati e bizzarre vecchiette. Qua e là piante rampicanti, gerani sulle mensole sporgenti dai muri corrosi dal tempo”, scrivevano, nel 1993, Luciano e Margherita Gallo Pecca con altrettanta minuzia ed efficacia.

Tutte le infinite testimonianze parlano di Pozzo Garitta come luogo di muri sgretolati, di vecchie case con disordinate scale che trasmettono un’atmosfera densa di cultura, di vita, di magiche suggestioni. Perché proprio su quelle scale gli artisti si ritrovavano, tenevano conversazioni e feste culturali, recitavano versi e, tra un bicchiere e l’altro, facevano musica.

Bianca Maria Puccio, nel suo libro “ Vacanze di Artisti in Albissola” ci racconta che ”… in quella piazzetta e su quelle scale qualcuno recitava, qualcuno suonava e cantava davanti a un quadro o solo a una parete, qualcuno dormiva. Dalle case qualcuno gridava che era una vergogna, ed era l’ora di andare a dormire. Arrivava l’alba e sugli scalini fra ceramiche e quadri, restavano due o tre a parlare e a inseguire realtà o utopie prossime o lontane”.

 In quella piazza dove erano le fornaci dei Mazzotti , dei Bianco e lo studio di Fontana e di Siri , su quelle scale, Luzzati  faceva teatro, mettendo in scena ” Teatro popolare” e “ Le streghe” cantate da Tullio d’Albisola.

Eliseo Salino, raccontava a tutti noi, in casa, cosa furono capaci lui, Luzzati e Siri, di mettere in scena in cinque giorni, con materiale povero recuperato nelle case. Le streghe: la Barrantana, la Miodina, la Millemusi,   furono protagoniste a Pozzo Garitta, e videro la partecipazione di molti musicisti e artisti  tra i quali anche Jorn e Sassu.

Alle scalette di Pozzo Garitta dedica stupende poesie anche Annaviva da dove immagina scendere “tra gli odori di menta e basilico, i pastori della Cencia…..” e tra le stesse scale il poeta Bonino realizza i suoi “trebbi” di poesia.

 Si può quindi comprendere come questo luogo non sia un semplice pezzo di centro storico, fatto di vecchie case, vecchie strade e altrettanto vecchie scale, per cui sia possibile rilasciare semplici permessi per urgenti manutenzioni libere da pareri delle Sovrintendenze e dalle loro lungaggini , ma sia qualcosa di unico e irripetibile che , forse, valeva la pena tutelare un po’ di più negli anni.

Rifare, con disinvoltura, intonaci, apporre grate inesistenti alle finestre o improbabili lastre d’ardesia su scalini o aperture, ricostruire in fretta e furia col cemento una scala di quel luogo, potrebbe sembrare poca cosa, invece vuol dire aver perso il significato di luogo, “minimo” della storia ma essenziale, di museo esteso, di luogo della nostra cultura. 

Tutelare questi luoghi, non abbandonarli, non trascurarli, ma valorizzarli facendo anche in modo che s’intervenga  con attenzione, con cura, con rispetto significa conservarne la memoria, ma anche farne richiamo per il visitatore attento. A Pozzo Garitta, quindi la possibilità di ritrovare non solo mostre a rotazione, ma possibile luogo ritrovato di commistione tra architettura, arte, ceramica, poesia e musica come un tempo quei grandi artisti lì vissero con vivacità culturale.   

Quell’età dell’oro, troppo menzionata nelle inaugurazioni pubbliche ma poi così poco onorata, potrebbe essere, proprio nei suoi luoghi, il risveglio culturale di Albissola, meta di un turismo culturale che già visita le città d’arte con passione e qui potrebbe farlo con rinnovata curiosità.

      ANTONIA BRIUGLIA

 

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