Maremoto del Giappone 1964

Noli, l’ex sindaco scampato dal maremoto del Giappone
Eccezionale ricordo storico di vita marinara su una petroliera

Noli, l’ex sindaco scampato dal maremoto del Giappone
Eccezionale ricordo storico di vita marinara su una petroliera

Cronaca di uno tsunami vissuto sulla propria pelle in Giappone, in occasione del terremoto del giugno 1964. Lo racconta l’ex sindaco di Noli, Carlo Gambetta, papà di un figlio e tre figlie, felice nonno di sei nipotini.

A quel tempo Gambetta era primo ufficiale e rende omaggio alla memoria di Ferruccio Baici, valoroso comandante e alle vittime della recente catastrofe giapponese.

Il suo ricordo è stato riportato, con risalto, dal mensile Letimbro (ultimo numero). Anche Trucioli, di cui Gambetta è tra i collaboratori più ‘cliccati’ e letti, riprende la testimonianza, insieme ad alcune foto ricordo inedite, ad un telegramma storico e pagine di un giornale giapponese dell’epoca; un vero e proprio tesoro che forse neppure in Giappone è più possibile ritrovare. Poiché internet è globale, il materiale conservato da Carlo Gambetta può essere di grande interesse per le giovani generazioni giapponesi. E non solo.

ECCO IL RICORDO SCRITTO DA CARLO GAMBETTA

Il 16-06-1964 una petroliera battente bandiera liberiana, con equipaggio italiano, arrivava e veniva ormeggiata, con l’ausilio del pilota di porto e dei rimorchiatori, nel porto giapponese di Niigata.   19.500 tonn. di portata, ponte di comando al centro,circa 150 mt. di lunghezza con un motore M.A.N.. Comandante Ferruccio Baici, Capo Macchinista F. Landi, Primo Ufficiale C. Gambetta .

Carissimi amici Ferruccio e Ferdinando purtroppo precocemente scomparsi. La nave si chiamava “Naess Falcon

Il porto di Niigata, nel nord ovest del Giappone, era all’epoca un porto prevalentemente peschereccio. L’aeroporto,il limitato porto commerciale ed una raffineria con i depositi erano stati costruiti sul mare, il tutto protetto da diga foranea per contenere, appunto, il riempimento. L’area inoltre era occupata da capannoni,linee ferroviarie con vagoni merci, gru, semoventi ecc.

Appena ormeggiati, poco dopo le 12 sono cominciate le operazioni di allaccio delle manichette con conseguente inizio scarico del “greggio”. Tutti a tavola, meno il “tankista”, l’uomo addetto al controllo delle operazioni (carico/scarico).

Poco tempo dopo l’inizio del pranzo, abbiamo percepito la nave come “assorbire” le tipiche vibrazioni del terremoto. Poco tempo dopo,ancora, fummo avvertiti dal tankista di un incendio vicino alla nave. Era l’inizio dell’incendio della raffineria, scoppiato, si è poi saputo, a causa di un cortocircuito.

La raffineria ed i depositi rimanevano nella zona di poppa alla nave con uno,in particolare che era già in fiamme,non molto distante. Da quel momento in poi il Comandante mi volle sempre al suo fianco nel prendere tutte le decisioni che ci portarono, alla fine, alla salvezza dell’equipaggio, della nave e del carico.

Una volta raggiunta la coperta della nave e constatato, appunto, che le fiamme provenivano dalla raffineria,decidemmo di sospendere lo scarico ed immediatamente staccare le manichette.

Prima pagina del vecchio giornale giapponese

Anche se la tempistica delle sequenze,a distanza di tanti anni non mi è più precisa,ricordo che poco tempo dopo si cominciò a vedere qualche capannone affondare molto lentamente,assieme a parte della linea ferroviaria,quella appesantita dai vagoni. Proprio come sabbie mobili. E anche per questo fenomeno si è saputo in seguito che era dovuto al fatto che la scossa di terremoto aveva lesionato la diga,con relativa infiltrazione d’acqua. In contatto radio con la locale stazione di pilotaggio,si chiese l’uso del Pilota per uscire dal porto. La risposta fu negativa, motivata dal fatto che la nave era, al momento, irraggiungibile.

Nel frattempo si era cominciato ad “alleggerire”, cioè a diminuire il numero dei cavi di ormeggio, facendo scendere sulla banchina per questa operazione,il nostromo. La nave ormai era completamente isolata.

A questo punto il Comandante decise di assumersi la responsabilità della manovra. Con lui ed un marinaio timoniere ci trasferimmo sul ponte di comando mentre tutto il resto del personale di coperta e di cucina raggiunse i posti di manovra a prua ed a poppa,in macchina tutto il personale di macchina con il Capo Macchinista.

Si stava attuando la volontà del Comandante quella di assumersi la responsabilità di manovra per uscire dall’area portuale da soli.

La nave era ormeggiata affiancata alla banchina di un bacino ristretto. Di prua a noi, la banchina proseguiva a 90° ed ospitava una nave da carico tipo “Liberty”, completamente scarica; nave abbandonata dall’equipaggio ed in seguito affondata per i continui urti contro la banchina.

Ed ecco, lentamente arrivare, per aumentare inesorabilmente le onde dello tsunami, le onde del maremoto.

Si è saputo in seguito che il centro del sisma si era verificato a circa 100 km in mare aperto. La nave, seppure ancora a pieno carico, cominciò a seguire il flusso e riflusso delle onde che entravano ed uscivano, sino a far saltare gli ultimi quattro cavi di ormeggio. Ci siamo trovati in mezzo al bacino, in balia di questi spostamenti ed è grazie all’efficienza dell’abbinamento “macchina/Macchinisti” se l’operazione salvataggio ha avuto esito positivo.

Solo gli “addetti ai lavori”possono capire cosa vuol dire attuare circa 40 avviamenti del motore “avanti” e “indietro”con l’aria compressa in una ventina di minuti,senza mai fallire. Sarebbe stata la fine.

Avevamo bisogno di contrastare la corrente all’interno del bacino con “tutta forza avanti”per non andare in collisione sulla banchina poco distante dalla poppa della nave,(quella,per intenderci,con il fuoco poco distante), ed immediatamente a seguire “tutta forza indietro”per contrastare l’avanzamento verso il canale ed una banchina non molto distante a sinistra della prua.

Questo avanti/indietro durato per circa 20 minuti,si è reso necessario per valutare,cronometrare la tempistica dell’onda di flusso, di stanca, di riflusso osservando il fenomeno nel canale che univa il mare alla città,largo circa.

Una volta accertata la tempistica,ecco la  decisione di uscire con i motori “avanti tutta forza” verso la diga foranea del canale. Lo scopo,la speranza era quella di poter usufruire della corrente di riflusso in maniera idonea per agevolare la virata appena entrati con la prua nel canale largo circa 300 mt. Una virata di 90° in una zona ristrettissima resa ancor più pericolosa per la forza preponderante della corrente.   Ecco come ci siamo salvati.

Avevamo già notato la presenza di materiale galleggiante di vario tipo,oltre che imbarcazioni di piccolo tonnellaggio ma anche pescherecci semiaffondati, provenire dalla parte alta del canale. Coincidenza ha voluto che subito dopo l’immissione della prua nel canale,un peschereccio alla deriva e con nessuno a bordo,venisse in collisione e tagliato in due. E’ stato un momento terribile quanto inevitabile.

Ed eccoci in balia della corrente molto forte che ci trasporta velocemente verso il mare aperto.

Nell’andare verso la zona di ancoraggio,come ordinato via radio da terra,siamo passati vicino ad una petroliera inglese della B-P. Con molti ufficiali in divisa bianca sul ponte di comando, gli inglesi, uomini di mare, e che erano stati spettatori all’auto salvataggio,hanno voluto rendere “ONORE” alla Naess Falcon, ammainando la loro bandiera nazionale al nostro passaggio.

Il terremoto su Niigata ha fatto registrare, per fortuna, solo cinque morti, tutti a causa dello scoppio della raffineria. In serata, una motobarca ha riportato a bordo il nostromo che era rimasto in banchina. Siamo partiti il giorno dopo per raggiungere e scaricare nel porto di Nagasaki.

Ognuno di noi ha telegrafato a casa la notizia di buona salute,anche perché la notizia del terremoto era stata divulgata dai telegiornali.

Al Comandante Baici è stato riconosciuta con un significativo dono, l’alta professionalità marinaresca, da parte dell’armatore, la “Naess Shipping Co

Ho sempre ritenuto doveroso, da parte mia, poter ricordare, in una qualche maniera, le capacità marinaresche di Ferruccio Baici, la calma dimostrata, il risultato ottenuto. Il terribile terremoto di Fukushima, città ubicata nel nord est del Giappone, alla stessa latitudine di Niigata e risultato assai più devastante , mi ha favorito l’occasione per esaudire questa volontà.

Carlo Gambetta                10 aprile 2011

    

Prima pagina del vecchio giornale giapponese

Il telegramma inbviata ad Arturo Gambetta dal figlio Carlo per tranquillizzare i genitori  mentre si trovava in Giappone, nel 1964, colpito da un terremoto-maremoto.

Due foto ricordo dell’equipaggio della petroliera  sulla quale l’ex sindaco di Noli era primo ufficiale.

La petroliera con la sua imponenza, citata nell’articolo a firma di Carlo Gambetta.

Alcune riproduzione delle pagine del giornale del Giappone che raccontavano la immensa tragedia vissuta nel 1964. 

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.