L’incubo e la vergogna senza fine del piano casa Fornaci

L’incubo e la vergogna senza fine
del piano casa Fornaci
Clero, progettisti e politici in un mix letale per i cittadini

 

L’incubo e la vergogna senza fine 
del piano casa Fornaci 
Clero, progettisti e politici in un mix letale per i cittadini

A rileggerlo, questo brano scritto per Trucioli qualche anno fa, pur se all’epoca mi pareva traboccante di indignazione, appare ancora fin troppo mite, gentile e ingenuo….LEGGI

Non sapevo ancora, o forse fingevo di non voler sapere, che al peggio non c’è mai limite.

Non sapevo ancora, o forse non volevo sapere,  che un progetto edilizio è per sempre, e procede implacabile come un golem, insensibile come uno schiacciasassi. 

Intendiamoci, non magari una veranda contestatissima a un povero cittadino qualsiasi, per la quale di solito nei comuni si intraprendono percorsi burocratici a ostacoli degni delle esercitazioni di un marine.

Ma il progetto, magari impattante, magari devastante, magari contestato o semplicemente brutto e inutile, dove per qualche motivo vi siano ragioni di benevolenza urbanistica.

Col tempo ho imparato che in quei casi non esiste bocciatura definitiva,  non esiste stop, non esiste annullamento per passare ad altro. 

No.  Viene fermato? Dopo qualche tempo si ripresenta modificato, e riparte l’iter.  Ci sono cause ostative, una strada, una servitù,  problemi idrogeologici, la necessità di varianti… prima o poi passa comunque, prima o poi l’ostacolo si rimuove, prima o poi la soluzione si trova. Passano anni, persino decenni, ma comunque s’ha da fare, magari quando è persino assurdo e fuori tempo massimo. Margonara  docet.

In questo i cittadini sono spettatori, a volte purtroppo vittime, ma sempre ignari, o almeno, si ha interesse a mantenerli tali.

A volte mica vittime per dire, in senso metaforico. No, proprio vittime da magone, da disperazione, da groppo in gola e senso di impotenza.

Così mi sentivo io quando partì questo piano casa, destinato a impattare in un cortile proprio davanti alle finestre di casa mia, stretto fra  tre lati dai palazzi, la chiesa sul quarto lato. 

Tanto più quando seppi che non sarebbe passato in consiglio comunale, ma solo in giunta, per l’autorizzazione. 

 


Nell’articolo per Trucioli citato sopra se ne parlava. Mi preoccupavo per l’impatto, mi sentivo senza commenti o aggettivi all’idea che una simile crudeltà, perché di crudeltà, di dispetto bello e buono si deve parlare,  venisse da enti ecclesiastici. Ancora invocavo improbabili resipiscenze.

Non esistono, non esiste sensibilità né scrupoli in chi ha il coraggio di proporre simili obbrobri speculativi, chiunque sia.  Non esiste altra speranza, se non l’attenzione, la fermezza dei cittadini che si oppongano in tutti i modi possibili, dalle pressioni su chi li amministra alle vie legali. Dispendiose e frustranti, per difendere quel che sarebbe un diritto basilare. Purtroppo.

La pietra dello scandalo è la legge regionale 49, il piano casa, che recepì nel modo peggiore l’omonima legge nazionale berlusconiana. Governo centro destra, giunta regionale centro sinistra, stesso entusiasmo speculativo.

Ora alla regione è c’è un governo di segno opposto, centro destra,  e che si fa? Si prende quella legge 49 e la si peggiora ulteriormente, aggiungendo possibilità di costruzione, di ampliamento e volumi in più.  Il centro sinistra senza alcuna vergogna  strilla allo scandalo. Commedianti e finti avversari sino in fondo.

Oltretutto, quella che si aveva il falso pudore di definire legge temporanea, per stimolare l’edilizia, diventa definitiva, con buona pace delle competenze superiori su ambiente, territorio e pianificazione, allegramente bypassate. Forse prima o poi l’assurdità finirà, la legge verrà smontata, ma nel frattempo è entrata in vigore. Evviva.

Dunque, riepilogo. Mi limiterò ai fatti, lasciando a chi legge le considerazioni del caso.

Nel cortile della chiesa di N.S. della Neve alle Fornaci esiste quello che era un campetto per i ragazzi, ora parcheggio, e quello che doveva essere un locale ricreativo, divenuto magazzeno, negozio, poi lasciato volutamente vuoto e inutilizzato, per poter invocare il degrado risanatore.

La prima mannaia arrivò sotto forma di un progetto proposto dalla immobiliare “Saredo srl” di cui era unico titolare il parroco.  Al posto di quel magazzeno si voleva edificare una palazzina a quattro piani fuori terra, stretta a forma di torretta, con ben due diconsi due piani di box interrati, totale 30 box.

Le proteste di noi abitanti quando si iniziò a concretizzare il progetto presero la forma di una raccolta firme, di lettere e appelli. Si era terrorizzati per lo scavo e la stabilità dei palazzi. Stiamo parlando di un cortiletto fra le case!

Dopo l’articolo di cui sopra, vi fu anche una riunione di quartiere con gli assessori, molto partecipata e vivace, dove apprensione e malumore furono espressi al meglio.

Questo non sembrava abbastanza per fermare il progetto. Se non che saltò fuori un documento. A forza di ascoltare i vecchi, che ricordavano benissimo come quei terreni fossero stati donati alla chiesa per l’oratorio e per far giocare i ragazzi, si ritrovò un patto, un vincolo di inedificabilità del campetto, stipulato fra parrocchia e comune alla fine degli anni ’50.

Ovviamente tutte le parti in causa se ne erano, come dire, dimenticate.

E qui arrivò il primo stop.  No definitivo ai box interrati. Un contentino? Dal contesto generale intuii che non fosse finita, ma che i proponenti  avrebbero cercato di recuperare in altezza e volumi ciò che si perdeva di guadagno nel sottosuolo, creando guai peggiori.  Mi son fatta profetessa in questi casi. 

 

 
Rendering del vecchio progetto

 Siamo al 2015 e sui giornali si leggono notizie contrastanti. Il parroco annuncia di non voler affatto rinunciare al proposito edilizio, ma di aver incaricato gli architetti Poggio e Armellino (assai noti e benvoluti in comune) per un nuovo progetto, e di essere intenzionato a vendere a privati.

Ma a chiunque si presentasse, allarmato, in comune, per chiedere informazioni, veniva risposto che non c’era alcun progetto. I tempi erano ristretti, scrivevano i giornali, il piano casa scade a dicembre 2015 con l’ultima proroga burlandianda… non ce la faranno…

In questo periodo si diffondono voci di trasferimento del parroco, per motivi di famiglia, e inizia, da parte di alcuni articoli e di alcuni personaggi anche stimati che non nomino, ma che secondo me dovrebbero vergognarsi,  una sorta di peana del povero pastore di anime incompreso e bistrattato da parrocchiani crudeli. (I giornali l’avevano soprannominato don Cemento).

Il peana proseguì fino a trasferimento avvenuto. Stranamente si evitò sempre di menzionare che lo stesso parroco si trova ora a processo, insieme con altri sacerdoti, per presunta distrazione di fondi regionali per l’oratorio, che sarebbero stati trasferiti su un conto personale. Restituiti ora con gli interessi, pare.  Il condizionale in questi casi è d’obbligo, però  è notizia dei giornali che il processo sta per concludersi e il pubblico ministero ha chiesto una condanna a otto mesi. Nel processo, compaiono il costruttore Bagnasco e l’assessore Di Tullio come testimoni della difesa. I testimoni dell’accusa non sono stati ammessi, curiosamente: lista presentata in ritardo.

E siamo a inizio 2016, quando l’assessore Lugaro annuncia speranzoso a me, ai fornacini e ai giornali, che ci sarebbe un nuovo progetto appoggiato dal comune.

Una benefattrice, in memoria di un figlio perduto, vorrebbe acquistare il terreno e ristrutturare a sue spese i locali, senza aumento di volumi, destinarli a uso pubblico per attività ricreative, donandoli al comune. Si prospetta un collegamento con lo scaletto senza scalini, per i disabili. Per quanto riguarda il progetto del parroco, il comune sarebbe intenzionato a dare lo stop definitivo, ribadendo il famoso vincolo di inedificabilità. Per una volta, si zittisce pure chi pretende che negando un progetto, si debbano proporre alternative. Meglio di così!

Troppo bello per essere vero? Troppo bello. Abituata come sono al peggio, mi pare impossibile che il comune per una volta si neghi agli interessi in gioco, o che la curia torni sui suoi passi in extremis,  folgorata da una fantastica, molto più cristiana e caritatevole iniziativa. Neppure quando lo stesso Lugaro annuncia ai giornali che in giunta è imminente la conferma del vincolo, proprio nella seduta successiva.  Cosa che non avviene.

Qualcuno comunque si rilassa.  Non noi, che finché non vediamo non ci crediamo, che continuiamo a chiedere il progetto del parroco, anche se ci ripetono che non è stato presentato in comune. 

Fino a pochi giorni fa. Si diffondono nel quartiere voci allarmate,  che parlano di un palazzone.

Torniamo alla carica per accesso agli atti, e dopo un po’ di insistenza, finalmente veniamo a sapere che il progetto, effettivamente, c’è, ed è da un po’ che gira.  Il giorno dopo possiamo esaminarlo.

Faldoni cartacei da cui fare approssimative fotocopie, mi raccomando. Sia mai che l’urbanistica si attrezzi con progetti solo su mezzi informatici, molto più facili da consultare e riprodurre…

Ed ecco la doccia fredda, ecco cosa veniamo a sapere nel giro di mezz’ora. Difficile persino da immaginare, la realtà, persino per i più paranoici e malfidati. Ma è realtà documentata.

Attenzione alle date. I rendering del progetto erano stati protocollati in comune da mesi, da novembre 2105, quando ci dicevano che non c’era niente. La prima richiesta di permesso di costruire è di aprile 2015.

E’ un obbrobrio di addirittura cinque piani. Non più una torretta stretta che lasciasse un po’ di luce ai palazzi, ma una muraglia in stile minicrescent di miniappartamenti, brutta e impattante e volgare come solo lo spregio a tutto ciò che è armonia dei luoghi e delle persone sa essere.

Viene costruita demolendo il capannone per ricavare posti auto e piazzandosi al centro del cortile, a schiacciare quel che fu il campetto dell’oratorio. L’ex inedificabile. 

 
 
Rendering del nuovo progetto

 E il progetto alternativo? I richiedenti, tramite i propri legali, hanno chiesto al comune e alla curia il permesso di avviarlo alla presentazione, a settembre e poi  a novembre 2015. La parrocchia, tramite i propri legali, risponde seccamente, in tre righe tre, che nessun nuovo progetto è  ricevibile. Punto. Solo questo foglietto arido lascia l’amaro in bocca più di tutto,  è un simbolo del degrado in cui  viviamo. Da notare che in questo carteggio non vi è traccia di documenti ufficiali della giunta o del comune che prendano posizione, che mostrino di perorare il progetto alternativo e ribadiscano di voler confermare il vincolo. NIENTE.

Il comune invece si adegua e l’urbanistica sembra prepararsi, se del caso, a rimuovere il vincolo in cambio di non ben precisati vantaggi pubblici.

Attenzione ancora di più  alle date. La richiesta di costruire viene presentata ufficialmente l’8 febbraio 2016, con raccomandata, anche se era protocollata in comune da novembre, con tutto il carteggio relativo con gli uffici. 

Tardi per il piano casa? Sciocchini, c’è quello nuovo, no? Per questo si ufficializza dopo. Ancor meglio, ancor più volumi e agevolazioni. E si usano tutti, mica qualcosa deve andare sprecato.

Ma il divieto di costruire a meno di 300 metri dalla battigia, di cui si parlava come limite savonese per il piano casa? Ancor più sciocchini, eventualmente, se applicabile, non vale per i progetti già presentati!

Nessuno della giunta si è sognato di informare dello stop a quanto dichiarato in precedenza. Anzi, nota bene: l’articolo su Stampa e Secolo con cui Lugaro annuncia trionfalmente il bed & breakfast per disabili….LEGGI…. senza aumento di volumi, è del 3 febbraio 2016,  tre mesi dopo il niet della parrocchia, cinque giorni prima della consegna ufficiale del progetto palazzone,  due giorni prima della lettera dell’urbanistica in cui si apre alla trattativa per la rimozione del vincolo.

Infatti l’urbanistica fa sapere, con lettera del 5 febbraio, che i 60 giorni di silenzio assenso non devono intendersi iniziati finché non si rimuove il vincolo. Altrimenti sarebbero già scaduti, nella totale ignoranza dei cittadini, cui a suo tempo erano state promesse comunque riunioni informative dalla giunta, e partirebbe il palazzone-sorpresa! Non mi meraviglierei del resto se accadesse.

 

Anche perché GIA’ DA UN ANNO, a febbraio 2015,   il parroco, sì, sempre lo stesso parroco di cui sopra,  ha stipulato  un preliminare di  permuta per cedere le aree  a una misteriosa immobiliare di Alba, una s.r.l.  mai sentita, con un unico titolare.

Et voilà.  Il dispetto è servito. I giochi sarebbero praticamente fatti, alle spalle dei cittadini. Provate la stessa nausea impotente che provo io? Siete stanchi come me di veder sorgere inutili brutture, orridi foruncoli edilizi, che deturpano e deprezzano il circondario? Peggio per voi.

Aggiornamento: oggi  Lugaro e Di Tullio ribadiscono che il progetto alternativo non è tramontato.  Che in giunta e consiglio si confermerà il vincolo e il no al palazzone. Quale giunta e consiglio che l’amministrazione è in scadenza? Che credibilità hanno in assenza di uno straccio di prova, anzi con tutte le prove oggettive contro?

Vogliamo fare una cronologia riassuntiva?

17 dicembre 2014. Contratto di permuta fra Toppino Giovanni (non ancora immobiliare Sanquirico) e i proprietari dei magazzeni di lato alla chiesa.

20 febbraio 2015. Preliminare di permuta fra parroco e immobiliare Sanquirico s.r.l.

14 aprile 2015 richiesta di permesso di costruire al comune da Toppino per il palazzone.

11 settembre 2015 prima richiesta avvocati progetto alternativo benefico ad avvocati curia, per chiedere  vendita terreno. Risposta negativa

13 novembre 2015 modulo dichiarazione del progettista palazzone al comune

17 novembre 2015 Aggiornamento richiesta permesso di costruire e timbri a protocollo dei disegni progetto palazzone.

11 dicembre 2015 seconda richiesta avvocati del progetto alternativo ad avvocati curia. Definitivo niet. Nella lettera del progetto alternativo si chiede anche un pronunciamento al comune in merito a sua compatibilità col vincolo. Niente. Il progetto non viene neppure depositato.

16 dicembre 2015. Lettera dell’urbanistica all’assessore Di Tullio, in merito alle pratiche da avviare per rimuovere il vincolo

3 febbraio 2016 Lugaro con l’assenso di Di Tullio annuncia trionfalmente sui giornali il varo del progetto alternativo e l’intenzione di tenere il vincolo

5 febbraio 2016, invece l’urbanistica dichiara prudenzialmente ai proponenti il palazzone, curia, Sanquirico e architetti, che in attesa della rimozione del vincolo NON decorrono i tempi del silenzio assenso

5 febbraio 2016,  data del progetto palazzone inviato ufficialmente

8 febbraio 2016, timbro raccomandata, avvio definitivo della pratica

In tutto questo, esiste uno, un solo indizio che confermi le intenzioni degli assessori, o non si tratta piuttosto di fuffa preelettorale e pre primarie?

 Ci si aggrappa a quel che resta del povero vincolo, firmato in tempi meno aridi, più umani e civili.

Alla speranza che non si osi rimuoverlo prima delle elezioni. Alla giusta indignazione dei cittadini.

E magari, chissà, alla possibilità che questa vergognosa amministrazione, con qualunque faccia si ripresenti (Martino sponsor di Battaglia era da sempre favorevole al progetto, anche in versione con box)  venga spazzata via.

Magari, chissà, da un venticello a cinque stelle.

P.S. le parole come curia, parroco, chiesa, giunta, comune sono volutamente minuscole nel testo. Non me la sentivo di scriverle diversamente.

Milena Debendetti  consigliera del MoVimento 5 stelle

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.