Piazze italiane

PIAZZE ITALIANE

PIAZZE ITALIANE

 Ci eravamo rassegnati  al fatto che le piazze italiane, tradizionale appannaggio delle manifestazioni prima del Pci e dei Sindacati confederali poi dei movimenti studenteschi sessantottini, pacifisti e no-global, in seguito dell’ondata antiberlusconiana dei girotondi, con l’eccezione populista del Movimento 5 stelle, fossero ormai occupate da una Lega permanentemente di lotta e di governo, con il suo leader in perenne campagna elettorale in piazza, in televisione e sui social anche nelle vesti di ministro dell’Interno e di vice-premier e tanto più  ora nelle vesti di capo dell’opposizione al governo Conte bis, insieme ai Fratelli d’Italia e a quel che resta di Forza Italia, tutti insieme a gridare in Piazza San Giovanni a Roma contro il governo “abusivo” e a chiedere a gran voce di andare al voto anticipato. Ricordiamo tutti la performance di Giorgia Meloni  in quella occasione che urlava “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana…” davanti a una folla in delirio.

Già, sembrava proprio che il popolo italiano, in  gran parte, fosse in sintonia con gli slogan sovranisti e populisti della destra estrema di Salvini e della Meloni e che la distanza tra la piazza  e il Palazzo fosse ormai incolmabile tanto che la caduta del governo giallorosso sembrava a portata di mano (Renzi e transfughi grillini  faventibus). Ma a guastare la pacchia (chi di pacchia ferisce di pacchia perisce) sono intervenuti tre movimenti di massa del tutto inaspettati: i giovani – subito bollati come “gretini” dalla stampa di destra – scesi in tutte le piazze non solo italiane ma di mezzo mondo, a manifestare per il futuro del pianeta minacciato dai cambiamenti climatici e contro una classe politica in tutt’altre faccende affaccendata, riscuotendo il plauso (certamente interessato, ma vogliamo impedire a un partito di fare il suo mestiere?) del Piddì, la benedizione del Papa  e il favore dei media mainstream con la loro formidabile cassa di risonanza  e, per contro,  l’esecrazione, il dileggio, il sarcasmo dei sovranisti e dei populisti che si sono scagliati contro la povera Greta Thumberg (nuova icona pop manovrata dai poteri forti per distrarre le masse dai loro veri bisogni e problemi) con un accanimento degno di miglior causa. Un altro movimento di massa del tutto inaspettato e specificamente italiano è quello delle cosiddette “Sardine” (allusione al fatto che le sardine si muovono in banchi per sfuggire agli squali), che, nato a Bologna in Piazza Maggiore, si sta estendendo in tutte le piazze del Paese, con tanto di manifesto anti sovranista e anti populista: “Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita. Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti.

L’avete tesa troppo e si è spezzata…”. Naturalmente si è scatenata la reazione dei leghisti e di Fratelli d’Italia che satireggiano sui pesciolini rossi manovrati, manco a dirlo, dai compagni in disarmo del Piddì che si nascondono dietro i banchi delle ingenue sardine perché non osano venire allo scoperto. Povero Piddì, vien fatto di pensare, che s’ha da fa’ pe’ campà! Il terzo movimento di massa nato a Milano nella piccola Piazza dei Mercanti, martedì 10 dicembre, ma ben presto debordato nella vicina Piazza Duomo illuminata per le festività natalizie, su impulso del sindaco Giuseppe Sala è una reazione civile e civica agli insulti e alle minacce che hanno voluto offendere, ma senza riuscirci.  la senatrice a vita Liliana Segre, in quanto ebrea e impegnata a tener viva la memoria del razzismo nazista e della “soluzione finale del problema ebraico” che Hitler avrebbe voluto portare a termine se non fosse stato sconfitto dagli Alleati e dall’Armata Rossa sovietica. E così seicento sindaci di ogni colore politico e migliaia di cittadini milanesi sono sfilati da Piazza Duomo a Piazza Scala  in segno di solidarietà con la senatrice dietro uno striscione con la scritta “L’odio non ha futuro”.


D’altronde è quello che non si stanca di ripetere Liliana Segre in ogni occasione e in ogni circostanza e che ha ripetuto anche martedì sera: “Stasera siamo qui per parlare di amore. L’odio lo lasciamo agli anonimi da tastiera . Guardiamoci da amici anche solo per un attimo”. Tutti e tre questi movimenti hanno riempito (e, ci auguriamo, riempiranno ancora) le piazze d’Italia in nome di valori che dovrebbero essere condivisi da tutte le persone civili di ogni parte politica: la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo, la solidarietà e il rispetto che ognuno deve al suo prossimo, il rifiuto del linguaggio dell’odio, del razzismo e dell’antisemitismo.  Ora la domanda è: è mai possibile irridere a questi valori? Ahimè, non solo è possibile ma certo; basta aprire un giornale come Libero, il Giornale e La Verità per rendersene conto: su Libero Vittorio Feltri ha rivendicato il diritto di chiamare Greta Thumberg una rompiballe; il Giornale ha titolato: Time, solito politically correct: incoronate le ecoballe di Greta; Borgonovo, vice direttore de La Verità: Greta mi sembra un’operazione di distrazione di massa.


Sulle Sardine: Libero titola: Nati contro il centrodestra. Sono animaletti rossi ma se ne vergognano; il Giornale: titola: Sardine sott’odio. Salvini è il plancton delle sardine, senza di lui non esisterebbero. Il vero obiettivo della protesta? Silenziare gli italiani; La Verità: Belpietro; le sardine sono eterodirette dal Mortadella; Libero su Liliana Segre: Vittorio Feltri: un’altra moda stupida; il Giornale, in questo  caso,  si distingue per sobrietà e misura rispetto agli altri quotidiani di destra: “L’abbraccio di Milano a Liliana Segre”, segue una cronaca obiettiva della manifestazione milanese in solidarietà per la senatrice a vita; La Verità invece non si smentisce mai: “Gli insulti alla Segre inventati per spingere la Commissione”. Certo è che gli insulti e le minacce all’indirizzo di una delle poche sopravvissute all’inferno di Auschwitz  hanno avuto l’effetto di suscitare un’ondata di solidarietà e di affetto per la senatrice che ha coinvolto anche quei sindaci che le avevano negato la cittadinanza onoraria.


Eppure c’è chi ironizza su questo abbraccio dei sindaci e di tanti cittadini e cittadine alla senatrice a vita che ha impresso nella sua carne il marchio dell’infamia nazista, il numero 75190. “Dunque sarà una fascia tricolore a salvarci. Il simbolo per antonomasia dei sindaci d’Italia ci libererà dal male e dall’odio, soprattutto quello da tastiera, messo pubblicamente al bando in piazza della Scala a Milano” (Enrico Paoli su Libero dell’11 dicembre). Ironia veramente, è il caso di dire, di infima lega che degrada chi la usa per sminuire un evento di alto significato civile ed eticopolitico che persino il famigerato Giornale di Alessandro Sallusti ha riportato con il dovuto rispetto, dalla cronaca accurata del quale emerge la partecipazione anche emotiva e l’affetto dei milanesi per Liliana Segre, perché allora fare un titolo come “Alla gente interessa più lo shopping della Segre” palesemente falso? Ecco, è anche contro questi esempi di pessimo giornalismo che riempie le piazze italiane il movimento delle Sardine, che tutto possono essere e fare meno che i pesci in barile.

  FULVIO SGUERSO 

 

 

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