Microcredito per le donne: c’è da gioire?

Microcredito per le donne:
c’è da gioire?

 

Microcredito per le donne:
c’è da gioire?

 

 E’ di questi giorni la notizia che per facilitare l’inserimento delle donne nel mondo del lavoro e sostenere l’imprenditoria rosa il ministero del lavoro  lancia la campagna “Riparti da te! Bella impresa essere donna!”.

Le giovani donne under 25 e le over 35 possono fare ricorso al microcredito.

Per chi fosse interessata la scadenza è il 30 novembre 2013.

Ma c’è davvero da gioirne?

fonte foto www.provincia.biella.it

 

A prima vista la politica del governo potrebbe essere una buona e bella cosa, vi vorrei però invitare ad una riflessione.

Prima di tutto cos’è il microcredito e qual è la sua storia?


Ho fatto una breve ricerca (fonte http://www.utopie.it/economia_sostenibile/microcredito.htm) che vi riassumo, per chi è interessato può visitare la pagina o scaricare l’allegato.

Il microcredito nasce in Bangladesh nel 1976 per concedere prestiti e supportare i più poveri. Viene definito come uno strumento di sviluppo economico, che permette alle persone in situazione di povertà ed emarginazione di aver accesso a servizi finanziari.

Si legge ancora “Il potenziale contributo del microcredito alla lotta alla povertà è ora riconosciuto anche dalle grandi istituzioni mondiali deputate a sostenere lo sviluppo: Banca Mondiale; Fondo Monetario Internazionale; Nazioni Unite.”

e poi

“.. a Washingtone nel 1997..è stato ufficialmente lanciato l’obiettivo di organizzare un “movimento” mondiale di operatori per raggiungere 100 milioni di famiglie, specialmente le donne di queste famiglie, tra le più povere in assoluto, con la concessione di crediti ed altri servizi finanziari ed aziendali per attività di auto-impiego e auto-sviluppo, entro l’anno 2052. In Europa e in Italia gli esempi di microcredito si rifanno alle esperienze di finanza etica.”

Considerando che le statistiche italiane ed europee dicono che:

– l’inserimento della donna nel mondo del lavoro è sempre più difficoltoso rispetto a quello dell’uomo, soprattutto in momenti di crisi;

– le donne sono le prime ad uscire dal mondo del lavoro nei momenti di crisi;

– gli stipendi, a parità di prestazione resa, non sono uniformi tra i generi;

mi sorge spontanea un dubbio: non è che il governo di una cosidetta società civile abbia gettato la spugna?

Non è che si sia arreso all’evidenza dei fatti?

Non è che invece di adottare serie misure strutturali abbia preferito dire alle donne: “Arrangiatevi”?

A me sembra che gli slogan adottati vadano in questa direzione.. leggete il primo, quello della ex-ricca provincia di Biella che nel 2010 dice:“Microcredito un affare di donne”.

Magari l’ideatore della campagna avesse usato la parola business.. anche fare la calza è un affare di donne..

e poi, perchè proprio il microcredito deve essere un business per le donne?

Le donne non possono avere la dignità di ottenere dalle banche un finanziamento ordinario?

Anche lo slogan del Ministro del Lavoro è interessante.. “Bella impresa essere donna”… e già, meno male che ce lo hanno ricordato.. se ancora non l’avessimo capito..

E, scusate l’irruenza, le donne dai 26 ai 34 anni per quale motivo non possono accedere a questo “affare” e creare la loro “bella impresa”?

Non sarà che chi ha ideato il progetto ritiene che quella fasca d’età è destinata alla procreazione e, vista la cronica carenza degli asili nido, è meglio che una donna di quell’età resti a casa a crescere i figli?

Parlare di qualsiasi argomento dal punto di vista di una donna è difficile, si è sempre accusate di essere femministe.

Questo non sarebbe poi il peggio se non fosse che la parola femminista (Movimento sorto nell’Ottocento che propugna la perfetta parità di diritti fra la donna e l’uomo; oggi ha esteso le sue rivendicazioni a ogni campo della vita sociale puntando alla valorizzazione della sensibilità e della cultura femminile) ti viene gettata addosso come un insulto, come se femminista, nella migliore delle ipotesi, fosse sinonimo di polemica (Controversia accesa; più in particolare, discussione fine a se stessa, animosa, dettata da puro spirito di contraddizione).

Se questa deve essere la stigmate l’accetto volentieri: polemico deriva dal greco [polemikos] guerresco, da [polemos] guerra – con la radice del verbo [pallo] mi lancio, dunque donne femministe, polemiche e magari rompi.. lanciamoci con dignità in questa conflitto non ancora completamente risolto

CRISTINA RICCI  da  http://www.spiegaleali.it

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