Madonna di Misericordia in avorio, opera di Antonio Brilla

Misericordia e non giustizia disse la Madonna patrona di SAVONA quando apparve al Beato Botta nella valle di San Bernardo il 18 marzo 1536. La devozione per la Madonna di misericordia Savonese cominciò quindi ad essere sempre più diffusa tra il popolo, gli artisti delle varie epoche si impegnarono ad immortalare la figura classica della Vergine con un’infinita varietà di iconografie utilizzando i materiali più rari a partire dalla più diffusa terracotta policroma materiale classico delle fornaci artigianali liguri Albisolese e Savonesi al “papier machè” (cartapesta ovvero materiale costituito da un impasto di carta con l’aggiunta di colla, calce, sabbia e gesso) Dalle sculture lignee agli oli su tela su tavola, o su rame, o di marmo e di terraglia bianca, altro materiale classico artigianale savonese. Una varietà di prodotto utilizzato, estremamente raro, ormai proibito per legge e pertanto destinato a diventare sempre più prezioso, come la mirabilia (che fa stupire) è l’avorio.  Nel libro che Maria Guastavino scrisse nel 1917 dedicato al nonno scultore savonese Antonio Brilla così racconta: “Giovanissimo ancora, passando il Brilla per caso, davanti alla bottega di un orefice, osservò un crocifisso in avorio esposto in vetrina, che secondo lui, era malamente scolpito e ripugnava allo sguardo per la sproporzione delle membra. In quel momento gli balenò l’idea di acquistare un dente di elefante e di provarsi a lavorare l’avorio”. Dice ancora “i suoi lavori furono numerosi al punto che si si crede asserir cifra non lontana dal vero affermando aver raggiunto i 300 pezzi.
Un suo ammiratore gli diceva sovente “voi siete l’artista autodidatta per eccellenza, il maestro dei maestri dell’arte di lavorar l’avorio e la vostra volontà d’acciaio è capace di operar prodigi”.
Eseguì una Mater Misericordiae per mons. Riccardi dei Netro, arcivescovo di Torino, di venerata memoria, che si rammenta in questa ulteriore scritta: “Le ingegnose macchinette fotografiche dirette dal sagace mano del suddetto Cortese hanno nel 1867 ritratto la Bella effigie in avorio di Maria vergine, madre di misericordia col suo Beato Antonio, scolpita con dirigente e maestrevole lavoro dal nostro Lacroix”.  La Madonna commissionata per il Riccardi di Netro era una Madonna ballerina ovvero con il dito indice della mano destra rivolto verso il cielo a ricordare l’Onnipotente.
La Madonna che presentiamo oggi è un’altra sua scultura a mio avviso più pregevole, ovvero di derivazione figurativa seicentesca, cosiddetta Orsolina, per la tipologia chiaramente improntata all’archetipo marmoreo dell’Orsolino scultore, con le mani abbassate ed aperte in segno di affetto e di disposizione per gli oranti. Il bottone con l’angioletto che chiude il manto, la cinta molto fine e simillima al cordone di numerosi Cristi crocifissi. Il viso perfetto l’integrità ed il panneggio del manto, non lasciano trasparire il peso notevole per la compostezza del corpo scolpito in una zanna integra. La finezza dell’opera viene esaltata dall’eburneo colore mitigato, ma impreziosito solo dalla patina del tempo. Quando la Madonna apparve di al Botta di pregare di far pregare i savonesi e di non farsi giustizia da soli che in quell’epoca i genovesi erano già egemoni. I Savonesi obbedendo alla propria Patrona dimostrarono che “quoquisque est melior eo est dulicidior”. La Vergine, come premio, aiutò i medici a savonesi a preservare la città di Savona dalla peste.

Renato Giusto

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