PITTORI AMERICANI A FIRENZE

PITTORI AMERICANI
A FIRENZE

PITTORI AMERICANI A FIRENZE

Mi permetto di consigliare ai lettori di Trucioli  la bella mostra allestita a Palazzo Strozzi, in occasione del quinto centenario della morte del grande navigatore ed esploratore fiorentino Amerigo Vespucci, intitolata “Americani a Firenze. Sargent e gli impressionisti delNuovo Mondo”.

 Dal  3 marzo al 15 luglio 2012. E’ una splendida occasione per conoscere alcune opere di grandi artisti vissuti nella secoda metà dell’Ottocento e nei primi anni del Novecento, pressoché sconosciuti al pubblico italiano anche colto. Mi riferisco, ad esempio,  a Whistler, e quella  sinfonia in grigio  che è il Ritratto di George W. Vanderbilt , a JohnLa Farge, e alla sua sensibilità per le sfumature delle ombre e della  luce, a Frank Duveneck, e alla sua straordinaria capacità di rendere quasi traparente, nei suoi ritratti, il carattere delle persone, o a William Morris Hunt, e al suo raffinato gusto per il pittoresco, o a Joseph DeCamp, e ai suoi toni crepuscolari e intimistici, o a Frederick Childe Hassam, e alla sua velocità impressionistica di una luminosità abbagliante, o al toscoamericano Egisto Fabbri e al suo preziosismo coloristico e alla sua intelligenza introspettiva, e, ovviamente, al  colto e raffinatissimo John Singer Sargent,  alla sua strenua ricerca stilistica tra tardo impressionismo e manierismo rivisitato (splendidi i ritratti della scrittrice Vernon Lee e di un maliconico Henry James che pare scrutarci l’anima con quel suo sguardo triste e penetrante) . Ho detto artisti, ma avrei dovuto dire anche artiste, cioè pittrici statunitensi di notevole temperamento, antesignane di una anticonformistica visione del mondo e dei ruoli sociali, come Cecilia Beaux, Ernestina Fabbri, Mary Cassatt, Lilla Cabot Perry, autrici di notevoli ritratti (quasi un’apparizione il Ritratto di Maria de Piccolellis, di Ernestina Fabbri, sorella di Egisto). Il motivo conduttore della mostra è ben rappresentato dalle parole della poetessa Cora Fabbri,  sorella di Egisto e di Ernestina: “Se, o diletto, potessi scegliere un dono per te, non sceglierei cose più belle in oro e gemme, ma sceglierei una giornata toscana e la manderei a te lontano: un giorno toscano che è cosa sì dolce che insegnerebbe al tuo cuore a palpitare”. E il cuore del visitatore non potrebbe non palpitare, io credo, trovandosi di fronte anche a opere più familiari   presenti in mostra, come Mattino a Pietramala di Telemaco Signorini, o Il villino Batelli a Piagentina e Nastro rosso di Silvestro Lega, paesaggi e figure  che ci parlano, nella loro chiarezza e semplicità prospettica,  di un’Italia provinciale e contadina ormai scomparsa, così come i due grandi ritratti dipinti da Giovanni Boldini ( Il pittore Lawrence Alexsander ‘Peter’ Harrison e Ritratto di Miss Bell) ci parlano di una borghesia colta e raffinata di cui da gran tempo si è persa ogni traccia.

Fulvio Sguerso

“SARGENT E GLI IMPRESSIONISTI AMERICANI A FIRENZE”

 


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