Lettura di un’mmagine: L’amore alla fonte della vita

LETTURA DI UN’IMMAGINE 55
L’amore alla fonte della vita
Olio su tela del 1896 di Giovanni Segantini
Galleria d’arte moderna – Milano

LETTURA DI UN’ IMMAGINE 55

L’amore alla fonte della vita
Olio su tela del 1896 di Giovanni Segantini
Galleria d’arte moderna – Milano

 La miglior descrizione di questo quadro simbolista dipinto da Giovanni Segantini (Arco, 15 gennaio 1858 – Monte Schafberg 1899) a tre anni dalla morte la scrive il pittore stesso: “Esso rappresenta l’amore giocondo e spensierato della femmina e l’amore pensoso del maschio, allacciati insieme dall’impulso naturale della giovinezza e della primavera. La stradicciola sulla quale avanzano è stretto e fiancheggiata da rododendri in fiore, essi sono di bianco vestiti (riferendosi ai gigli). Amore eterno dicono i rossi rododendri, eterna speranza rispondono i zembri sempre verdi. Un angiolo, un mistico angiolo sospettoso, stende la grande ala sulla misteriosa fonte della vita. L’acqua scaturisce dalla viva roccia, entrambi simboli dell’eternità. Il sole inonda la scena. Il cielo è azzurro col bianco, il verde, il rosso usai deliziare il mio occhio in soavi armoniche cadenze: nei verdi in ispecial modo questo intesi significare” (Lettera al drammaturgo Domenico Tumiati dell11 ottobre 1896). 

Come ha sottolineato lo stesso artista (e come nota immediatamente chi guarda questo quadro del periodo divisionista e simbolista di Giovanni Segantini) il colore prevale nettamente sul disegno. Le vesti bianche degli amanti spiccano sul terreno ocra del sentiero e nel verde dei prati; le parti in ombra dell’angelo sono colorate di grigio e d’azzurro mentre nelle parti investite dalla luce del sole, colpi di pennello chiari si alternano a colpi di pennello ocra. La collina che si intravede dietro il pino Cembro sulla destra è una macchia fredda di azzurro che si riflette anche sul verde del prato sottostante. La linea delle colline all’orizzonte è grigia, marrone e nella parte sinistra rispetto a chi guarda notiamo colpi di pennello ocra e gialli. Il cielo sullo sfondo è attraversato da strisce bianche e ocra. Lo spazio del quadro è piatto e senza prospettiva lineare. Nondimeno l’angelo in primo piano con le sue grandi ali crea una distanza tra sé e i due amanti che avanzano abbracciati sul sentiero. La profondità dello spazio è anche creata dall’altezza del pino contorto rispetto alle dimensioni ridotte degli alberi quasi sulla linea dell’orizzonte. Malgrado le figure siano appiattite, il paesaggio appare ampio e disteso. Da tutto l’insieme spira un’aura primaverile e la levità dei due amanti abbracciati che formano un’unica macchia di colore in cui si confondono i loro corpi quasi fossero anime già beate in paradiso ci trasporta in una dimensione dove non esiste più né colpa né dolore e dove la natura è in armonia con la vita terrestre e celeste.

 FULVIO SGUERSO

 

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