Lettura di un’immagine

LETTURA DI UN’IMMAGINE 43
 L’apparizione (o anche Salomè)

Acquerello su carta (1875) di Gustave Moreau
Musée d’Orsay – Parigi

 LETTURA DI UN’IMMAGINE 43

L’apparizione (o anche Salomè) 
Acquerello su carta (1875) di Gustave Moreau
Musée d’Orsay – Parigi

 Il soggetto di questo allucinato acquerello è un’allucinazione. Entrare in quest’opera è come entrare in un incubo: e precisamente nello stato d’animo di una giovane giudea che ha appena fatto decapitare un profeta, Giovanni il Battista. Il delitto è narrato dagli evangelisti Marco e Matteo: Salomè, figlia di Erodiade, concubina di Erode Antipa, tetrarca della Galilea, in occasione di un banchetto, danzò in modo così leggiadro davanti a Erode, che spinse quest’ultimo a prometterle incautamente qualunque cosa ella desiderasse. Come è noto, Salomè, istigata dalla madre che non perdonava il profeta, colpevole ai suoi occhi di aver accusato pubblicamente il suo scandaloso concubinato con il tetrarca, chiese la testa di Giovanni il Battista. Qualcuno, dato appunto il carattere allucinatorio della scena rappresentata dal pittore, si è chiesto se la visione orrifica sia avvenuta prima o dopo  la decapitazione. Per J. K. Huysmans, autore di quella che venne definita la Bibbia del decadentismo, cioè il romanzo A rebours (Controcorrente), non v’è dubbio, la visione di Salomè avviene a omicidio compiuto, quando nella lunga digressione del capitolo quinto del romanzo, Salomè viene descritta come sopraffatta dal rimorso e dal terrore. Nel realizzare questo acquerello, Gustave Moreau (Parigi, 1826 – Parigi 1898) ha presente fonti diverse: la testa sanguinante del Battista sul piatto d’argento aureolato, richiama la testa di Medusa brandita da Perseo nel celebre bronzo di Benvenuto Cellini; le architetture interne del palazzo di Erode richiamano quelli dell’ Alhambra moresca di Granada, la volta è sostenuta da altissime colonne con i capitelli bizantineggianti, l’apparato decorativo è ricco di echi islamici, persiani e indiani. Nell’ombra dell’intercolumnio scorgiamo addirittura un tempietto in stile orientale, per non parlare dei mostri pagani e degli animali egizi. Salomè, seminuda con i suoi veli e i suoi monili sfavillanti di riflessi, è rappresentata in basso a sinistra nell’atto di esorcizzare con il braccio sinistro teso verso la testa ancora sanguinante del profeta quella orribile apparizione. Il braccio sinistro è invece ripiegato è la mano tiene tra le dita un fior di loto, simbolo di oblio profondo, il suo sguardo è rivolto verso terra , come per sfuggire al bagliore accecante dei raggi sprigionati dall’aureola del Battista. Il pittore relega in secondo piano la crudele Erodiade, imperturbata e quasi serena, anzi, evidentemente compiaciuta: secondo lei giustizia è stata fatta. In secondo piano è anche il tetrarca, seduto sul trono e immerso nei suoi cupi pensieri. Ricca di riflessi è anche la giovanissima suonatrice umilmente seduta su un gradino, mentre il carnefice rimane ritto in piedi appoggiato alla sua lunga spada. Ad ogni modo, in quest’opera non troveremo nessun particolare “realistico”: come si notava all’inizio, sembra di essere dentro un incubo ricco di simboli in un ambiente fantastico che rispecchia  le profondità misteriose dell’inconscio che normalmente se ne stanno nascoste dietro la logica superficiale della realtà quotidiana.

 FULVIO SGUERSO  

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