Lettura di un’ immagine: La condizione umana I

La condizione umana I
Olio di tela (1933) Di René Magritte
National Gallery of Art – Washington

René Magritte (Lessines, 1898 – Bruxelles, 1967) ha intitolato La condizione umana due quadri a olio. Il primo è del 1933 e si trova presso la National Gallery of Art di Washington; il secondo è di due anni dopo e fa parte della collezione Simon Spierer di Ginevra. Ora ci occuperemo del primo, rimandando a domenica prossima la lettura del secondo . Qui siamo di fronte  a un quadro dentro un quadro; ci troviamo all’ interno di una stanza dove un cavalletto è piazzato a ridosso di una grande finestra. Sul cavalletto è posta una tela raffigurante un paesaggio agreste. Al di là del vetro vediamo il medesimo paesaggio   che si estende oltre i limiti del quadro.  Se non ci fosse la sottile striscia verticale che segna il bordo destro (rispetto a chi guarda)  della tela, la cima del cavalletto che sporge sopra il paesaggio dipinto e la quasi impercettibile sovrapposizione del bordo destro sul pesante tendaggio a sinistra della finestra,   paesaggio vero e paesaggio riprodotto su tela non si distinguerebbero l’uno dall’altro.  Già, ma si dà il caso che anche il paesaggio “vero” sia dipinto e non abbia altra realtà di quella che vediamo in questo quadro di Magritte. Tanto basta, o dovrebbe bastare, a instillarci il dubbio filosofico sulla verità di quello che vediamo con i nostri occhi e sulla affidabilità delle nostre percezioni, a cominciare da quelle visive. Dal punto di vista formale possiamo notare il contrasto tra i colori caldi dell’interno della stanza e quelli freddi del paesaggio esterno. Il pesante tendaggio marrone aperto che fa da cornice verticale alla finestra  sormontata da  un arco, come i supporti scuri  del cavalletto in controluce danno profondità allo spazio interno del quale intravediamo qualche modanatura del soffitto e una parte del pavimento ocra. A proposito di questo suo quadro Magritte ha scritto: “Misi di fronte a una finestra , vista dall’interno di una stanza, un quadro che rappresenta esattamente la parte di paesaggio nascosta alla vista del qua. Quindi l’albero rappresentato nel quadro nascondeva alla vista l’albero vero dietro di esso, fuori dalla stanza. Esso esisteva per lo spettatore, per così dire, simultaneamente nella sua mente, come dentro la stanza nel quadro e fuori nel paesaggio reale. Ed è così che vediamo il mondo: lo vediamo come al di fuori di noi anche se è solo una rappresentazione mentale di esso che facciamo esperienza dentro di noi”. Come dire, nihil in intellectu quod  prius non fuerit in sensu, come già qualcuno disse.


Fulvio Sguerso

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