Maersk, meno 25

SALTA LA COPERTURA FINANZIARIA
DELLA PIATTAFORMA

SALTA LA COPERTURA FINANZIARIA

DELLA PIATTAFORMA

Un passo in avanti, due indietro. Se la piattaforma Maersk non è ancora davanti a un chiaro segnale di stop perlomeno deve dare precedenza. A chi? Alla Sardegna. Alla base di tutto sembra esserci la disparità di trattamento tra la redistribuzione dei fondi disponibili in seguito a infrastrutture non realizzate. 
Parola di Ugo Cappellacci, presidente della Regione Sardegna. «In Sardegna dovrebbero entrare 900mila euro -spiega Cappellacci-mentre a Vado ne sarebbero previsti ben 25 milioni. Senza considerarne almeno altri 20 a Genova.
Mi sembra che alla base di tutto ci siano delle differenze non da poco e visto lo spettro occupazionale che incombe sulla nostra regione non vedo lo stesso metro di giudizio e di valutazione nella distribuzione dei fondi». Cappellacci punta i piedi e salta in questo modo l’intesa, non essendo sottoscritta da tutte le parti. Il risultato? Manca ufficialmente, salvo accordi futuri, la totale copertura finanziaria della piattaforma. Problema non di poco conto essendo l’infrastruttura un project finance, ossia un’operazione di finanziamento a lungo termine il cui costo totale è garantito a inizio progetto dai diversi flussi di cassa previsti. In altre parole i 300 milioni di euro a carico dello Stato che sulla carta sembravano esserci tutti, seppur mai documentati, sembrano invece non esserci di fatto. Manca circa il 5% sul totale dei fondi pubblici previsti (in totale 300 milioni) mentre per i restanti 150 milioni, a carico dei privati e in gran parte erogati dal colosso danese Maersk, sembrano esserci sufficienti garanzie. E così non sono bastate le rassicurazioni su più fronti dal presidente dell’Autorità Portuale di Savona, Gianluigi Miazza e neppure di Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria. Proprio Burlando all’incontro di giovedì scorso a Savona in Legacoop all’incontro su “portualità e logistica” aveva affermato: «La piattaforma è a posto, sono in corso gli ultimi procedimenti per il finanziamento totale ma la legge è chiara, inoltre i lavori procedono come da programma e l’opera andrà a insediarsi nel sistema dei grandi porti mondiali». Non distante la posizione di Miazza che però durante il primo faccia a faccia in Comune a Vado Ligure aveva già comunicato in anticipo il “buco” di copertura finanziaria della piattaforma. «Questo aspetto non ci preoccupa assolutamente -aveva spiegato Miazza- ed entro la fine del 2013 avremo già costruito il 20% dell’intera opera». Il procedere a investimenti a lotti, i cosiddetti Sal (Stato Avanzamento Lavori) senza avere già alle spalle la piena solidità finanziaria, aveva già creato in precedenza qualche malumore all’interno dell’amministrazione comunale vadese, preoccupata per un’infrastruttura senza le dovute garanzie di realizzazione finale.

Ma neanche il tempo di partire si è già davanti a un bivio. Si può costruire una casa senza avere il tetto? Certo che no. E questa volta a piovere sono le convinzioni che la piattaforma in queste condizioni non può e non deve partire. Almeno così la pensa Enrico Illarcio, assessore al Patrimonio e all’Urbanistica del Comune di Vado Ligure. «Non mi fido assolutamente della parola -precisa Illarcio- è l’ora che ci svelino una volta per tutte la copertura totale del progetto, sempre che ci sia. Mi sembra che la piattaforma faccia acqua da tutte le parti ancor prima di iniziare. Attendiamo delle risposte in tempi brevi e soprattutto aspettiamo con fiducia i ricorsi».Infatti il 30 aprile dovrebbe arrivare il primo verdetto dal Consiglio di Stato, in merito al ricorso contro le delibere regionali che autorizzavano i dragaggi mentre nel mese di giugno saranno invece discussi gli altri ricorsi presentati dalle associazioni ambientaliste contro il progetto della piattaforma. E tra queste spicca Amare Vado da sempre contraria al progetto Maersk giudicato impattante e invasivo per tutta una comunità. «A noi sembra che i balletti indecenti di politici e dirigenti locali e regionali siano degni di un palcoscenico – si legge in una nota- noi restiamo fermi al nostro no alla piattaforma magari saremo noiosi ma abbiamo un po’ di dignità e continuiamo la nostra battaglia con fatica e preoccupazione ma determinati a non lasciare che si distrugga il posto dove viviamo per una squallida speculazione».

Andrea Ghiazza da ilsegnonews 

 


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