LIGURIA: TERRA DEL DISSESTO

  LIGURIA: TERRA DEL DISSESTO
Breve cronaca di paura.

LIGURIA: TERRA DEL DISSESTO 

 Breve cronaca di paura.

    Liguria, 15 novembre 2014, l’ultima cronaca di un’allerta finita con l’ennesima alluvione.

Albissola, alle ore 6.30 dopo una notte di pioggia torrenziale, si sveglia con un torrente, il Sansobbia, contenuto a fatica dai suoi argini che fortunatamente reggono nel suo percorso del centro cittadino.

La sua portata d’acqua non consente ai tombini di ricevere quella piovana che scende copiosamente, così le strade della città si allagano. I garage, i negozi, i portoni con una velocità inaudita, si allagano.

Scatta un sistema di salvaguardia da parte di protezione civile , amministrazioni, Sindaci, vigili del fuoco e volontari  che riesce a fronteggiare in modo adeguato l’emergenza di un disastro conseguente di un’allerta 2 già prevista.


 Ma inesorabilmente le Albissole finiscono per far parte di tante, tantissime cittadine del Ponente ligure che, in diversa misura, vengono colpite da quest’ultima perturbazione.

 Il Rio Basco, diventato minaccioso, tenuto a fatica dalle paratie di legno che ne definiscono il confine dalla strada adiacente, esonda in un punto di Via della Pace, ma in modo contenuto, sotto gli occhi vigili degli abitanti del centro storico che ne conoscono bene la dinamica.

Ci stiamo abituando ai disastri, a tal punto che per alcuni diventano anche l’occasione per improvvisarsi reporter fotografi, che sfidando i pericoli diffondono immagini sulla rete, li comunicano alle reti televisive locali e fanno entrare nelle case e nella vita di tutti quello che per alcuni, significa perdere tutto.

Ci stiamo abituando e troppo spesso lo facciamo esercitandoci nello sport più diffuso: la critica e la polemica su quello che si doveva fare o che non si è fatto, il panico magari da diffondere in rete ai conoscenti, oppure il delirio di chi manifesta il suo entusiasmo per le immagini spaventose di acqua, tuoni, mari in burrasca e torrenti in piena.

I Sindaci del cemento e i Sindaci del fango.


Oggi anche nelle nostre città abbiamo toccato con mano le conseguenze degli errori passati, causa dei  cambiamenti climatici e del dissesto idrogeologico del nostro territorio, ma l’uomo della strada continua a parlare di pulizia dei torrenti, dei tombini che peraltro nelle Albissole è stata fatta e così mentre i Sindaci di ieri erano i Sindaci del cemento quelli di oggi potremmo definirli loro malgrado i Sindaci dell’acqua e del fango che tutto avrebbero pensato fuor che dover diventare esperti di emergenze territoriali in modo così frequente.

 Mentre un po’ di tempo fa lo scetticismo nei confronti dei cambiamenti climatici, era sostenuto, per diversi motivi, anche da una parte del mondo scientifico, oggi sono diventati, ormai, certezza scientifica. Non solo 800 scienziati di 39 Paesi  dell’ONU, l’Ipcc, producono i risultati di studi scientifici sul riscaldamento globale che proietta scenari futuri drammatici , ma anche l’uomo della strada comincia ad affermare sempre più diffusamente che  l’inquinamento atmosferico sta stravolgendo il clima.

I cambiamenti climatici stanno producendo: “treni di perturbazioni”,  “bombe d’acqua”, celle temporalesche, trombe d’aria, con una frequenza inusuale e ci stanno convincendo sempre più che il pianeta è a forte rischio.

Secoli di effetto serra prodotto dalle emissioni in atmosfera di ossido di carbonio ci portano ad asserire che anche se tali emissioni dovessero interrompersi gli effetti, continuerebbero per secoli.

Tutti lo sanno e la prova è che da più parti e anche nei nostri dispositivi territoriali si parla già di “mitigazione degli effetti e dello studio delle migliori strategie di adattamento dell’umanità” a tali fenomeni.

Ciò significa che sarà necessario adattarsi perché siamo al punto di non ritorno.

Siamo al punto di non ritorno anche in Liguria, dove il territorio è ormai compromesso a tal punto che gli eventi di questi giorni non saranno più eccezione.

I liguri lo stanno capendo. I sindaci lo stanno capendo ma purtroppo per alcuni questo significa solo saper affrontare l’emergenza, quella dell’adattamento, mentre sarebbe bene decidessero di porre fine al consumo di territorio, mettessero la parola fine alle concessioni edilizie che continuano invece inesorabili, addirittura nelle zone collinari.

Eppure tutti sappiamo già che dopo le alluvioni, il territorio ligure ci riserverà le frane. Franeranno tratti collinari dove troppo si è edificato pur conoscendo la fragilità di quel territorio, franeranno strade senza opere murarie di contenimento, franeranno tratti ferroviari  e autostradali, perché il dissesto di questa regione è tra i più gravi.

Ma chi da sempre puntava il dito su questi rischi e sulle protezioni da adottare obbligatoriamente era giudicato ripetitivo, antipatico, noioso eppure i fiumi tombati sotto i palazzi e le strade erano sotto gli occhi di tutti, cittadini compresi, poco informati, che da troppo tempo subiscono le decisioni senza poter incidere e conoscere la politica che troppo spesso è stata a servizio d’interessi particolari invece che del bene comune.

Oggi a Genova non è comprensibile lo stupore per le alluvioni che si ripetono quasi sempre negli stessi luoghi con regolarità quasi allarmante.

Oggi si continua a parlare di scolmatori mai realizzati, di lavori di messa in sicurezza che si potevano e dovevano fare e che non sono mai partiti, mentre si approvavano Gronde, Erzelli e quant’altro.

Liguria è ormai noto, sia la terra del dissesto.

La storia dell’espansione edilizia degli ultimi sessant’anni e caratterizzata da esempi negativi di urbanizzazioni attuate senza la minima verifica preliminare sulle caratteristiche del territorio e oggi stiamo osservando come ciò abbia modificato i caratteri morfologici e idrogeologici originali.

Si è costruito in aree di pertinenza fluviale o inondabili, si è cancellato il reticolo idrografico secondario, si sono ridotte le sezioni idrauliche  dei corsi d’acqua con tombinature e attraversamenti, senza dimenticare l’abbandono di vaste aree agricole e forestali collinari aumentando in modo considerevole  il grado di pericolosità del nostro territorio.

Le conseguenze sono le catastrofi di oggi: le frane, le alluvioni, la perdita di suolo con danni incalcolabili.


 Se i cambiamenti climatici fanno cadere quantitativi di pioggia superiori alla media, in Liguria si continua comunque a rendere ancora più fragile un territorio già troppo  cementificato e abbandonato all’incuria, facendola diventare la regione delle catastrofi prevedibili e non previste, delle  calamità provocate dall’uomo.

Albissola, ore 22.00 tutto sembra ritornato alla normalità, i torrenti sono diminuiti di portata e l’acqua riassorbita dai tombini. Sicuramente  le conseguenze di questa emergenza per l’Amministrazione Comunale saranno ancora oggetto di  interventi anche in aiuto ai cittadini alluvionati, ma per ora tutto sembra passato.

           ANTONIA BRIUGLIA

  

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