Pièce teatrale

LE AVVENTURE DI GIANNETTO GARAVENTA
UNA MUMMIA EGIZIA SUL MARE
COMMEDIA EGIZIO-MARINARESCA-GIUDIZIARIA IN TRE ATTI 
 

 Ottava puntata

LE AVVENTURE DI GIANNETTO GARAVENTA
UNA MUMMIA EGIZIA SUL MARE
COMMEDIA EGIZIO-MARINARESCA -GIUDIZIARIA IN TRE ATTI 
 Ottava puntata
 

Un’aula di tribunale a Genova. Compaiono come imputati Ludovico Scavapiano, al secolo Calogero Cucuzza e le due figlie del sedicente Archeologo, che si chiamano davvero Cleopatra e Nefertiti. Nello stesso processo, compaiono il capitano dell’Intrepida, Joe Bufera, che come risulta dagli atti del processo si chiama in realtà Antonio Bufera e Giannetto Garaventa, comandante in seconda assieme a Nené Esposito Palumbo.

Il Pubblico Ministero: Vostro Onore, siamo qui riuniti per giudicare il comportamento delittuoso del Calogero Cucuzza, l’imputato qui presente che si faceva chiamare professor Ludovico Scavapiano, pretendendosi archeologo ed egittologo. Egli compare assieme alle due figlie, che si spacciavano per egiziane e si facevano chiamare (pensate !) Cleopatra e Nefertiti…Ah, ebbene, mi correggo. Le due imputate si chiamano davvero come le due principesse egiziane. Probabilmente, Calogero Cucuzza, ha molta fantasia anche nella scelta dei nomi, sempre che sia stato lui a scegliere e non la moglie. Inutile dire che sulla colpa del terzetto non vi sono dubbi, sono, per così dire egizi pentiti e rei confessi.

(Ilarità tra il pubblico. Tra le prime file vi sono tutti i membri dell’equipaggio dell’Intrepida)

Il Giudice: Silenzio! Oppure faccio sgomberare l’aula.

P.M.: Vostro Onore, compaiono anche nelle vesti di imputati, il capitano della petroliera “Intrepida”, Antonio Bufera (detto Joe) , il suo secondo Giannetto Garaventa ed il primo timoniere Nené Esposito Palumbo…

Il nostromo Baciccia, tra il pubblico, grida: Se sono colpevoli loro,allora anche noi membri dell’equipaggio dell’Intrepida siamo tutti colpevoli!

Baciccia viene espulso dall’aula.

Il giudice: Imputato Ludovico Scavapiano, o meglio Calogero Cucuzza che è il vostro vero nome, cosa avete da dire in vostra difesa?

Scavapiano: Poco o niente, signor giudice. Sono una vittima delle circostanze avverse. A Palermo schiacciai i piedi, per così dire, ad un boss della malavita locale. Non lo conoscevo e…Cosa sua, cosa mia, cosa nostra, quello giurò che me l’avrebbe fatta pagare…

Il giudice: Perché gli faceste un bel bidone. E’ così ?

Scavapiano: Esattamente. Non lo conoscevo. Sono andato a bidonare proprio un boss del mafia. Quello me la fece subito pagare, e con gli interessi del cento per cento, costringendomi a diventare un suo corriere della droga. Altrimenti, zac! Costretto al lavoro di pusher sono finito in Egitto con le mie figlie che volevano salvarmi la vita, aiutandomi nei lavoretti imposti dal boss.

Il giudice: Il boss che sarebbe chi…

Scavapiano: Se dico il suo nome sono morto. In galera, sì. Ci vado. Ma vivo.

L’avvocato della difesa del terzetto: Le figlie sono innocenti perché aiutavano il padre minacciato di morte. Il padre è innocente perché costretto a spacciare. Chiedo l’assoluzione dei miei assistiti.

Il P.M. : Io chiedo tre anni di reclusione per Calogero Cucuzza e un anno per le sue figlie, responsabili di favoreggiamento. Per gli altri, assoluzione con formula dubitativa per manifesta ingenuità.

(Mormorii di disapprovazione in aula per l’estrema severità della pena richiesta)

Per i tre imputati dell’Intrepida, insomma, chiedo l’assoluzione perché vittime di un raggiro. Riconosco la loro buonafede, anche se si sono mostrati parecchio ingenui ed imprudenti. Tuttavia, mi pare giusto che venga imposta loro una multa, perché in fondo, ritenendolo vero hanno tentato di trafugare un reperto archeologico dell’antico Egitto. E la cosa è di per sé riprovevole. Per il resto, sono stati troppo fessi per andare pure in galera.

GIANNETTO: Lo dicevo io!

IL GIUDICE: Silenzio in aula! La corte si ritira per decidere.

Ed, infatti, la corte si ritira. E cala la tela.

L’interruzione dura pochi minuti per dar tempo al Tribunale di decidere.                                                  

l giudice torna in aula e pronuncia la sentenza: “Un anno di reclusione per Cucuzza e sei mesi alle sue figlie, più naturalmente il pagamento di tutte le spese processuali. Così ho stabilito e così sarà. Gli altri, tutti assolti. Con una multa simbolica di mille euro a testa. ” Poi batte il martelletto di legno. E si ritira.

Applausi tra il pubblico.

Nené: Sentenza illuminata! Quanto alla multa, poco. Solo un mese del mio stipendio!

Joe Bufera: Sentenza illuminatissima!

Giannetto: Al neon!

 CONTINUA

Franco Ivaldo

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