LETTURA DI UN’ IMMAGINE: Nave dei folli di Hieronymus Bosch

Nave dei folli
Olio su tavola (1494 circa)
Di Hieronymus Bosch
Museo del Louvre  – Parigi

Questa tavola faceva parte originariamente di un trittico formato da l’ Allegoria dei piaceri , conservata presso la Yale University Art Gallery – New Haven, e dalla Morte si un avaro, andata perduta. Nella Nave dei folli vediamo una piccola folla di persone stipate in una navicella, che si danno agli stravizi. Chiaramente ci troviamo di fronte a un tema  ricorrente nelle opere del pittore fiammingo (Hertogenbosch, 1453 – Hertogenbosch, 1516) che è quello del peccato e delle sue conseguenze. Simboli di peccato sono il gufo che si intravede tra le fronde dell’albero e le ciliege sul tavolo in basso. La mezzaluna   sul vessillo sventolante annodato all’esile tronco dell’alberello piantato al centro di quell’improbabile imbarcazione è un simbolo della follia; a quel tronco è legata  un’oca farcita che uno dei folli armato di coltello cerca di  staccare. Intorno alla mensa disadorna in basso  si fronteggiano due personaggi dalla fisionomia stravolta:  un frate e quella che sembra una suora che sta pizzicando a caso le corde di una mandola mentre entrambi cercano di raggiungere una palla di cibo che pende da un filo. Intorno a loro altri folli assistono vociando a quel gioco. Intanto dall’acqua emergono figure nude che sembrano venire dall’inferno anch’esse in cerca di cibo. A destra un giullare seduto su un ramo sta bevendo chissà che cosa da un boccale di metallo. I personaggi raffigurati sono tutti deformi e abbruttiti da una vita peccaminosa e viziosa. Su tutta quella scena infernale piove una luce livida fino all’orizzonte in cui nemmeno il verde delle fronde riesce a mettere una nota di speranza. Quest’opera di Bosch, come il poema omonimo del tedesco Sebastian Brandt, ha senz’altro influenzato l’opera di Erasmo da Rotterdam e, nel Novecento, gli studi sull’esclusione sociale di Michel Foucault.


Fulvio Sguerso

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