POPULISTI E DEMAGOCHI

POPULISTI E DEMAGOCHI
DA PERICLE MASANIELLO FINO A GRILLO E RENZI
LEADER CHE TRASCINANO LE MASSE

P O PU L I S T I  E  D E M A G O C H I
DA  PERICLE  A MASANIELLO FINO A GRILLO E RENZI
LEADER CHE TRASCINANO LE MASSE

Il bello e il brutto del populismo demagogico e i diversi modi per governare nel nome del popolo.

Antipolitica e populismo usano lo stesso linguaggio e sono considerati entrambi pericolosi poiché cercano di assecondare la richiesta del popolo di gestire in forma più o meno diretta il potere, facendo venire meno il ruolo di mediazione della politica e delle istituzioni, tra ciò che  vorrebbe la gente comune e tra ciò che è realistico realizzare.

Per cui delegittimare la classe (la casta) politica e le istituzioni diventa un fattore fisiologico da perseguire per raggiungere il fine.

Sia Pericle, Masaniello, Renzi e Grillo infatti usano un linguaggio forte e diretto, spesse volte aggressivo semplificando all’eccesso i vari problemi, proponendo apparentemente soluzioni semplici ed applicabili a questioni molto complicate. E i loro discorsi sono   tanto più efficaci, perché usano lo stesso linguaggio della gente comune. Per cui è errato dire che il populismo è di destra o di sinistra perché contiene elementi di entrambi.

Antipolitica e populismo tendono inevitabilmente a crescere quando il sistema democratico va in crisi, e se la crisi è prolungata inevitabilmente le critiche diventano recriminazioni, è ovvio che i cittadini mettono sotto accusa la casta politica e le istituzioni incapaci di porvi rimedi a lungo e medio termine. Nella storia ci sono stati diversi personaggi che possiamo identificare e ricordare, anche se gli esiti non sono sempre stati gli stessi.


PERICLE

 ”Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi e per questo viene chiamato democrazia….Le leggi qui assicurano una giustizia uguale per tutti….non ignorano mai i meriti dell’eccellenza….e la povertà non costituisce un impedimento…Qui, ad Atene il governo fa cosi.

Era, come potete vedere, un discorso da brividi che egli rivolgeva agli ateniesi e da gran furbetto era capace di infiammare qualunque cuore con discorsi amati da molti, ma di chiaro segno populista. Figlio di ottima famiglia, quindi conservatore per natura, ma democratico per vocazione, Pericle per governare si dedicò al popolo, preferendo le cose dei molti e poveri a quello dei ricchi e pochi, andando contro la sua natura che non era affatto democratica, ma da gran comunicatore avvicinava gli strati più poveri

della società alla politica, mettendo insieme una macchina del consenso per avere un’approvazione popolare. Era il paladino del nuovo che avanza. Nonostante fosse riservato e schivo di applausi e bagni di folla, la sua abilità con le parole era ben nota.

Fu Pericle ad istituire i gettoni di presenza nelle assemblee per ripagare i lavoratori del tempo perso.

La politica imperialista attutata da Pericle necessitava sempre di maggiore risorse, e non fu sempre facile mantenere quel delicato equilibrio fra imperialismo esterno e populismo interno, ma riuscì comunque a rimanere al potere per circa trent’anni ininterrottamente fino a quando non morì di peste. Gli storici dicono che Pericle demagogo per eccellenza fece il male degli ateniesi perché  semplicemente  ”li ha  corrotti assecondandoli”.


MASANIELLO

 Il lato duro del populismo è quello che sconfina nella violenza, nella storia ci sono stati tanti che hanno assunto il comando con le insurrezioni e da noi Masaniello è stato l’interprete ideale.

Pescivendolo come il padre, di animo buono ma con un temperamento focoso, maturò tutta la sua rabbia nei vari soggiorni in carcere legati al suo secondo lavoro di contrabbandiere, in allora la maggior parte dei circa 400 mila napoletani era una massa di diseredati impoveriti dalle tasse, emarginati da incarichi pubblici, vittime del duca D’Arcos che governava Napoli per conto di Filippo IV di Spagna.

Tutto questo mondo di miseria si concentrava ogni giorno in Piazza del Mercato, con al centro il patibolo per le esecuzioni capitali e intorno tutte le varie baracche dove gli esattori incassavano dazi e gabelle su tutto, sulla farina, sul vino, sulla frutta sul pane, sul pesce e su tanti altri beni, qui Masaniello visse la sua infanzia, qui gestì il suo banco di pesci, e da qui a soli 27 anni guidò la sollevazione il mattino del 7 luglio 1647 quando, giunti nella piazza, tutti gli ortolani si rifiutarono di pagare le gabelle e qui a forza di spintoni e urla  Masaniello al grido di ”Viva il re e Mora il governo” scalzò tutti. I napoletani assertori della fedeltà al sovrano, rivolsero tutto il loro odio ai suoi cattivi ministri. Nella notte diedero fuoco alle case dei nobili, e ai palazzi dei ricchi, svuotarono le prigioni e li riempirono con le mogli e figli di tutti i duchi e conti, violenze che si susseguirono per giorni e giorni e lui divenne il re indiscusso di questa città. Si racconta che fu il rivoluzionario prete Giulio Genoino, la mente della rivoluzione, a fornire a Masaniello parole d’ordine e obiettivi politici, ma fu il carisma personale del giovane a unire per la prima volta la plebe più povera agli artigiani.

Fu così che iniziò la sua ascesa, da un palco sotto casa parlava al suo popolo, impartiva ordini, veniva ricevuto a corte insomma un vero re.

Purtroppo ben presto mostrò il lato malato del suo carisma non riusciva più a dormire, mangiava poco, era ossessionato  di congiure e complotti nei suoi confronti, e nonostante l’eliminazione delle gabelle, e il giuramento sulla nuova costituzione stilata da Genoino in molti iniziarono a covare rancore in questo capopolo, che il 16 luglio viene ucciso con 5 colpi di archibugio e il suo corpo trascinato per le strade ed infine gettato nei rifiuti. La rivolta finì in un nulla di fatto. La sua rivoluzione non fu nè antispagnola nè repubblicana in quanto era solo un movimento di massa privo di qualsiasi ideologia, infatti, cosi chiudeva il suo ultimo discorso ”voi prima eravate munnezza e mo‘ siete liberi”.


GRILLO 

Chiamatelo come meglio vi aggrada, capocomico, capopopolo; grazie al consenso raggiunto e ad un’abile propaganda politica è con lui che nolente o dolente sia il presidente Napolitano e ora Mattarella che questa  degenerata classe politica deve confrontarsi e rapportarsi perché sostiene in modo molto semplice che per gestire la cosa pubblica non servono politici, ma bastano i ragionieri. Nel vuoto della politica, troviamo uno Stato e un governo talmente debole nelle questioni importanti, e vessatorio sulle inezie che vuole regolare ogni cosa con le leggi che non sono in grado di servire la collettività. Senza alcune vergogna si difendono i privilegi esistenti in tutti i livelli, ognuno pensa solo per sè e diffida degli altri per questo non si cambia nulla, anzi, si fa solo finta di fare la lotta all’evasione, alle banche, ai vari baroni universitari e sanitari, ai vari ordini professionali, degli avvocati, medici, ragionieri, agli oltre 50 enti pensionistici ecc. ecc. di una lista infinita.

Per lo Stato il contribuente è il miglior dipendente senza contratto di lavoro. Allora hanno gioco forza i discorsi di Beppe Grillo nelle piazze (memorabili i suoi V-day), che, diciamolo francamente (io c’ ero) sono talmente semplici (si direbbe ”elementare Watson) perché dice solo quello che la gente vuole sentirsi dire ed è efficace proprio perchè impiega lo stesso linguaggio della gente comune.

Fantastico il tour in camper e sublime lo sbarco a nuoto in Sicilia.

Risulta credibile, ti emoziona anche quando aizza la piazza al grido di ”italiani”, la sua accattivante verve fa il resto, anche lui ha il suo canovaccio già bello preparato e usa  molta teatralità nell’esporre le sue tesi, chi dice da populista, chi da grande demagogo, sta di fatto che tutti l’ascoltano entusiasti ed estasiati, sciorinando dati non importa se veri o non veri, ma che infiammano la piazza. Quando argomenta  il suo euroscetticismo, che non molto tempo fa era considerato una cosa negativa, mentre oggi non è più così (anzi),  quando parla dell’ambiente, quando  illustra il suo progetto politico per far sì che i cittadini eletti cambino l’Italia e gli italiani, quando parla dei politici che ci hanno governato e ci governano la piazza sembra impazzire, va letteralmente in visibilio.

Un grandissimo tribuno che diventa veramente credibile e con grande abilità dialettica ti mette davanti al fatto compiuto, fa sentire tuo il suo progetto, un tsunami politico, ti rende quasi partecipe, lui è il ”messia” che ti indica la via maestra per ”mandarli tutti a casa”, votare il M5S non è un sacrilegio e non si fa  peccato, il Movimento 5 stelle vuole attuare una radicale rivoluzione ma non violenta.

Il M5S, per la sua stessa natura, è condannato a  vincere la partita o perderla irrimediabilmente. Per questo ha fissato regole ferree a cui tutti i cittadini eletti si  dovranno attenere se si vuole raggiungere l’obiettivo. Ma quando arrivi a Roma, nella città eterna nella citta Caput Mundi o sei un grillo temprato o Roma ti fotte, e alcuni grillini si sono fottuti.

In questa breve analisi non entro nel merito delle scelte politiche ad oggi attuate se doveva fare o non fare, se ha fatto bene o male, che rimandiamo ad altra analisi, volevamo evidenziare che ultimamente si è parlato molto di populismo ed esso è incarnato nel leader del M5S,  Beppe Grillo.


RENZI

 Un guitto, sembra un ” cetto laqualunque ” che avanza come il nuovo, che continuerà a rottamare, ad asfaltare gli avversari, a rivoltare il (suo) Partito Democratico, l’Italia e gli italiani come un calzino, dà l’impressione di voler riscrivere una nuova (divina) commedia finche qualcuno non gli farà capire che lui di nome fa Matteo non Dante (Alighieri) che l’immagine che impersona magnificamente è Fonzie.

Il suo populismo e ancora più becero perché ha l’arroganza di voler parlare e rivolgersi a tutti, per cui non dice alcunché di sinistra e tanto meno di destra, è una visione astratta tutta sua, che vuole sfacciatamente incarnare le aspettative di tutto e di tutti.

E giovane, parla un linguaggio che per certi aspetti ti può anche incantare, entra poco nella sostanza e nel merito dei problemi che affliggono un paese alla deriva e con essi gli italiani, ha la battuta facile, secca e tagliente da puro toscanaccio, ha l’ardire di sostenere, ed è vero, che lui quello che ha da dire e pensa dei suoi nemici politici lo dice in faccia, salvo poi chiarirsi al ristorante (vedi D’Alema, Bersani, Letta addirittura con Berlusca)  e facendo finire tutto a tarallucci e vino.

E’ il nuovo Mosè della politica italiana la sua arca continua a imbarcare tutti e di tutto, a bordo, già si respira aria di cospirazione per buttarlo nell’ Arno e avrà poca vita e amara con tutti i marpioni che si sono convertiti ai suoi  comandamenti. Non si capisce ancora bene cosa farà da grande oltre il premier, con il suo motto “stai sereno” ha fottuto Letta ha scalzato Bersani da segretario del PD.

Nel poco tempo libero, pare faccia il marito, il papà, corre le maratone, fa presenza fissa in TV e ovunque lo chiamano e ne ritagli che gli rimangono secondo voi: che fa? Certamente pensa all’Italia. Ora che la conosce bene avendola girata in lungo e in largo col suo camper, dopo aver gustato varie prelibatezze culinarie in varie cene, incassato alcuni finanziamenti per le spese sostenute e d’obbligo ogni tanto un po’ relax alla Leopolda per una rimpatriata e per rilanciare il suo nuovo e aggiornato programma, elaborato dai suoi guru duri e puri come  l’israeliano On. Yoram Gutgeld e il finanziere Davide Serra.

Alla Leopolda deve accontentare le veline del suo pollaio, e gli italiani corrono il rischio che diventi ministro delle finanze  nostro bocconiano sindaco Berruti, per salvare dal baratro il nostro paese. 

Renzi incarna tutte e tre le figure del megalomane, del populista e del demagogo. E disarmante trovare attualissimo un articolo scritto molto tempo addietro e scoprire che il Mosè (Renzi) salvatore della Patria Italia e degli Italiani è arrivato con i suoi 12 Apostoli (Ministri) individuando, non a caso, nelle sette veline i sette peccati capitali e con 5 comprimari, perchè è solo Lui il Segretario degli italiani, perchè è Lui che comanda, perchè è Lui che detta le regole del gioco, perchè è Lui che ha stravolto la nostra Costituzione pro domo sua, e se non ci saranno più   “ITALIANI” in grado di fermare la sua onnipotente sete di potere, allora  Lui, e solo Lui, sarà una sola persona al comando. Amen

Con questa breve riflessione e sintesi ho cercato di tracciare un profilo di alcuni che hanno fatto la storia e di alcuni che forse la faranno.

D’altronde è questo che passa il convento, questi sono gli uomini che chiedono la nostra fiducia per governarci, visto che è impossibile fare le primarie di tutti gli italiani, bisogna rassegnarsi?  E davvero il de-profundis dei partiti?  E l’ora di un solo uomo al comando?

L’ auspicio è che qualcuno anzi speriamo siano tanti, preparati e seri, si facciano carico di come apportare un cambiamento profondo, radicale nelle mentalità, nella cultura, nella politica sociale economica che traguardi gli interessi personali e di bottega e, perché no?, anche con il rischio di cambiare la carta costituzionale, perché ormai si e stufi di sentire che abbiamo la Carta Costituzionale più bella e saggia del mondo se poi resta inapplicata, anzi avendola a mio avviso aggirata continuamente siamo arrivati alla situazione di disastro permanente.

Non possiamo più permettercelo e non dobbiamo più accertarlo, ci vuole forse una rivoluzione? allora che rivoluzione sia.         

Voglio solo ricordare che una vera rivoluzione nel mondo non è mai iniziata dal popolo bensì dalla borghesia ora ceto medio (capisco perché fanno di tutto per impoverirlo) il popolo bue e sempre stato mandato nelle guerre, ma per morire.

Allora direte voi: cosa ci resta da fare? Io non lo so, non ho risposte o consigli da dare, ognuno pensi la sua, pensi cosa vuole; forse è giunto il momento di incominciare seriamente a pensare come uscirne, ma a sentire il vento che spira ho l’impressione che andiamo sempre di più incontro non  a tempeste ma a uragani che si lasciano dietro solo relitti e macerie.

Qualcuno incomincia ad avere l’ardire a dire e a fare citazioni, ne voglio ricordare una su tutte e cioè ”che a una peggior democrazio  e migliore una buona dittatura” e allora credo sia utile iniziare tutti insieme a riflettere.   

P.A.Perino

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