Lo sport come contrasto al fenomeno del bullismo

Lo sport come contrasto

al fenomeno del bullismo

Lo sport come contrasto

al fenomeno del bullismo

 “Saluto e ringrazio tutti i presenti e mi sento di dire che sono tre i fenomeni che portano al bullismo e sono la violenza, la reiterazione del comportamento e il disequilibrio vittima-carnefice”, ha dichiarato il sindaco di Savona Ilaria Caprioglio durante un convegno dedicato al bullismo e come può essere contrastato attraverso lo sport, “ed il cyberbullismo amplifica la gogna mediatica perchè l’adolescente che ne è vittima non è più al riparo in alcun luogo. I giovani sono vulnerabili ed influenzabili e noi adulti dobbiamo dare loro il buon esempio trasmettendo il rispetto e lo sport porta con sè il rispetto delle regole, dei compagni e degli avversari cosa molto difficile perché comprende il rispetto verso coloro che la pensano in modo diverso da noi. Il dialogo dell’odio online viene creato e alimentato dagli adulti che dovrebbero essere un esempio per i giovani e lo sport insegna anche a stare in panchina che significa attesa, caduta e rialzarsi. Il bullo ed il bullizzato sono entrambi vittime e l’uomo veramente libero ha legami e voglio anche dire che se lo Stato deve legiferare sui temi che riguardano i rapporti tra i privati è uno Stato che ha fallito”.


 Parole simili da parte di Carlo Colla, vicepresidente Libertas Liguria: ”Il bullismo avviene più frequentemente tra gli 8 e i 14 anni e tra i 14 e i 18 anni e voglio sottolineare che il bullo può essere anche il prodotto di famiglie benestanti. Occorre combattere l’abbandono dello sport e purtroppo il 20-25% dei ragazzi che abbandona l’attività sportiva lo fa perchè vittima di bullismo in quell’ambiente ed in questi casi la società ne deve rispondere nella persona del presidente che è anche il legale rappresentante. Alcuni allenatori prendono troppo alla leggera i fenomeni di bullismo dando loro poca importanza ma il bullismo nasce anche così. Vi è il bullismo indiretto fatto di percosse e parolacce e quello indiretto che spesso è il cyberbullismo, quest’ultimo preferito dalle ragazze”.

“Da 22 anni lavoro con i ragazzi e lo sport aiuta le famiglie ad educare i figli”, sottolinea Maura Moltalbetti dell’Asl 2 Savonese, “e gli allenatori sono educatori quasi indispensabili per i ragazzi. I giovani sono il nostro prodotto e se chiediamo troppo ai nostri figli potranno diventare cattivi per un senso di rivalsa. Lo sport può far sì che i nostri ragazzi non diventino bulli e lo sport paraolimpico dev’essere un motivo di vera inclusione per tutti”.

“Grazie al mio assessorato ho potuto conoscere meglio le varie realtà sportive della città”, ha evidenziato l’assessore allo sport del comune di Savona Maurizio Scaramuzza, “e sono convinto che bisogna praticare lo sport che ognuno di noi preferisce. Ho potuto notare come gli sport nel quale c’è più rispetto sono il rugby e le arti marziali e purtroppo ai giorni nostri lo sport è diventato un business”.

“Il Coni è molto sensibile a questi temi”, riprende il sociologo Felicino Vaniglia, “e mi piace molto l’idea di un laboratorio stabile dedicato a questi problemi. Per essere alla pari con i giovani occorre usare i loro mezzi di comunicazione e linguaggio ed ho potuto notare come ciascuno di noi sia attratto dai massimi livelli dello sport. Lo sport è uno stile di vita e noi siamo dentro al cambiamento senza rendercene conto e l’incertezza è l’unica certezza”.

 


 

“La società è una vetrina importante per il bullismo e nello sport s’interagisce con le persone”, dichiara l’avvocato Ruoco, “e la legge 71 del 2017 riguardante il bullismo ed il cyberbullismo tratta anche altri reati come come la violenza e le minacce. La responsabilità civile, per la quale rispondono i genitori se il soggetto del reato è minorenne, è diversa da quella penale nella quale se l’autore del reato ha meno di 14 anni non è perseguibile e se ha tra i 14 e 18 anni è imputabile solo se capace d’intendere e di volere ed in questo caso ci sarà un processo presso il Tribunale dei Minori che ha come scopo quello di rieducare il soggetto che verrà messo in prova con lavori di pubblica utilità. Se la rete scuola-famiglia-società funziona si possono prevenire gli atti di bullismo e negli ultimi anni, per le vittime, è stata introdotta la possibilità di fare un’istanza al gestore del sito per chiedere l’oscuramento dei contenuti offensivi e se ciò non verrà fatto si farà istanza ad un garante. L’ammonimento del questore al bullo è seguito da indagini e potrebbe diventare un aggravante se ci sarà il reato”.

“Il bullismo è una malattia psicologica”, sottolinea il medico sportivo e presidente del consiglio comunale di Savona Renato Giusto, “ed il fenomeno del 68 ha portato con sè la diseducazione della società civile con l’inizio del degrado della società. Il bullismo arriva in un certo senso dai genitori che abdicano all’educazione del figlio, la scuola in questi anni ha avuto un grande crollo dovuto anche alla mancanza dell’insegnamento dell’educazione civica e lo Stato deve dare agli insegnanti leggi per poter permettere loro di svolgere un lavoro corretto. Sono anche convinto del fatto che un allenatore convinto deve far capire ai ragazzi che esistono leggi che devono essere rispettate”.

“Un altro importante problema è quello del bullismo sui diversamente abili ed il progetto“Tutti per lo sport” è proprio dedicato a questo tema. Gli allenatori devono fare formazione ed un educatore dev’essere un pò sociologo ed un pò genitore e devono educare al meglio i ragazzi loro affidati”, conclude il delegato provinciale del Coni Savona Roberto Pizzorno.

 SELENA BORGNA  

 

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