PENURIA

Parole che pensavamo desuete sono tornate con prepotenza nel nostro vocabolario quotidiano. Tra queste penuria e guerra: un binomio che ha perseguitato l’umanità sin dai suoi albori e che pensavamo, dopo il 1945, di aver archiviato per sempre.
A dire il vero questa orgogliosa certezza è stata figlia dell’ottimismo progressista, di matrice illuminista, rimanendo per lo più confinata nei Paesi industrializzati (Occidente) sfiorando appena il resto del mondo (Oriente, Africa e America Latina), come risultato della prosperità del primo, basata sul saccheggio sistematico del secondo.

Il disporre di monete “forti”, come il dollaro e l’euro, hanno permesso all’Occidente di colonizzare finanziariamente gran parte del mondo. Sempre più spesso, questa primazia viene usata in via preliminare all’uso delle armi o come sanzione finanziaria contro chi alle armi ricorre

La nostra prosperità, dovuta al monopolio della moneta forte e delle transazioni finanziarie, ci ha permesso per decenni di tenere gran parte del resto del mondo sotto il nostro tallone mediante il ricatto di sanzioni e, quando l’abbiamo ritenuto conveniente, di vere e proprie incursioni militari (tipo Iraq e Libia). In ogni caso, dovunque siamo entrati col pugno di ferro per i nostri venali interessi, abbiamo creato sconquassi di portata planetaria.
In base a questa stessa ottica, senza minimamente trarre una lezione dai ripetuti insuccessi, abbiamo perseverato nel voler imporre la supremazia dell’Occidente anche al di là dei limiti geopolitici fissati dopo l’ultima guerra. La caduta del simbolo di questi limiti –muro di Berlino- ha esaltato il nostro senso di onnipotenza, di unico possibile sistema politico: quello democratico, anche presso popolazioni totalmente impreparate al salto dal Medio Evo all’età moderna. La cortina di ferro fu all’improvviso vista come un relitto barbarico del passato, con il passaggio verso la democrazia a tappe forzate da parte dei Paesi dell’Est europeo, che oggi sono orbi dell’occhio che guarda a Oriente e addirittura docili nell’assecondare l’installazione di un armamentario anche nucleare puntato verso gli antichi dominatori. Portare gli ex Paesi satelliti dell’URSS nella Nato è stato il primo, molteplice, schiaffo alla Russia; la quale, destabilizzata dopo l’implosione dell’impero sovietico, non aveva l’ardire né la forza di opporsi.

Quando, nel 1989, l’URSS collassò, e con lui la cortina di ferro, di cui la barriera di Berlino era il simbolo, la Russia visse oltre un decennio di continue umiliazioni, trasformandosi in una falsa copia del sistema di vita occidentale. Non tutti i russi lo vissero come un’emancipazione. Anzi. Tra questi Vladimir Putin, futuro premier, che alla cortina vuole tornare, per non contaminarsi con lo “impuro” l’Occidente, visto come un’odierna Gomorra. Un anatema condiviso dai Paesi islamici

Gli anni ’90, infatti, sono stati tragici per l’ex URSS, nei suoi tentativi di scimmiottare lo stile di vita occidentale, importandone più i tanti vizi che le poche virtù, creando crescente livore in quanti non sopportavano il repentino appiattimento su stili di vita d’importazione; a maggior ragione in una Russia con un retroterra culturale di prim’ordine, che dell’Occidente era stata semmai, almeno in parte, maestra, non certo allieva. Tra chi vedeva l’occidentalizzazione come una contaminazione c’era colui che, dopo la scalata al vertice dei servizi segreti, riuscì a imporsi come premier, nutrendo nell’animo sentimenti di riscatto dalla tribolata situazione post-1989: Vladimir Putin.
E sappiamo quanta presa abbia sempre sui cittadini l’esaltazione dei valori nazionali, sui quali fece ampia leva il nuovo presidente. Il nazionalismo parossistico, vale la pena ricordare, fu il sale di fascismo e nazismo.

L’Occidente, tuttavia, continuò nel suo atteggiamento di superiorità nei confronti di un Paese umiliato per il fallimento del suo precedente sistema politico, distraendo gli occhi verso la Cina, nuovo astro nascente, e relegando nell’ombra l’antico rivale.

PUBBLICITA’

L’Occidente, insomma, continuò a sottovalutare il desiderio di tornare alla grande sullo scenario mondiale di una nazione che ne aveva tutti i titoli, sia culturali che geografici, provocandolo attraverso il collaudato schema di esportazione della democrazia in un Paese cuscinetto tra i due vecchi blocchi, l’Ucraina, agevolandone i tumulti interni e arrivando a qualificarla come papabile per l’ingresso in un’alleanza, la Nato, nata proprio come antagonista dell’antico Orso Sovietico. A nulla valsero le intimazioni, e poi le minacce, della nazione-bersaglio di una batteria di missili nucleari posizionati ai suoi confini e puntati verso la sua capitale, Mosca.
Tutta la stampa e l’opinione pubblica occidentale appoggiarono scriteriatamente le mire espansionistiche della Nato, dimenticando quanto fece, a pieno titolo, JF Kennedy nel 1961, quando l’URSS tentò maldestramente di fare esattamente lo stesso, approntandosi a installare i suoi missili sul suolo cubano, dirimpetto agli USA. Ma agli USA tutto è permesso, in quanto a livello internazionale fanno sistematicamente prevalere la forza sul diritto.

La barriera USA-Messico, vista ovviamente dalla parte messicana. Qualcuno pensa che una batteria di missili impiantati lungo questo confine da parte del Messico lascerebbe gli USA indifferenti?

Ora, supponiamo, come ipotesi di lavoro, che il Messico, per ritorsione, decida di lasciar installare, che so, alla Russia o alla Cina, una batteria di missili a testata atomica lungo il confine con gli USA. Qualcuno pensa che questi ultimi glielo lascerebbero fare senza colpo ferire?
Sono anni che l’Ucraina anela a “passare il Rubicone”, mentre l’Occidente gioca a stuzzicare l’ex Orso Sovietico, pensandolo ormai senza artigli. Finché l’inevitabile è accaduto. E ora, mentre tutti invocano all’unanimità, Italia inclusa, sanzioni durissime contro la Russia, riappare con prepotenza lo spettro della penuria, dell’inflazione per scarsità di beni, di povertà crescente a ritmi impensati e incidenti su una situazione, specie italiana, già allo stremo dopo due anni di pandemia. L’Italia sta plaudendo al suo autogol! Naturalmente, i maggiori battimani arrivano dal solito PD, in testa, sia pur per un soffio, nella classifica dei partiti secondo i sondaggi. E il governo annuncia l’invio in Ucraina di 3.400 soldati, tanto per fugare ogni residuo dubbio sulla sua condanna dell’intervento militare russo.

Pane nostro quotidiano. Il boomerang delle sanzioni potrebbe riportarci al suo tesseramento, che i più vecchi ricordano durante l’ultima guerra. Il prezzo del grano è salito notevolmente, di pari passo al petrolio

Le tessere della Fame

Ai nati dopo l’ultima guerra mostro alcune immagini di come si viveva a quell’epoca

Proprio vero che gli italiani sono in buona parte dei masochisti inveterati. E i governi che si sceglie sono, coerentemente, tra i peggiori difensori dei suoi interessi, in nome di un’ideologia che da troppi anni puzza di muffa. Tanto, chi siede in parlamento o in CdM non dovrà fare la coda ai distributori di benzina né faticherà a pagare bollette oggi duplicate, e in futuro chissà. E pane e companatico non scarseggeranno sulla sua tavola. Se la posizione del PD non mi stupisce, non mi spiego il totale allineamento al governo di Lega e FdI.
Un’altra drammatica conseguenza si profila nel numero a sei zeri di persone in fuga dall’Ucraina verso l’Europa. Ma questa volta i Paesi di primo approdo (pardon, ingresso) sono tra quelli che hanno sostenuto a spada tratta il trattato di Dublino (altro fiasco dei nostri politici che lo firmarono), che addossa ai Paesi di primo accesso l’onere dell’accoglienza. Tutti d’accordo quando si tratta di profughi via mare, con l’Italia a farne le spese. Adesso tocca a quanti girarono sempre la faccia dall’altra parte, lasciando l’Italia sola. E magari avranno pure la faccia di chiederci di fare la nostra parte.

Marco Giacinto Pellifroni      26 febbraio 2022

PUBBLICITA’

Condividi

2 thoughts on “PENURIA”

  1. Analisi perfetta. Quello che sembrava ormai impossibile la guerra è arrivata a due passi da noi e noi abbiamo fatto di tutto perchè arrivasse

    1. Sono rimasto sgomento al leggere, prima le dichiarazioni di Di Maio, che rifiuta di sedersi al tavolo del negoziato con la Russia, suscitando la lezione di diplomazia del ben più navigato Lavrov (vedi oltre); e in seguito le dichiarazioni bellicose della van del Layen che, mentre le città ucraine sono sotto le bombe, acuisce ancor più la tensione dichiarando di volere l’Ucraina nell’UE. Benzina sul fuoco.
      Questa la lezione di Lavrov a Di Maio: “È una strana idea della diplomazia. [La diplomazia] è stata inventata proprio per risolvere situazioni di conflitto e di tensione, non per fare viaggi a vuoto in giro per le nazioni o per assaggiare piatti esotici a ricevimenti di gala. I nostri partner occidentali devono imparare a usare la diplomazia in modo professionale.” Capito, dilettanti allo sbaraglio?

Rispondi a marco giacinto pellifroni Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.