Lettera aperta al Dir. dell’Unione industriali di Savona

Lettera aperta al Direttore 
dell’Unione industriali di Savona

 

Lettera aperta al Direttore
dell’Unione industriali di Savona

Dopo le affermazioni del Presidente dell’Autorità Portuale, che dimostravano profonde lacune tecniche-marinaresche sulla capacità di attracco su di una piattaforma lunga 700 metri, sul… Secolo XIX in data 3/01/2015 sono state pubblicate alcune affermazioni di Alessandro Berta (nella foto), al vertice dell’Unione Industriali Savonese.


Vediamo la prima:

….Stiamo inoltre assistendo a manifestazioni di interesse rispetto al vadese e valbormidese una volta completata la piattaforma……”

A mio parere questo DIRIGENTE continua a nascondere all’opinione pubblica l’esistenza del “PROGRAMMA DI SVILUPPO” che dovrebbe, (RISPETTANDO LE PIÙ ELEMENTARI REGOLE DELL’ECONOMIA), essere il PRESUPPOSTO BASE per la costruzione della piattaforma in questione e che vedrebbe coinvolti, SECONDO LUI, gli interessi economici sia di Vado sia della Valbormida.

Per essere meglio compreso, riporto quello che dovrebbe contenere un “SERIO PROGRAMMA DI SVILUPPO”, e che il Signor Berta, almeno in qualità di Vice Presidente e Amministratore Delegato della S.P.E.S. (Campus Universitario di Savona), dovrebbe conoscere.

Contenuto minimo di tale “Programma”:

1 – Un “Piano Industriale che specifichi:

   una indagine di marketing che permetta di determinare quali produzioni siano economicamente effettuabili sul territorio, da riversare successivamente su quali mercati attuali e/o futuri.

   Quali produzioni si intendono realmente concretizzare.

   In quali mercati reali potranno essere indirizzati tali prodotti.

  Quali imprese attualmente presenti, o da allestire nel breve termine (4 anni per per la costruzione dell’eventuale terminal) dovranno partecipare al progetto di produzione industriale e con quali potenzialità produttive.

   La localizzazione delle imprese produttrici, le vie di comunicazione ed i mezzi di trasporto che colleghino tali imprese con i mercati di sbocco.

2 – Un Budget analitico dei costi da sostenere per la costruzione e l’attrezzatura di quanto previsto (terminal completo, ed eventualmente nuove imprese che, ancora inesistenti, dovranno partecipare al progetto ) .

3 – Un Budget delle fonti di finanziamento (soggetti finanziatori) necessarie per il completamento del piano produttivo .

4 – Dove reperire le garanzie da offrire ai finanziatori del progetto (Banche o Finanziarie)

5 – Un Budget Economico (serie e veritiero) dei flussi di rientro degli investimenti, attraverso gli utili da realizzare.

6 – Un Budget finanziario relativo al tempi di rimborso del capitale ottenuto e dei costi del finanziamento .

Sfido qualsiasi “AUTORITA’”sia portuale sia dell’Unione Industriale sia della Camera di Commercio a presentare un “tale Piano”, altrimenti sarà logico, per qualunque cittadino, sapere che la “piattaforma Maersk” costituisce un “Business” solo per chi la costruisce, con costi a totale carico della collettività e con pochi scrupoli e nessun senso civico da parte dei politici e dei soggetti che compongono le istituzioni.


Riguardo alla gestione bancaria, anche su questo argomento non sono d’accordo con le Sue affermazioni.

In generale abbiamo appurato che le Banche Italiane hanno investito gli Euro della BCE in titoli di stato e NON in finanziamenti alle imprese produttrici.

Più nei dettagli, le attuali crisi “MONTEPASCHI” e “CARIGE” stanno dimostrando la tendenza a fare investimenti nella finanza, nella speculazione, e negli “affari illeciti” e non nell’economia.

Il denominatore comune per entrambe sono: le cattive gestione sia delle “FONDAZIONI”, in totale mano alla politica, sia dei Consigli di Amministrazione, troppo spesso in mano ad azionisti imprenditori “amici dei politici” che hanno pensato solo a finanziare se stessi e ad intrallazzi finanziari di ogni tipo, senza nessun intervento ispettivo della Banca d’Italia, ed oggi sotto accusa da parte della Magistratura e penalizzati dalla BCE.

Se poi ci si riferisce ad investimenti “DEMENZIALI” come quello del Montepaschi che ha convertito circa 720.000.000 di € (pari al proprio Capitale Netto 31/12/2013) di propri crediti in azioni della Sorgenia (del “Gruppo Tirreno Power”), quando tale azienda valeva 0 (zero) ed era controllata dalla CIR di DEBENEDETTI, si capisce che molte Banche, specialmente quelle condizionate dai politici, al giorno d’oggi, preferiscono fare INVESTIMENTI FINANZIARI o INVESTIMENTI a favore delle “IMPRESE AMICHE” anziché finanziare le piccole medie aziende .

A conferma di ciò cito la gestione della FILSE (Finanziaria della Regione Liguria) che (dati di bilancio 31/12/2013) gestiva ancora Fondi Pubblici (Nazionali, Europei e Regionali) per 367.321.516 € e parallelamente risultava aver investito:

277.721.603 € in Crediti verso Enti Creditizi ( Banche )

35.206.940 € in Titoli a reddito fisso (Titoli di Stato e Obbligazioni)

3.615.881 € in Titoli a reddito variabile (azioni e quote di fondi)

40.392.000 € in proprie Partecipazioni .

ERNESTO JOHANNSON

 

 

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