MA QUANTI VOTI VALE MONTI?

MA QUANTI VOTI VALE MONTI?

MA QUANTI VOTI VALE MONTI?

 Cercherò qui di fare quattro conti, da inesperto di demoscopia, affidandomi soltanto al buon senso. Procederò per esclusione.

Partiamo dai pensionati e pensionandi. Non vedo quale entusiasmo per il professore possa circolare tra questa vasta classe di cittadini, col brutale innalzamento dell’età pensionistica e il congelamento per 2 anni degli adeguamenti Istat, da lui introdotti, mentre l’inflazione viaggia a tenori superiori al 3% annuo.

A latere dei pensionati, c’è tuttora un esercito di 200.000 esodati, che non immagino riconoscenti al governo che li ha creati, tanto meno al suo presidente.

I disoccupati sono cresciuti visibilmente, in proporzione alla chiusura, al ridimensionamento o al trasferimento all’estero delle loro aziende, oberate da tasse e burocrazia. Si tratta di lavoratori gettati sul fondo della scala sociale, nel generale scivolamento della classe-medio bassa. Questa categoria s’è fatta largo spazio anche nel settore un tempo considerato intoccabile: quello dei dipendenti pubblici, falcidiati nell’ultimo quinquennio, con gli stipendi bloccati e con programmi “montiani” di ulteriore riduzione del 10% dei dirigenti e del 5% degli impiegati.

Anche i cassintegrati (1 miliardo di ore nel 2012!) sono il frutto della scarsa voglia di fare impresa in un panorama economico di recessione: perché investire quando non si riesce a vendere neppure quanto già si produce? Nell’ultimo anno il loro numero è cresciuto notevolmente e non credo siano così propensi a premiare chi li ha moltiplicati.

C’è poi la vasta platea dei precari, non più solo tra i giovani, ma anche tra gli ultra-cinquantenni che, se va bene, riescono a rientrare nel mondo del lavoro solo a condizioni peggiori e con contratti a termine sempre più brevi. Per i giovani le prospettive di lavoro sono solo a tempo determinato e con paghe che richiedono l’intervento di genitori & nonni –quando ci sono e possono farlo- per non morire di fame. Di farsi una famiglia, quindi, neanche parlarne. Vedendo le loro crescenti manifestazioni, cortei e sit-in, è da escludere che vedano in un Monti bis la strada verso la soluzione dei loro problemi, che Monti ha solo accentuato.

Quanto ai piccoli e medi imprenditori, ossatura produttiva della nazione, avendo meno facilità all’espatrio, sono costretti a scannarsi in una lacerante guerra di sopravvivenza (la tanto lodata “concorrenza”, che non vale per i grandi monopolisti), mentre lo Stato, anziché aiutarli, li vessa di tasse, sanzioni e adempimenti che producono più chiusure che aperture di nuove aziende. In questa classe, suppongo Monti mieterà solo fischi.

E che dire delle casalinghe, che nell’anno trascorso hanno visto il carrello della spesa sempre più caro e più vuoto, oltre alla lievitazione di bollette, tariffe, benzina, ecc., mentre gli introiti familiari sono calati o cessati del tutto?

Per scontentare davvero tutti, Monti inaugura il 2013 con aumenti di imposte sui conti correnti, treni, canone Rai, multe stradali, francobolli, ecc. Ce n’è davvero per tutti.

Di gente plaudente al miracolo montiano, che ci avrebbe salvato dal baratro (con un colpo di Stato a colpi di spread), rimane solo lo sparuto gruppo dei soliti gaudenti: grosse imprese (con ciò spiegando il placet di Confindustria) e caste varie. Queste ultime neppure così compatte, se pensiamo al decrescere del lavoro anche dei liberi professionisti, sino a ieri appena sfiorati dalla crisi: avvocati, notai, medici, commercialisti, ingegneri, ecc. La proporzione di questi votanti, anche ammessa e non concessa la loro soddisfazione per il governo Monti, è comunque di scarso peso.
 Naturalmente, l’Italia non è solo questa, e c’è anche una maggioranza che un reddito per fortuna ce l’ha. Ma la propensione di Monti a bastonare oggi promettendo di smettere in un domani che mai non arriva ha trasformato anche costoro in precari a vita.
Tirando le somme, su quali voti potranno contare i sorridenti a 32 denti Casini e Montezemolo, nonché il loro augusto patron Mario Monti?

Sento parlare del 10% e persino molto di più. Sarà, ma non riesco a convincermi che ci sia un 10-20% di italiani così riconoscenti da apporre una crocetta sul simbolo di Monti e/o su quelli dei suoi supporter Udc/Fli.

 Quanto poi alle % delle varie liste e partiti, un’indagine svela che si tratta di altrettanti pii desideri, tant’è vero che il totale arriva al 150%: davvero troppo per una nazione con un astensionismo senza precedenti!

Appuntamento il 25 febbraio…

 

 

Marco Giacinto Pellifroni                                6 gennaio 2013

 

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