Non inquinare costa troppo

 (prologo alla mia conferenza del 18/10/2015*)

Avevo già trattato questo punto in mie precedenti pubblicazioni, e il tema torna di prepotente attualità con lo “scandalo” VW.

C’è una regola che non teme eccezioni: maggiori le cautele per rendere “ecosostenibili” un processo e i suoi prodotti dopo l’immissione capillare nell’ambiente, maggiori i costi.

Software per barare al collaudo? Bastava il naso

Il campo in cui questa regola ha dispiegato al massimo la sua validità è stato il nucleare, la cui presunta “sicurezza” ha costi elevatissimi, tenendo presente che nei costi considerati dai fabbricanti di impianti nucleari rimane accuratamente estraneo l’impatto a lungo termine -e non quantificabile- sulla biosfera, sia durante il suo funzionamento che dopo la dismissione, incidenti a parte.

Voglio qui accennare al fatto che la scintilla che provocò in me la conversione ecologica, nel lontano 1969 (quasi mezzo secolo fa!), fu la decisione del Comune di Milano, dove all’epoca ancora vivevo, di sostituire una flotta di filobus con altrettanti autobus a trazione diesel. Gli assessori alla sanità e al traffico sostenevano la “pulizia” dei motori diesel di ultima generazione, pur essendo dimostrabile, a naso e ad occhio, che l’affermazione aveva la natura tranquillizzante che in genere le “istituzioni” rilasciano ai cittadini per autoassolvere il loro placet ad impianti industriali o apparecchi a larga diffusione che, per essere economicamente sostenibili, non sono altrettanto eco-compatibili. L’esempio del bitume nel porto di Savona è un esempio del primo tipo che vale per tutti. Quanto al secondo, gli scarichi dei motori diesel sono noti da sempre per le sostanze inquinanti e cancerogene che contengono in misura molto generosa e scarsamente contenibile.

Mancato VIA? Bastava il buon senso

Insomma, se l’economia mette in conto quanto si fa pagare all’ambiente, si scopre che gran parte di ciò che l’odierna società dà per “irrinunciabile” risulta aggressivo per l’ambiente. La nostra pesante dipendenza da petrolio e carbone non fa che confermare che questa civiltà, o toglie dall’altare l’idolo consumistico della crescita, o avrà vita assai breve, come anche il Papa ha schiettamente dichiarato nel cuore della nazione, gli USA, cui tutti abbiamo guardato come un faro di civiltà cui adeguarsi, mentre sta mostrando l’essenza predatoria del suo modello di vita; per continuare il quale non esita ad applicare innovazioni tecnologiche, come l’ingegneria genetica, che non fanno che affrettarne la fine.

Verso la natura noi abbiamo molti più doveri che diritti; e ciò vale in misura crescente al crescere delle disparità di reddito, che permettono a pochi di sperperare il patrimonio che tutti siamo chiamati a custodire.

Già nel 1969 l’associazione che insieme a filosofi, scienziati e letterati avevo fondato, prima a Milano e poi a Finale, incitava alla rinuncia del traguardo 1 persona = 1 auto, con il seguito che oggi possiamo constatare, con auto circolanti per ogni dove. Eppure, chi prova a vivere senza auto si accorge che non è quella tragedia che molti paventano; e ci si può far beffe di autovelox, divieti di sosta, assicurazione, bollo, meccanici e tutta la ben nota serie di balzelli, con enorme guadagno per il portafogli e per la salute, propria, del prossimo e dell’ambiente.

Dell’auto elettrica, di cui già 50 anni fa si parlava nei convegni come di una prospettiva “ecologica” e imminente, oggi si torna a parlare, citando le ricerche di Apple, Google e Tesla (dal nome del fisico novecentesco della statura di Einstein, ma “censurato”); come se l’elettricità arrivasse dal cielo: stessa dimenticanza usata nel propagandare i motori a idrogeno. Ma, come diceva Barry Commoner, la natura non distribuisce pasti gratis, né in termini economici né ecologici.

* Tratterò il tema in maniera più esaustiva nella conferenza che terrò domenica prossima, 18 ottobre, presso la Saletta Conferenze attigua all’Abbazia Benedettina di Finalpia, ponendo al centro del discorso il concetto fondamentale, rimosso dalla coscienza collettiva, di entropia: grandezza fisica ineludibile alla base del 2° principio della termodinamica. Vedi locandina allegata.

Mia bibliografia “vintage”

       “L’ultimo marciapiede”, su ILGIORNALE DELLA LOMBARDIA, Maggio 1971

       “Il buon governo dell’energia”, con commento di A. M. Angelini, Direttore Generale Enel, su ECOLOGIA, Marzo-Aprile 1972

       “Mobilità e valori ambientali”, su STRADE & TRAFFICO, Lug-Ago 1972

        “L’uso ‘buono’ dell’automobile”, su STRADE & TRAFFICO, Febbraio 1973

       “Autobus ed Ecologia Urbana”, su INQUINAMENTO, Gen-Feb 1975

       “Città: fruibilità pedonale e viabilità veicolare”, su LE STRADE, Mar-Apr 1975

       “L’estetica tra religione ed ecologia”, su CENOBIO, Gen-Feb 1976

       “Entropia e rifiuti”, su SAPERE, Novembre 1983

Marco Giacinto Pellifroni               11 ottobre 2015

 

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