LEX AD LEGAM

Tu mi dai una cosa a me, io ti do una cosa a te. Evviva la Lega!
LEX AD LEGAM
ARTICOLO 241 DEL CODICE PENALE
La Padania, il Trota, Bossi e le leggi ad personam del Presidente

Tu mi dai una cosa a me, io ti do una cosa a te. Evviva la Lega!
LEX AD LEGAM
ARTICOLO 241 DEL CODICE PENALE
La Padania, il Trota, Bossi e le leggi ad personam del Presidente
  

Fino all’entrata in vigore della Legge 24 febbraio 2006 n.85, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 60 del 13 marzo 2006 e quindi fino al 28 marzo 2006, l’articolo 241 del Codice Penale Italiano puniva con l’ergastolo gli attentati contro l’integrità, l’indipendenza o l’unità dello Stato.

“241 (Attentati contro l’integrità, l’indipendenza o l’unità dello Stato). Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza dello Stato è punito con la morte (s’intende l’ergastolo poiché la pena di morte è stata abolita dall’art. 27 della Costituzione).

Alla stessa pena soggiace chiunque commette un fatto diretto a disciogliere l’unità dello Stato, o a distaccare dalla madre Patria una colonia o un altro territorio soggetto, anche temporaneamente, alla sua sovranità.”

Poiché lo Statuto della Lega è stato approvato nel marzo 2002 , dichiarandosi in esso apertamente di voler disciogliere l’unità dello Stato attraverso il conseguimento dell’indipendenza della Padania, i leghisti avrebbero dovuto essere perseguiti a norma di legge. Il che, malgrado la millantata cattiveria dei pubblici ministeri, non ci risulta avvenuto.

  Però le menti giuridiche del partito padanico ci hanno pensato e, con la legge sopracitata del 24 febbraio 2006, i berleghisti hanno cambiato, a loro uso e consumo, l’articolo 241 del codice penale come segue:

“241 (Attentati contro l’integrità, l’indipendenza e l’unità dello Stato). Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti violenti diretti e idonei a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza o l’UNITA’ dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni.

La pena è aggravata se il fatto è commesso con violazione dei doveri inerenti l’esercizio di funzioni pubbliche.”

Qualcuno si è reso conto che i leghisti stavano commettendo il delitto previsto e punito dall’art. 241 del codice penale e che quindi lo stesso andava completamente riformato.

Prima bastava un fatto che comunque avesse lo scopo di disciogliere l’unità dello Stato e la pena era gravissima; adesso occorre ben altro: deve trattarsi di atti violenti diretti e idonei a menomare l’unità dello Stato. Anche la pena è alquanto ridotta. Non basta la violenza, occorre anche la volontaria finalità e soprattutto l’idoneità.

Per esempio, immaginiamo che il “Trota” e un gruppo di suoi sodali, armati di doppiette per tirare ai piccetti, occupino il Municipio di Milano e, sparacchiando a vanvera (a proposito, il Bossi padre ha detto che di armi ne hanno moltissime in Lombardia, non hanno bisogno che gliele mandi Gheddafi. Procure competenti, sarà meglio dare un’occhiata…) innalzino i verdastri drappi inventati dalle menti della “intellighenzia” nordista, dichiarando l’avvento della Repubblica Padana.

E’ evidente che costoro dovrebbero lasciare il campo libero nel giro di mezz’ora per l’intervento di una decina di Carabinieri, più che sufficienti alla bisogna. Ecco, in questo caso, i padanici andrebbero assolti –salvo qualche contravvenzione per le sparacchiature- per la chiara INIDONEITA’ degli atti compiuti, ancorché violenti, a menomare l’unità dello Stato.

Sempre con la stessa legge, è stata sostituito l’art. 292 del codice penale che , per il vilipendio o il danneggiamento alla bandiera, prevedeva la reclusione da uno a tre anni e adesso, invece, prevede una multa da 1000 a 5000 euro e fino a 10.000 nei casi di pubblica ricorrenza o cerimonia ufficiale.

Così il Bossi può volgarmente vilipendere la bandiera italiana, tra un dito medio alzato e una pernacchia, non disgiunti dal classico gesto dedicato alle disavventure anali, propri del linguaggio da trivio che siamo costretti a sopportare da cotale Ministro. Egli, però, ha indecentemente spergiurato sulla Costituzione della Repubblica Italiana che vuole demolire.

   Non v’è quindi da stupirsi della prona e pronta votazione in parlamento, da parte dei leghisti, delle leggi ad personam per il Presidente del Consiglio. Il patto è chiaro: Tu mi dai una cosa a me, io ti do una cosa a te. Tra le quali cose le norme fiscali del cosiddetto federalismo, in base alle quali si scaricheranno sui Comuni le difficoltà dell’erario, con effetti già ampiamente analizzati di aumento dell’imposizione: avendo ormai in mano gli strumenti di tassazione, i Comuni non potranno dolersi nei confronti dello Stato: “prima spremi i tuoi cittadini, poi vedremo”.

  L’ultima tragicomica alla quale stiamo assistendo riguarda la crisi libica. Subito è sembrato che la Lega facesse il broncio da pacifista. Ma no! l’unico timore non era altro che quello legato ai flussi migratori, posizione demagogica a caccia di voti, non gliene importava nulla che Gheddafi facesse sparare le sue artiglierie ad alzo zero sulle popolazioni di Misurata e di Bengasi.

  Invece di organizzare con mezzi adeguati (e si possono anche sequestrare mezzi privati, grandi navi da crociera, in un caso del genere! ci pensi il Ministro Maroni negli sprazzi di razionalità cui le drammatiche vicende in corso lo costringono) l’accoglienza dei profughi, la Lega ha imposto il solito respingimento in mare, sulla base di impossibili valutazioni, inumano e inutile . Una specie di “grida” di manzoniana memoria. Certo, è evidente, che tutta l’Europa deve essere coinvolta, ma occorre ricordare alle distratte “menti” berleghiste che l’Italia ha, rispetto agli altri paesi europei, un numero…inferiore di immigrati.

  La chicca però ci è venuta, bisogna ammetterlo, dal gran Capo. Noi non bombardiamo, ha detto, i nostri “Tornado” fanno dei bei giretti sulla Libia per controllare il rispetto della “No fly zone”.

Del resto prima non ha voluto “disturbare”, poi si è “addolorato”, insomma si dice, ma saranno le solite chiacchiere dei soliti comunisti (quei pochi che non sono già con lui), che gli abbia fatto lanciare scatole di gianduiotti con un bigliettino così concepito. “Caro Gheddy, scusa il disturbo, sono addolorato, tuo Sberlu.”

                                                      BELLAMIGO

27 marzo 2011

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