Ospedale San Paolo

L’OPINIONE
Ospedale San Paolo, quale futuro

L’OPINIONE
Ospedale San Paolo, quale futuro
 
Claudio Giberti

Il jaccuse del primario di urologia Claudio Giberti pone con forza l’esigenza di rilanciare Valloria. Le minacce del vertice Asl, la solidarietà pelosa degli altri primari con la difesa dell’asse Neirotti-Berruti in vista delle prossime elezioni. Sempre più evidente il mancato impegno dei politici savonesi alla corte del governatore Burlando.

Dove va e soprattutto come è gestita la Sanità savonese? Quale futuro (il presente è, ahinoi, sotto gli occhi di tutti) per l’ospedale San Paolo?

Interrogativi pressanti, d’attualità e doverosi dopo lo sfogo del primario del reparto Urologia, Claudio Giberti. Un vero e proprio atto di accusa nei confronti delle scelte e della politica ospedaliera della Asl2 e della politica tout court, ovvero della Regione e del governatore Burlando.

La sortita di Giberti potrebbe apparire sospetta alla vigilia della sua scadenza contrattuale, ma i contenuti e le motivazioni della sua entrata a gamba tesa nei problemi dell’ospedale di Valloria sono puntuali e pertinenti.

Non può essere ritenuta arroganza, né reato di lesa maestà (leggasi il vertice della Asl) denunciare la mancanza di attenzione e di strategie, contestare investimenti a suo avviso errati, come l’acquisto di due litotritori, ritenuti inutili, al posto di un robot per far crescere sul piano tecnologico, della sicurezza e dell’efficienza il suo reparto.

Giberti ha lanciato un sasso nella palude della sanità savonese.

Lo ha fatto dall’alto della sua esperienza e professionalità. A lui va riconosciuto il (grande) merito di aver creato, quasi dal nulla, uno dei (pochi) reparti di eccellenza del “San Paolo”, di aver portato a Savona l’esperienza maturata alla scuola di un grande dell’urologia come il compianto professore Giuliani. Il suo desiderio di difendere, con il suo reparto, la dignità dell’intero ospedale non può e non deve essere liquidato, semplicisticamente, come una infrazione alle un po’ ottuse regole della “burocrazia neirottiana”, secondo le quali un primario non può e non deve esprimere le sue opinioni senza preventiva autorizzazione.

Un percorso difficile su cui altri lo hanno preceduto con coraggio e onestà intellettuale. Come non ricordare le battaglie condotte, contro la politica invasiva e la cattiva gestione, dal professor Luigi Bruni, indimenticato grande primario del reparto Dermatologia, mai piegato dalle logiche di potere e dagli interessi di parte e di fazione.

I “vecchi” del “San Paolo” ricordano con nostalgia quando il professor Bruni spinse giù dalle scale un amministratore socialista della cricca Teardo che pretendeva di mettere il naso nel reparto. Erano i tempi in cui la tessera del Psi faceva “titolo” per l’assunzione. Oggi in molti casi si fa carriera aderendo al Pd.

Flavio Neirotti

Le minacce di licenziamento, ventilate dai vertici della Asl2, sanno molto di ridicolo, anche considerando che Giberti è in scadenza di contratto. Ma mostrano ancor di più la miopia di chi sta nella stanza dei bottoni. Si guarda il dito che indica la luna, invece di approfondire, dibattere, verificare, rispondere ad allarmi e interrogativi.

L’onore del “San Paolo” non si difende minacciando licenziamenti, ma attraverso seri esami di coscienza. E tirando fuori le unghie in sua difesa.

Quella difesa sempre più necessaria a fronte di tagli, investimenti sbagliati o mancati, emarginazioni, impoverimenti ad ogni livello, emorragie di malati verso altri nosocomi, vicini (Santa Corona) e lontani (Milano, Montecarlo, Pisa, Genova, Torino). E resa più urgente a fronte dei tradimenti di chi, a livello politico, rappresenta Savona alla corte di Burlando e dell’assessore Montaldo. Quel governatore, va ricordato, che venne a raccattare voti e sostegno esibendosi in bella mostra sui muri della città circondato da camici bianchi, molti dei quali, guarda caso, hanno poi rimediato la promozione sul campo.

E non è un caso se i primari del “San Paolo”, alcuni dei quali “premiati” per la loro prova fotografica a favore del governatore Burlando, dopo una prima attestazione di solidarietà, hanno poi preso le distanze dal collega Giberti, con una prova di trasformismo degna del miglior Brachetti. Non dimentichiamo che siamo sotto elezioni e l’asse Berruti-Neirotti è un punto di forza del sindaco in cerca di una (scontata) riconferma.

Un’altra brutta pagina. E se i primari del “San Paolo” hanno dimostrato ancora una volta di pensare al proprio orticello, e non all’interesse collettivo e della collettività, nessuno può cancellare, nemmeno loro, quello che è sotto gli occhi di tutti, ovvero il malessere tra le corsie, la consapevolezza di un lento e progressivo deterioramento, la mancanza di strategie di ampio respiro, l’inquietante disinteresse della classe politica, la mancanza di programmazione.

Dove va il “San Paolo”? L’interrogativo merita e attende risposte ad ogni livello, locale e regionale. Dopo le polemiche è il momento di agire. Con la politica dello struzzo o peggio con le difese corporative se non di bottega, con la minaccia di sanzioni, vere o presunte, non si risolvono i problemi, non si migliora l’assistenza, non cresce la qualità dei reparti e nei reparti. Le eccellenze esistenti vanno difese, non smantellate. E dove non vi sono sarà il caso di cominciare a lavorare per (ri)crearle. Senza incertezze. Prima che sia tardi.

 

Esculapio

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