Non ho l’età

NON HO L’ETÁ?

NON HO L’ETÁ?

Negli ultimi tempi si stanno moltiplicando i casi di rapporti, definiti “ambigui”, tra persone divise da grandi differenze di età, in alcuni casi con una delle due ancora minorenne. L’ultimo riguarda una maestra di Vicenza quarantenne con un suo alunno di sostegno, appena decenne. [VEDI]

Come da copione, i genitori dell’alunno, non appena scoperto lo scambio di messaggi sul suo cellulare, hanno pensato bene di rivolgersi ai Carabinieri. Un tempo, quando gli SMS erano ancora di là da venire, si sarebbero limitati a parlarne col figlio, notando magari un suo comportamento strano. Oggi invece, al minimo sentore di un rapporto giudicato estraneo al codice comportamentale classificato come “normale”, i genitori, vivendo in un clima dove il sesso è insieme sbandierato e criminalizzato, non trovano di meglio che far intervenire le forze dell’ordine, quasi si trattasse di un attentato alla sicurezza sociale, e queste ultime le rimpallano alla magistratura, in un contesto che vede i tribunali sempre più invadere le nostre vite. Con la superiorità morale che recenti e passati scandali ammantano di legittimi dubbi.

 

Il vecchio Aristotele perde la testa per la giovane Fillide, deriso dal suo giovane discepolo Alessandro Magno

Io sarò forse di mentalità troppo aperta, all’alba dei miei secondi quarant’anni, ma credo fermamente che, quando si penetra in un sentimento così intimo e celestiale come l’amore tra due persone, le istituzioni dovrebbero rimanerne fuori il più possibile. E che, è vietato ad un adolescente innamorarsi della sua maestra, e viceversa? Credo che le classi scolastiche palpitino di amori simili, perlopiù inespressi, e anzi repressi, perché contrari alla morale corrente. Io stesso ho raccolto confidenze di donne che mi hanno rivelato di avere avuto una passione, perlopiù segreta, col maestro o il professore, durante la loro frequentazione scolastica. Per non dire di quanti alunni hanno provato impulsi simili con la loro maestra o professoressa. Normalmente la cosa si ferma lì, nell’intimo delle persone interessate; ma a volte ha modo di estrinsecarsi, col progredire irrefrenabile di un sentimento che pervade ogni loro pensiero, giorno e notte. L’ho già scritto più volte: l’amore, con o senza sesso, platonico, ti coglie a suo piacimento, e non sei tu a deciderlo. Ti prende e basta. E se ne frega se le leggi sancite dall’uomo lo giudicano illecito. Ed è probabilmente quanto è accaduto alla coppia in oggetto, il cui rapporto, limitato a scambi amorosi e un paio di casti baci “vicino alle labbra”, è stato burocraticamente rubricato come “molestie”. Molestie ha nel vocabolario un altro significato e non vale neppure la pena che ne trascriva la definizione dalla Treccani.

Noto con sconcerto l’escalation poliziesca nel giudicare ogni nostro comportamento, sia pubblico che, ahimè, privato, quasi che tutti noi si debba essere, per seguire la moda, massimamente “trasparenti”, persino nei sentimenti più intimi. Il codice penale sembra contenere articoli che vietano di amare una certa categoria di persone: quella dei minorenni. Così come escludeva, fino a epoca non remota, l’amore omosessuale.

Intanto, credo che vadano rivisti i limiti di età, considerato che i giovani d’oggi sono molto più “avanzati” di quanto eravamo noi alla loro età. Il caso di Ruby e Berlusconi è un esempio da manuale per sconfessare la vulgata della povera fanciulla, casta e indifesa, di fronte alla pretese del “vecchio marpione”.

Ricordo un caso di qualche mese fa proprio a Savona tra un uomo maturo e una giovane ragazza, minorenne, pur consenziente; ma che secondo il codice non aveva ancora l’età per decidere dei suoi sentimenti. Avrebbe dovuto aspettare i rituali 18 anni, come cantava nel 1964 la Cinquetti in “Non ho l’età”.

 


Gigliola Cinquetti in seguito si dissociò dal brano: “L’amore non è un fatto anagrafico, non mi piaceva esprimere quel concetto di aspetta e spera”. Come dire: chi se ne frega se non ho l’età…

 

Certo, ci sono anche i casi di abusi veri, come quello di questi giorni circa un magistrato (nientemeno!) che schiavizzava le sue allieve, imponendo castighi e penitenze. Ma qui l’amore non era certo di casa, era solo brutale maschilismo e sudditanza accettata per stato di lampante inferiorità e necessità. E. per non incorrere in fraintendimenti, che pure mi pare di aver già fugato, giustifico ogni rapporto, più o meno platonico, quando alla base ci sia amore, tenerezza, condivisione; non certo quando la persona matura usa il suo status conferitogli dalla maggiore età o da una situazione di supremazia per usare sopraffazione e coercizione.

Un tuffo nel passato

E se dicessi che anch’io, adolescente, avevo preso una cotta formidabile, durata parecchi anni, per una lontana zia dell’età di mia madre, che veniva regolarmente a trovarci col suo invidiato marito? L’attrazione verso persone da cui ci dividono tanti anni, in più o in meno, è molto più diffusa di quanto non si sia soliti credere. Nel mio caso parlo degli anni ’50, quando vigeva il più rigoroso bigottismo in campo sessuale: quel bigottismo che portò infine al botto del ’68. Sono sicuro che, se ci fosse stata l’attuale possibilità di messaggiare la procace zia per aprirmi senza dover affrontare l’imbarazzante faccia a faccia, l’avrei sicuramente fatto; e chissà che non facessi centro… con gli inevitabili anatemi di mia madre, che avrebbe di certo messo al bando la zia, pardon la cougar, senza però scomodare carabinieri, magistrati e psicologi. 

 

La folgorante bellezza senza età di Gina Lollobrigida, sogno inarrivabile della mia adolescenza. Magari fosse stata la mia dolce maestra!

 

Vorrei anche aggiungere che le donne, specie se nei loro primi “anta”, hanno una malizia nel vestiario e nell’atteggiamento che spesso fa colpo in proporzione inversa all’età del maschio. E ciò era ancora più vero negli anni dei desideri repressi, come, appunto, i ’50. Erano gli anni della Sophia e della Lollo (la novella Frine di Blasetti), con le gonne fasciate sui fianchi, lo spacco laterale, le calze nere con la riga (rimasta un mito ineguagliato), i tacchi alti (dopo il piattume del recente tempo di guerra), i reggiseni a cono (poi riscoperti maldestramente da Madonna) e cinture larghe strizza-vita. Ce n’era abbastanza per mandare fuori di testa qualunque uomo, di qualunque età. Me compreso, naturalmente. E la zia, guarda caso, seguiva alla lettera quella moda e si guardava bene dal non esibirla. Abbracciarla e baciarla quando arrivava era un evento che attendevo giorno dopo giorno. E sfido chiunque a non dire che passioni simili non abbiano turbato gli anni “della prima macchia bianca”, per dirla con Battiato, che può arrivare ben prima dei canonici 13-14 anni.

 


Anni ’40 e ‘50, quando la donna-donna esaltava i propri attributi con cinture strette sui fianchi e reggiseni a cono, per la delizia e il tormento di uomini e ragazzini

 

 

Madonna nel rozzo e volgare tentativo di attuare un revival di quegli anni, con scarso successo

 

Discorso analogo, e contrario, vale per le odierne ragazzine, magari minorenni per la legge tuttora vigente, nei confronti, più che dei coetanei, degli uomini dagli “anta” in su: hot pantssneakers, t-shirts, treccine/codini, trucchie un misto di candore e malizia: insomma, frutto proibito per gli uomini maturi e incubi per le mogli.

Voler mettere ordine in tutto questo turbinio di sentimenti, pretendere di sancire quando un amore è canonico o proibito rientra tra le mission impossible.  L’essere umano è un coacervo di corpo, mente e cuore; e per quanti sforzi facciano la mente e i condizionamenti esterni per domare il cuore, questi reclama la sua testarda indipendenza; e ama chi vuole. Stanno a testimoniarlo i tanti uomini importanti che hanno perso la testa, e la carriera, correndo dietro a una gonnella galeotta, normalmente assai più giovane…

 


Finale si tuffa stasera negli anni ’50 e assume come loro icona Brigitte Bardot: “l’impossibile sogno dell’uomo sposato”, come la definì Marguerite Duras

 

Marco Giacinto Pellifroni      12 luglio 2019

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