LETTURA DI UN’IMMAGINE: Colazione in giardino Olio su tela (1883) Di Giuseppe De Nittis

Colazione in giardino
Olio su tela (1883) di Giuseppe De Nittis

Museo Civico – Barletta

Giuseppe De Nittis (Barletta, 1846 – Parigi, 1884) nato a Barletta ma napoletano di adozione, dopo l’esperienza macchiaiola nella quale dette prova del suo straordinario talento di paesaggista e ritrattista, si recò una prima volta a Parigi nel 1867 per poi trasferirvisi definitivamente nel 1872.

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Là, in quel movimentato e intenso milieu artistico, culturale e mondano, il pittore pugliese si adattò talmente bene da diventare l’italiano “plus Parisien que tous les Parisien”. Fu subito accolto dai pittori impressionisti come uno di loro tanto da essere invitato, nel 1874, a partecipare alla prima esposizione del gruppo nello studio del fotografo Nadar nel centralissimo Boulevard des Capucines. Nel 1883, un anno prima di morire a soli trentotto anni, stroncato da un ictus cerebrale fulminante, dipinse quello che è considerato dalla critica il suo capolavoro, cioè la Colazione in giardino . L’opera, esposta al Salon di quell’anno, per decisione della moglie Léontine, venne donata al Comune di Barletta dove oggi la si può ammirare nel locale Museo Civico a lui dedicato.
Il soggetto è ricorrente nella pittura degli Impressionisti: nel 1873 Claude Monet, ammiratissimo da De Nittis, aveva affrontato lo stesso tema. Intorno a un tavolo doviziosamente apparecchiato nel giardino della sua casa parigina, siedono la moglie, il figlio Jacques e il pittore stesso, il quale, però, richiamato da qualche pressante impegno, si era già alzato lasciando la sedia vuota e un po’ discosta dal tavolo. La scena che vediamo è quella che il pittore ha voluto rappresentare nell’istante stesso in cui ha lasciato il tavolo: la moglie che con la sua bella mano sta girando il cucchiaino nella tazzina del caffè; il figlio Jacques che volge lo sguardo verso un’anatra che, staccata dalle sue compagne che vediamo raggruppate sullo sfondo, si avvicina al tavolo in cerca di cibo. Sulla tavola possiamo ammirare una delle nature morte più incantevoli della pittura di tutti i tempi: da notare il gioco delle trasparenze come quelle dei bicchieri, del sifone di seltz, della zuppiera, dei due vasi di fiori; i riflessi dei piatti, delle tazzine, della zuccheriera di porcellana, delle posate d’argento. Notevole anche la sinfonia cromatica dei fiori sulla tavola, delle piante del giardino, del prato come un lago di luce tra le ombre della vegetazione, della candida tovaglia in primo piano e degli abiti eleganti di Lèontine e di Jacques; insomma un’armonia perfetta di colori, di ombre e di luci di rara bellezza.

Fulvio Sguerso

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