PATTUMIERA IMPERIESE

Dodici mila tonnellate di rifiuti imperiesi arriverebbero giornalmente nella discarica di Vado Ligure
VADO: PATTUMIERA IMPERIESE
 O ALIBI DI UN BUSINESS?
Poco importa se, nella Provincia di Savona, i livelli di inquinamento ambientale atmosferico sono quelli della Pianura Padana

Dodici mila tonnellate di rifiuti imperiesi arriverebbero giornalmente nella discarica di Vado Ligure
VADO: PATTUMIERA IMPERIESE
 O ALIBI DI UN BUSINESS?
Poco importa se, nella Provincia di Savona, i livelli di inquinamento ambientale atmosferico sono quelli della Pianura Padana
 
Le province di Imperia e Savona, potrebbero aver risolto in meno di una settimana un problema che la Regione Liguria non ha saputo risolvere in più di un anno.” Parla dell’emergenza rifiuti, l’assessore provinciale Paolo Marson e lo fa in un Convegno a Pietra Ligure, pensate un po’, sulla raccolta differenziata, ma non si riferisce a quest’ultima quanto invece al conferimento dei rifiuti provenienti da Imperia

Una Provincia, da lungo tempo, al collasso sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti: una Provincia, da altrettanto lungo tempo, in emergenza.

No, non siamo in Campania e neanche in Sicilia, regioni che ci hanno abituato a spiacevoli quanto disgustose immagini televisive con roghi di cassonetti o montagne di spazzatura i cui miasmi immaginiamo, solo all’idea, di percepire.

Imperia è una Provincia della Liguria, una regione del Nord. Quel Nord che dà lezioni specialmente quando le sue amministrazioni sono vicine all’attuale Governo.

Imperia è una Provincia da sempre governata dal centro-destra, roccaforte di noti ministri caduti in disgrazia che lì hanno il loro feudo. Una Provincia che cementificazione a parte, affari più o meno leciti perpetrati da anni, ha mantenuto il suo “borghese” isolamento dalla più operaia Savona e dal controllo genovese. L’elite di chi abitava e governava paesi esclusivi sul mare e sulle dolci e assolate colline dall’aria sicuramente più salubre di quella delle inquinate e industriali Vado Ligure e Savona, ha perpetrato, in fatto di rifiuti, gli stessi fallimenti dei paesi del sud.

Da Imperia non sono mai pervenute immagini di roghi di cassonetti o montagne di “lussuosa” spazzatura per le strade, ma anche lì, società come Eco Imperia, con consigli di amministrazione lautamente remunerati, non sono state in grado di approntare strategie, né di prevedere idonei impianti di smaltimento, nonostante le concessioni siano state previste fino al 2050. Qualcuno ci avrebbe pensato! Così dodici mila tonnellate di rifiuti imperiesi arriveranno giornalmente nella discarica di Vado Ligure.

Proprio Vado ligure che, dopo la Centrale a carbone, la piattaforma di cemento sul mare e tutti i problemi ambientali che deve giornalmente affrontare, è destinata ad essere territorio di “dialogo” con Imperia.

Un dialogo che, a detta di Marson, “ipotizzerebbe vantaggi per i savonesi che da questa operazione troverebbero la soluzione ai loro problemi”.

Aggiunge” Ci hanno chiamato quattro giorni fa da Imperia e ci siamo mossi subito per cercare di dare una mano”.

Poi, preso forse più da un impeto autoreferenziale che dalla realtà dei fatti, chiama il sistema savonese “ un sistema di gestione dei rifiuti che funziona contrariamente a una programmazione invece generale(riferendosi alla Regione) che sembra un po’ faticosa”.

Un messaggio che parla di vantaggi per i savonesi che guadagnerebbero spazio nelle discariche imperiesi, quando queste saranno riaperte, e poi tutta una serie di benefici in termini di collaborazione con la vicina Provincia di Imperia, non ultimi benefici “economici”.

Si riferisce a una legge nazionale che prevede che quando il trasferimento dei rifiuti avviene su base interprovinciale è prevista l’erogazione di una somma a beneficio del Comune che riceve, in questo caso il Comune di Vado, e della Provincia. “Questi fondi poi saranno destinati ovviamente al sistema dei rifiuti”.

L’assessore Marson

L’assessore enfatizza su ciò che si ridurrebbe a un risarcimento per un territorio che è, in verità lontano ad avere un sistema di raccolta e smaltimento rifiuti che funzioni, con una raccolta differenziata ai minimi storici, con una tassa smaltimento rifiuti aumentata, a Savona, lo scorso anno del 15%, giustificata dal trattamento dei rifiuti che si troverebbe a fare Eco Savona, prima di andare in discarica e con un altro aumento programmato per il 2012,dopo le elezioni comunali..

L’assessore omette un aspetto importante e cioè che la chiusura dell’unica discarica pubblica di Cima Montà, avvenuta anni fa, costa tutt’ora ai cittadini del savonese tre milioni di euro l’anno e che ATA, l’azienda municipalizzata, è stata ridotta ad avere un danno passivo proprio dall’impossibilità di avere una discarica pubblica su cui contare.

Insomma la situazione imperiese potrebbe rivelarsi un provvidenziale business per i privati che gestiscono la discarica del Boscaccio che, già facilitati dalla chiusura di Cima Montà (era Berruti, l’attuale Sindaco di Savona, l’allora vicepresidente della Provincia che chiese la chiusura) oggi vedrebbero avvicinarsi la concessione richiesta da tempo ad aumentarne la capacità.

Una discarica, quella del Boscaccio, le cui quote societarie sono per il 70% private (Geotea SPA), per 25% del Comune di Vado e solo del 5% del Comune di Savona. Gestita da ECOSAVONA, è l’unica aperta sul territorio savonese e, fallita la possibilità di aprirne una pubblica a Passeggi, si trova a essere l’unico interlocutore senza concorrenza.

Da tempo Geotea chiedeva un ampliamento della discarica per un milione di metri cubi e adesso, con l’arrivo di altri rifiuti, potrebbe ottenerne giustificatamente la concessione a farlo.

L’assessore provinciale ci tiene però a precisare che il discorso dell’ampliamento della discarica del Boscaccio è un’altro discorso: “Il fatto che si accolgano i rifiuti di Imperia non vuol dire che la discarica di Vado sarà ampliata. Sono due cose diverse e indipendenti”.

 

Questo accordo, se lo faremo, e se il Comune di Vado darà l’ok, sarà una cosa temporanea ed anzi noi insisteremo perché sia mensile e rinnovabile di mese in mese. Quindi una cosa di piccolo profilo. La questione invece dell’ampliamento della discarica si lega alla costruzione di un sistema di trattamento del rifiuto che sia completo e veramente rispettoso della legge e non solamente un ampliamento per tamponare un problema” conclude Marson.

 

Insomma, una cosa di piccolo profilo! Soprattutto quello che potrebbe voler dire per il nostro territorio, l’idea di Marson e cioè quella di “impostare il ciclo dei rifiuti come una lavorazione industriale, con una serie di impianti che gestiscono le varie parti del prodotto.”

Potrebbe voler dire il trituratore per ATA che potrebbe così risolvere i suoi problemi di bilancio, ma anche il ripresentarsi dell’utilizzo del CDR con un eventuale termovalorizzatore. Potrebbe anche voler dire l’utilizzo della centrale a biomasse di Ferrania che riuscirebbe finalmente avere tutto il combustibile necessario per giustificare la sua esistenza.

 

Si potrebbe pensare a montagne di arcinote eco balle, che di eco, come si sa, non hanno nulla perché composte da derivati petroliferi , pronte per essere avviate alla combustione. Con questo sistema si potrebbe inizialmente fingere di perseguire la raccolta differenziata perché come è noto vetro, metalli e umido non hanno potere calorifico e quindi non sono combustibili per poi inevitabilmente vanificarla come l’esperienza di altre zone ci insegna.

Entrerebbe in funzione il trituratore ATA che confezionerebbe il residuo secco in eco balle e, guarda caso, potremmo anche ricevere, per una legge dello stato, ecoballe da altre regioni così potremmo giustificare l’esistenza di un bel “termovalorizzatore” magari progettato dalla stesso EcoSavona se non si vuole alimentare la centrale a biomasse, visto che CDR e Biomasse sono due tipologie di Combustibili Alternativi che possono essere sfruttati in modo massiccio con il più semplice e diretto metodo di utilizzo: il Cofiring.

Potrebbe persino tornare utile la centrale a carbone Tirreno Power, Sorgenia, che sarebbe logisticamente più comoda,proprio perché come si sta facendo nella centrale Enel di Fusina a Porto Marghera.

In ogni caso per ottenere un potenziale calorifico maggiore, il CDR dovrà avere un alto contenuto di elementi che aumentino tale caratteristica e in tal caso risulterebbe inficiata qualsiasi tentativo, peraltro già attualmente fallimentare, di recupero dei materiali quali carta e plastiche, attraverso la raccolta differenziata.

Poco importa se recentemente l’inceneritore di Pietrasanta gestito dalla Veolia Environnement, è stato oggetto d’inchiesta della magistratura a causa delle presunte manomissioni al software dell’impianto che avrebbero segnalato valori di diossina inferiori rispetto alla realtà, qui non succederà mai.

Poco importa se, nella Provincia di Savona, i livelli di inquinamento ambientale atmosferico sono quelli della Pianura Padana.

Poco importa se il 22 dicembre 2008, l‘Italia è stata condannata dall’ Unione Europea, perché il CDR non va considerato non nuovo prodotto industriale ma rifiuto, e deve quindi sottostare alle norme di sicurezza relative.

Qui a Vado tutto sarà nei termini di legge.

Non è stato sempre tutto così?…….. 

                                                         ANTONIA BRIUGLIA

 

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