Lettura di un’immagine: Acca Larenzia

LETTURA DI UN’IMMAGINE 64
Acca Larenzia
Marmo della Montagnola senese (1414 -1418)
di Jacopo della Quercia
Complesso museale di Santa Maria della Scala – Siena

LETTURA DI UN’ IMMAGINE 64
Acca Larenzia
Marmo della Montagnola senese (1414 -1418)
di Jacopo della Quercia
Complesso museale di Santa Maria della Scala – Siena

 

La statua in marmo di Acca Larenzia, secondo il mito moglie  del pastore Faustolo che le portò Romolo e Remo salvati da una lupa e che furono da lei allevati malgrado i numerosi figli, faceva parte della Fonte Gaia di Siena, decorata da Jacopo della Quercia (Siena, 1371 circa – Siena, 1438), su commissione del Comune di Siena nel 1409, ma completata da Jacopo solo dieci anni dopo.  Rappresenta la virtù della munificenza (Liberalitas), ed è gemella della statua di Rea Silvia, madre naturale dei due fratelli fondatori di Roma, che rappresenta la carità naturale (Caritas naturalis) ed era posta sull’altro lato del parapetto della fontana. Le due statue sono entrambe raffigurate con i due mitici gemellini  in braccio e ai piedi. Quest’opera è un esempio dello stile personalissimo dello scultore senese – che aveva già realizzato un capolavoro come il monumento funebre a Ilaria del Carretto nella chiesa di San Martino a Lucca –  in cui confluiscono i modelli della scultura gotica, di quella borgognona e di quella fiorentina quattrocentesca liberamente interpretati dall’artista. La statua di Acca Larenzia, come quella di Rea Silvia, è a grandezza naturale, in piedi. Ha i seni completamente nudi e tiene con la mano destra il lembo di un peplo che la copre dalla vita in giù. Tiene uno dei gemelli in braccio che le accarezza il seno sinistro mentre l’altro ai suoi piedi tende le braccine verso di lei. Notevole la tenerezza  dei corpi dei gemelli e della giovane madre e la dolcezza del suo volto che sembra dipinto. Tutta la scultura si sviluppa secondo linee a spirale che conferiscono leggerezza e movimento alla materia inerte il cui peso è bilanciato dal lieve sporgersi dell’anca secondo lo stilema gotico e dall’inclinazione dell’ovoide perfetto della testa incorniciata da una elaboratissima capigliatura. Le posture e i movimenti dei bambini accentuano la dinamicità tridimensionale della scultura resa ancora più evidente  se osservata da diversi punti di vista convergenti verso la figura flessuosa e tenerissima  della loro madre adottiva. 

 FULVIO SGUERSO

 

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