Matteo Renzi guarda oltre il def: un punto di vista dialettico e alternativo alle riflessioni di Bruno Spagnoletti!

MATTEO RENZI GUARDA OLTRE IL DEF:
UN PUNTO DI VISTA DIALETTICO E ALTERNATIVO
ALLE RIFLESSIONI DI BRUNO SPAGNOLETTI!

MATTEO RENZI GUARDA OLTRE IL DEF: 
UN PUNTO DI VISTA DIALETTICO E ALTERNATIVO
ALLE RIFLESSIONI DI BRUNO SPAGNOLETTI!

 Caro Bruno,

La tua newsletter di fine settembre si dipana, si avvolge e si contorce intorno ad un dilemma con più sfaccettature.

Il governo sta preparando il DEF che deve avere la quadratura contabile secondo le regole di Bruxelles, ma allo stesso tempo Renzi deve completare il movimento di rotazione che gli ha consentito di battere Bersani alla primarie e sostituirsi poi a Letta concentrando sulle sue spalle il duplice ruolo di Segretario e di Presidente del Consiglio.

Questo doppio movimento non costituisce ancora il consolidamento nel ruolo che Renzi vuole assegnare al PD nel Paese.  Neppure il successo del 41,8% alle europee poteva essere considerato un consolidamento, come i sondaggi hanno dimostrato scendendo quasi al 30% per risalire oggi al 34% circa.  


I fermenti al limite della scissione che hanno accompagnato la vita del PD negli ultimi 12 mesi, con l’innamoramento per il caso Tsipras e il parziale disamoramento successivo unitamente allo scontro sulla riforna del senato, ricomposto forse a danno della qualità della riforma stessa, sono un altro indicatore del processo di maturazione in corso.

Come negare a Renzi, al PD e all’Italia il diritto ad un minimo di tempo  per darsi un riassetto partitico dopo la fine del ventennio berlusconiano e l’apparizione sulla scena di una Lega populista alla Le Pen e di un M5S radical-populista?

Transizione questa che è stata turbata non poco dalla crisi settennale ora in via di superamento ma anche del fenomeno migratorio tuttora in corso e privo di indirizzi comunitari chiari per superarlo?

In questo contesto credo che statisti come Moro e Berlinguer avrebbero faticato a tracciare una rotta chiara  e convincente, come pure Ciampi o Prodi.
     
Dunque dobbiamo leggere l’attuale comportamento del governo Renzi come forzatamente transitorio per nulla risolvibile con un DEF e per nulla compatibile con una situazione politicamente non ancora consolidata.

E’ solo in questa luce che si possono spiegare le ragioni per cui l’abolizione della Tasi fa premio sulla ulteriore riduzione delle imposte sul lavoro. Altrettanto dicasi per riduzione Tasi modulata sul reddito dei proprietari di prima casa o, ancora, su una Tasi seconda casa progressiva rispetto al numero di immobili posseduti.

 Nè giova interrogarsi perchè non si batta la strada della lotta all’evasione fiscale diffusa, al lavoro nero alla luce del sole nell’edilizia, in agricoltura, nei servizi turistico-alberghieri (e relativa evasione contributiva a danno INPS).

Forse più risorse possono essere reperite nella lotta agli sprechi, ma questa ha tempi non compatibili con il 2016 e richiede di mettere a rischio qualche porzione di elettorato potenziale. Per non tacere poi del ruolo di alcune frange sindacali di stampo corporativo.

E’ chiaro infatti che Renzi stia cercando di rassicurare quel l’8-10% di elettorato aggiuntivo che gli serve per  consolidare il PD come forza liberal-democratico-riformista di stampo europeo.

 Va da sè che non possa sacrificare questo sano obiettivo ad un DEF per il quale – invece – troverà il modo di ottenere solo la quadratura contabile.

 Ma questa – riferita al 2016 – non può che essere sfasata rispetto alla strategia di consolidamento politico che – invece, andrà a buon fine nel 2017-2018.

Quanto sopra è quello che possiamo vedere oggi, senza flagellarci per le incoerenze inevitabili tra i due distinti piani su cui Renzi deve muovere i passi del governo ed i passi del PD, principale azionista.

Ma – si badi bene – il PD che Renzi sta curando non è tanto e solo quello attuale, quanto quello che vuole portare oltre la soglia del 40%, come già sappiamo. 

In conclusione, non voglio dire che le scelte oggi sul tavolo per il DEF siano giuste. Credo che valga la pena farcene una ragione indagandone le ragioni in riferimento al doppio piano di lettura che ho voluto rappresentare. 

Giovanni Ferrero

‎Consulente in Organizzazione e Risorse Umane

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