Pomigliano

INSOMMA: NON E’ STATO UN TRIONFO

E NON SONO NEPPURE TEMPI DI PREDICHE

INSOMMA: NON E’ STATO UN TRIONFO

E NON SONO NEPPURE TEMPI DI PREDICHE

I lavoratori di Pomigliano hanno votato e le urne hanno fornito il loro responso: quello di un equilibrio tra il “no” ed il “sì” più ravvicinato del previsto; i fautori del plebiscito escono, riteniamo, abbastanza sconcertati ed un risultato di questo tipo non può semplicisticamente essere attribuito alla presenza di residue “sacche” estremistiche.

E’ evidente come, in una larga base di lavoratori, sia stato avvertito il pericolo, sottolineato l’eccesso, rifiutata una strada molto pericolosa per tutti.

Il referendum, tra l’altro, si è svolto in un lasso di tempo molto breve rispetto alla sua convocazione, non c’è stata una possibilità di vera campagna elettorale e, adesso, a poche ore dal voto non disponiamo dei sufficienti strumenti di analisi per poter interpretare l’esito delle urne: non sappiamo da dove vengano i “sì” ed i “no” dal punto di vista della collocazione in fabbrica, non ci sono raffronti con analoghi metodi di votazione.

Forse, paradossalmente, questo esito abbastanza equilibrato (al di là delle dichiarazione estremistiche dei rappresentanti del governo) potrà favorire una uscita dalla situazione di “impasse” nella quale la Fiat si era cacciata: è evidente che la strada maestra è quella della riapertura della trattativa, e la Fiom deve muoversi in questa direzione coinvolgendo subito la Confederazione.

Da questo punto vista alcune annotazioni vanno, comunque, sviluppate: sono state sollevate infatti eccezioni di incostituzionalità al riguardo di alcuni passaggi dell’accordo, in particolare rispetto alle garanzie che la Costituzione prevede in materia di diritto di sciopero e di diritto alla salute.

Perché la Confederazione non ha chiesto la formazione di un “comitato di saggi” composto dagli ex-Presidenti della Corte Costituzionale, perché l’accordo fosse esaminato proprio al riguardo del profilo di costituzionalità?

Perché la Confederazione non si pronuncia con chiarezza rispetto al valore irrinunciabile del contratto nazionale di categoria?

Il momento è molto delicato e quest’esito elettorale favorisce una soluzione, a patto che CGIL e FIOM marcino assieme sul terreno della riapertura di una trattativa finalizzata alla ricostituzione dei diritti violati dall’accordo.

Questo obiettivo potrebbe essere perseguito nell’immediato: nel futuro , invece, ci si dovrà interrogare sulla reale rappresentatività di un certo tipo di sindacato, sulla natura di fondo di questa rappresentatività da rivolgere verso la ripresa di una capacità di “conflitto” sociale complessivo, rispetto ad una idea neocorporativa che proprio le condizioni della crisi rendono inattuale.

Insomma: non è stato un trionfo per gli “ultras” della ulteriore riduzione del rapporto tra politica e società, ma un esito che potrebbe (con mille dubbi, ovviamente) aprire la strada ad una fase di ripresa di ruolo del sindacato (tenendo conto, infine, di una ulteriore riflessione da fare per CGIL e partiti di sinistra, circa la loro “tenuta” effettiva nella capacità di predicare moderazione gratuita: questi non sono tempi da prediche controproducenti, sentite spesso da dirigenti più o meno illustri del PD).

Pensare ad una ricostituzione unitaria dal basso e, insieme, ad una capacità di nuova contrattazione: eccesso di ottimismo o prova di realismo ?

Savona, 23 Giugno 2010                                                 Franco Astengo

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