L’Europa debole rischia di essere stritolata

 
L’Europa debole rischia
di essere stritolata

 

L’Europa debole rischia di essere stritolata

Ogni rivoluzione industriale lascia sul terreno vincitori e vinti.    

“Non è indifferente se ci si trova da una parte o dall’altra: i vincitori aumentano il proprio tenore di vitae la qualità della loro esistenza, i vinti a poco a poco si ritrovano emarginati e poveri.

Ecco perché il presidente Donald Trump si sta muovendo. Innanzi tutto verso la Cina, intenzionata a tentare di prevalere coi propri prodotti e le proprie tecnologie. La vicenda Huawei non è che un episodio di questa competizione. La Cina ha tuttora disequilibri assai marcati al proprio interno ma sta riuscendo a lasciarsi alle spalle l’economia della contraffazione e si sta lanciando nelle assai più remunerative nuove tecnologie, diventando  quasi monopolista (grazie ai  massicci investimenti in Africa) delle materie prime indispensabili per realizzare reti cablate, telefoni cellulari, smartwatch.

 


Gli Stati Uniti temono di perdere quote del mercato globale e Trump agita la spada di Damocle dei dazi, fa arrestare colei che guida Huawei, manda le portaerei nel Pacifico. Nel mirino c’è anche la Russia. Prendendo a pretesto la crisi ucraina, egli intende indebolirla con le sanzioni, per altro con svantaggio più dell’agricoltura e dell’industria europea che americana. 

Infine l’Europa, non più trattata da alleata ma da concorrente.

Quindi, per gli Usa, meglio un’Europa disunita e debole, con una moneta non in grado di impensierire il dollaro, che un Continente unito e determinato che potrebbe tentare di competere alla pari in taluni settori. Non a caso Trump ha applaudito alla Brexit e alle spinte antieuropeiste dell’Est e dei nostri sovranisti, i quali non si rendono conto che dietro lo sbriciolamento dell’Europa c’è la colonizzazione da parte degli Usa, tutto il contrario dell’aspirazione alla sovranità.

L’Europa senza voce, che assiste inerme alle tensioni tra i tre blocchi, dovrebbe preoccupare poiché è in corso non una gara per una supremazia di facciata ma assai più concretamente una prova di forza per determinare come spartirsi la ricchezza mondiale.

Forse è già troppo tardi e comunque i singoli Paesi europei rovano più interessante continuare a bisticciare tra loro piuttosto che cercare di costruire un Continente in grado di agire da protagonista sulla scacchiera mondiale. Salvo poi lamentarsi del pil che non cresce, della disoccupazione dilagante, della depressione che schiaccia le periferie. Ovvero: povertà. 

Colpa dell’Europa? No, colpa della non Europa.

 

CARLO VALENTINI  Italia Oggi 

 

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