MoVimento 5 Stelle – Savona

MoVimento 5 Stelle – Savona
Anche a Savona il MoVimento Cinque Stelle parteciperà  alle prossime elezioni comunali. Già scelto il candidato Sindaco

MoVimento 5 Stelle – Savona
Anche a Savona il MoVimento Cinque Stelle parteciperà  alle prossime elezioni comunali.
Già scelto il candidato Sindaco
 

Ebbene sì, possiamo rompere gli indugi e dirlo ufficialmente: anche a Savona è nato, da una “costola” degli Amici di Beppe Grillo, il MoVimento Cinque Stelle, con regolare autorizzazione a usarne il logo per promuovere una Lista Civica che partecipi alle prossime Comunali.

E possiamo rompere il riserbo anche su chi il MoVimento abbia scelto come capolista: un… articolo… comparso nei giorni scorsi sul Secolo XIX, munito di foto, ahimè, più giovanile, e che infiocchetta uno scarno colloquio telefonico, svela l’arcano, indicando la sottoscritta.

 

Perché il MoVimento, innanzitutto. Qualcuno, forse prevenuto su Grillo, forse scettico, forse ancora affezionato ai partiti tradizionali o alle ideologie, sbuffa all’idea. Altri, quelli che del sistema dei partiti e della non-scelta che offre ne hanno abbastanza, magari la vedono con favore. In un Paese con un astensionismo conclamato ormai intorno al 40%, sospetto che nella seconda categoria non siano in pochissimi.

 

Perché non è un caso, non è volontà di rottura ad ogni costo, non è qualunquismo, populismo, ma amara realtà, scelta quasi obbligata: nel sistema attuale, per essere veramente innovativi ed efficaci, per tentare una svolta, un cambiamento anche minimo, occorre agire dal di fuori, costruire qualcosa di innovativo.

Ne vediamo le prove anche a livello nazionale: una situazione orrenda che non si sblocca, uno stallo macroscopico, solo perché in un Parlamento nominato dai partiti si è creato un intreccio di interessi tale, da imprigionare tutti.

Questa rete di interessi è attiva anche a livello locale. Ci sono, all’interno dei partiti, alcune persone valide, in buona fede e con desiderio sincero di cambiare le cose, ma il meccanismo tende quasi sempre a fagocitarli e metterli in condizione di non nuocere. La struttura ormai è talmente incancrenita (anche i partiti che sono rimasti sempre più distanti dalla stanza dei bottoni ne sono stati contaminati) che appare sovrumano il tentativo di riformarla.

Non condanno chi si impegna in tal senso, sia chiaro. Anzi, ha tutto il mio rispetto. Né mi arrogo improbabili superiorità: solo dubito fortemente, e per fondati motivi ed esempi pregressi, sulle possibilità di successo.
Fra il tentare a tutti i costi di traversare l’oceano rabberciando una barca che comunque fa acqua, e probabilmente affonderà prima di arrivare, e costruirne una nuova e solida, magari mettendoci un po’ più tempo, preferisco la seconda soluzione.

Attenzione: questo non è il concetto qualunquista del “sono tutti uguali”. Non è un argomento superficiale dettato da fastidio generico, ma piuttosto una consapevolezza ragionata e profonda, fondato sulla spiegazione razionale del PERCHE’, allo stato delle cose, i comportamenti si assomiglino. Basata su prove, evidenze, esperienze pregresse, dove i programmi quasi mai vengono rispettati, dove le parole e gli atti a ridosso di elezioni sono ben diversi dalle azioni in corso d’opera, dove ruoli ed alleanze misteriosamente saltano o cambiano secondo criteri staccati dalla volontà popolare, dove le parti spesso si invertono con disinvoltura fra chi è al potere e chi all’opposizione.

Il MoVimento, invece, non può essere criticato “ex ante”, per dirla con Masi.  Non ci sono ancora motivi per dubitare della buona fede, al massimo si può temere improvvisazione, dilettantismo, errori, ingenuità, incapacità di tradurre in pratica. Tutte cose ancora da verificare. Del resto abbiamo molti esempi di politici di mestiere che non sono esattamente fulmini di abilità, nonostante siano lì da una vita. Il che, nel loro caso, è un’aggravante.

Cosa costa provare? Cosa costa, dare un’occasione a facce nuove e bene intenzionate?

Considerando anche che non chiediamo una cambiale in bianco, una delega di fiducia incondizionata, ma piuttosto di partecipare alle nostre speranze, anche attivamente. Chiediamo un processo di informazione, comunicazione, proposte e critiche che funzioni attivamente nei due sensi, fra cittadini e rappresentanti, da adesso e fino al termine dell’eventuale mandato.

 

Cosa possono garantire, i candidati del MoVimento, a partire da me? Per essere certificati da Grillo occorre avere la fedina penale pulita, non aver svolto in precedenza più di due mandati, non essere attualmente iscritti a partiti politici.
Ci si deve sentire cittadini “prestati” alla politica. Si deve agire pensando al bene comune, vedere la politica come un compito, un impegno, una missione, non come un lavoro o un trampolino per emergere. Si deve essere consapevoli che il mandato non va tradito, e poiché si è solo dei rappresentanti, dei portavoce di un programma, in qualsiasi momento si può essere messi in discussione e sostituiti se non si opera in linea con quel programma o non si è abbastanza incisivi.

Il programma, appunto, è in via di definizione, per cui non posso esporlo ufficialmente. Ripeto che il MoVimento non chiede il voto, la delega, non chiede l’adesione a un documento precotto, ma la partecipazione, il più possibile, per avvicinarsi al concetto di democrazia diretta.
Chi vuole può dare un’occhiata al blog di discussione… http://meetupsv.blogspot.com/ dove i punti base della carta di Firenze…http://www.beppegrillo.it/listeciviche/documenti/carta_di_firenze.pdfsono tradotti in proposte su scala locale, e dove ci si può iscrivere per commentare e dare suggerimenti. Si vorrebbe che il risultato finale fosse una sintesi di quanto di meglio, più concreto, utile, fattibile, innovativo, condiviso e in linea con i principi di base emerga da questa discussione.

Come si vede, di idee ce ne sono già molte.
Forse utopistico, certo. Però io credo che planando piano piano al suolo a partire dalle utopie, qualcosa si ottenga, partendo dal terra terra e dal meno peggio, non si costruisca un bel niente. E credo che un minimo di entusiasmo, di volontà di partecipare, di consapevolezza e di speranza, di ricostruzione di socialità e solidarietà, siano FONDAMENTALI per far ripartire la realtà locale e nazionale così malridotte.

Ci sarà tempo e modo, spero, per discutere nel dettaglio i vari punti e le proposte e i risultati delle nostre elaborazioni collettive. Per ora volevo anticipare qualche idea di base.

 
Primo punto: trasparenza e riduzione costi della politica. Qualcuno dice che e’ populista, (in genere sono i politici che cercano scuse per salvarsi i privilegi), qualcuno dice che questa e’ premessa e non programma, personalmente sono convinta invece che faccia parte integrante del programma.

 Il nocciolo del potere sono i soldi: tutti tendono, inevitabilmente e per una serie di motivi, a
privilegiare progetti dove girano grossi interessi economici. A volte anche con capitali di dubbia origine e con intenzioni non proprio limpide, purtroppo.

Lo vediamo giorno dopo giorno, le battaglie politiche e mediatiche per far approvare cose indigeribili, prive di vere giustificazioni, e invise ai cittadini.

Se si inverte la tendenza, fare spazio a tanti piccoli progetti locali e partecipati, accogliere idee, innovazione, buona volontà, e segare le gambe alle grosse speculazioni, parte del castello si sgonfia. E questo vale per i rifiuti, per l’edilizia, per l’energia, per la connettività e il telelavoro, per il turismo, persino per la cultura e le varie iniziative correlate all’immagine della città. Questa sarebbe vera rivoluzione.
Noi preferiamo l’idea che girino meno soldi in tante cose, rinforzati da impegno sociale. Per farli valere di più per tutti.

E questo comporta un’altra conseguenza positiva: spogliata di questi grossi giri economici, la politica perde di interesse per chi ha scopi personali, ritorna ad avvicinarsi a un servizio alla collettività.

Altro punto fondamentale per un tema quasi drammatico: il programma rifiuti zero. Far partire in concreto iniziative che ci avvicinino al modello Vedelago di riciclo quasi totale (ovviamente per quelle che sono competenze del Comune, cercando adesione e collaborazioni), incentivando microimprenditoria e occupazione diffusa collegate.Con una giusta informazione alla cittadinanza e senza specularci su, come purtroppo sta accadendo in molte realtà. Dev’essere, alla lunga, un vantaggio e una riduzione costi e inquinamento e spreco, a beneficio di tutti, non un’ennesima fonte di arricchimento per pochi. Cosa che vale anche per il business delle rinnovabili.

E poi: democrazia partecipata. Non perdere l’esperienza di decentramento delle Circoscrizioni, ma proseguirla su base volontaria. Far decidere alle persone, alle assemblee di quartiere, sulle cose che le riguardano.
L’esempio più bello e spontaneo, secondo me, sono le mamme della Margonara e le loro proposte per riutilizzare quegli spazi in modo non devastante e speculativo, ma utile a chi li ama e li rispetta.
No al progetto Margonara, dunque, come no a quei contestati progetti vadesi che ci riguardano da vicino. Qualche no dobbiamo pur dirlo, e lo diciamo con forza, ma in compenso, quanti sì propositivi!
Il risparmio energetico, la riqualificazione energetica degli edifici, la produzione di energia in modo diffuso e capillare, le rinnovabili, la tecnologia e l’innovazione, l’edilizia di riqualificazione e il cemento zero (inteso come somma algebrica, inteso come assoluto divieto di allargare l’area cementificata e consumare altro territorio), il sostegno all’acqua pubblica, l’attenzione ai trasporti pubblici e la mobilità sostenibile, la connettività diffusa e Internet come strumento economico e di sviluppo, e molto altro.

Slogan? Parole? Non direi. Personalmente ci sono anni e anni di articoli di Trucioli, per esempio, a spiegare come la penso. Con continuità, senza contraddizioni o ripensamenti.

Se noi siamo cittadini prestati alla politica, magari carenti di competenze specifiche, abbiamo formidabili riferimenti, contatti, esempi da copiare, programmi e punti positivi, locali e non: dal già citato Vedelago, all’esempio di Cassinetta di Lugagnano come dimostrazione che si può aderire al cemento zero e creare lo stesso una fiorente economia basata sull’edilizia, ai tanti ricorsi, petizioni,
richieste presentati da comitati e movimenti (contro gli inceneritori, per esempio, a Parma, nel Lazio…), alle proposte di ridurre o autoridurre i compensi dei politici, ai progetti specifici per Savona come quello dell’ing. Ozenda, al lavoro di tanti comitati e associazioni, all’esempio della casa ecologica di Albenga, alle  richieste elaborate dai gruppi giovanili.

Ci piacerebbe appunto dar voce e spazio alla rete di comitati e associazioni, alla società civile inascoltata.

E ai giovani innanzitutto.

Magari, chissà, ci piacerebbe anche che loro, i giovani, fossero belli pronti a darci presto un calcio nel sedere dicendo di farci da parte, che il futuro è loro e le idee le hanno ben chiare. Io, almeno, non vedo l’ora che ciò accada.
Che tornassero in questa povera città invecchiata e depressa, dove molti se ne vanno, cercano spazi altrove, e gli altri rimasti si trascinano in un’esistenza grigia e priva di vere opportunità. Quelle opportunità riservate ai pochi privilegiati con origini e conoscenze giuste, in una società sclerotica e immobile, priva di ricambio fra le classi.
Gli individui che possano realizzare il programma, contano fino a un certo punto. Non siamo in cerca di leader o figure chiave o carismatiche: se dotate di buona fede e buona volontà, (e su questo si cerca di garantirsi il più possibile) e messe in possesso degli strumenti conoscitivi e attuativi giusti, le persone sono intercambiabili, nel nostro schema.

Quanto ai soldi… certo non si può pretendere che, da esterni alla macchina politica, noi sappiamo già quali risorse siano disponibili e come allocarle.

Sono però abbastanza sicura, con un pizzico di presunzione forse, che, sia pure in un regime di tagli di spesa pubblica feroci, se si razionalizza, si eliminano spese inutili,  consulenze improbabili, progettazioni a fondo perduto, grandi e piccole opere di facciata, passerelle rosse metaforiche ai grandi gruppi speculativi, prebende e salmerie, se si guarda al sodo, si analizzano le opportunità (per esempio i fondi europei), si privilegiano tante piccole cose concrete rispetto magari a pochi eventi di facciata e di dubbio rapporto costo-benefici,   qualcosa si possa fare.

Certo e’ che, oltre a buona volontà, onestà, trasparenza eccetera eccetera, occorrono entusiasmo e soprattutto tanta FANTASIA. E’ una scommessa difficile: però voglio crederci, nella tranquillità d’animo beata della persona che non ha proprio niente da perdere a provarci. Nessun interesse da difendere, nessuno scopo, nessuna ambizione, nessuno scheletro nell’armadio. Tutto qui.
O la va o la spacca. Se va, se una parte di savonesi ci dà fiducia ( ma soprattutto partecipa con continuità alla nostra idea di progetto!) qualcosa meglio di zero si fa. Se spacca… non ne faccio drammi, ho una vita fuori da questo e quella vita continua in ogni caso.

 

Milena Debenedetti   29/01/2011

Il mio ultimo romanzo  I Maghi degli Elementi

 
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