Lettera aperta a …

Lettera aperta a
Giorgio Napolitano, Renato Schifani e Gianfranco Fini

Lettera aperta a Giorgio Napolitano, Renato Schifani e Gianfranco Fini

Mi rivolgo a Voi in quanto occupate le tre prime cariche dello Stato e quindi siete le persone da cui gli italiani si aspettano la massima lealtà e tutela dell’interesse pubblico.

Già nel dicembre 2006, quando Lei, presidente Napolitano, fresco di nomina, firmò il nuovo Statuto di Bankitalia, che di fatto legalizzava il suo illegale possesso da parte di banche e assicurazioni private, Le inviai una lettera per stigmatizzare questo suo primo atto, ritenendo l’avesse compiuto in buona fede. La Sua mancata risposta e il seguito del Suo mandato minarono sempre più questa mia iniziale credenza.

L’ultima, definitiva conferma che Lei scientemente appoggia il mondo bancario internazionale me l’hanno fornita l’operazione Monti, da Lei sponsorizzata, e l’ultimo Suo discorso alla nazione. Un discorso dove l’importante non sono state le parole dette, quanto quelle taciute, e cioè la verità sulle reali cause del dramma economico che stiamo vivendo; l’unico modo per uscirne vivi essendo, come già espressoLe in quella mia lettera, l’abbandono dell’euro, fabbrica di debito e interessi, e la presa di possesso da parte dello Stato della sovranità monetaria. Non si tratta quindi di reintrodurre la lira, bensì –con doppia circolazione iniziale, così come fu introdotto l’euro- una moneta emessa dallo Stato a costo zero e interesse nullo, con la prudenza e il rigore nella spesa pubblica che i passati governi non hanno dimostrato, e di cui Lei dovrebbe farsi garante, anziché aprire le porte del governo ad esponenti di quei gruppi finanziari che sono i primi, se non gli unici, responsabili dello sconquasso economico mondiale e che, per mano di Monti, stanno smantellando l’impalcatura produttiva italiana verso la rovina generale. O meglio, tutti tranne una sparuta minoranza di privilegiati, che comprende anche Voi.

La montagna di debito pubblico che Lei tratteggia alla stregua di un disastro naturale è in verità un guscio vuoto, trattandosi di soldi cui la classe politica ha sinora supinamente riconosciuto la natura di soldi veri, mentre dietro di essi non v’è alcun valore collaterale. Così come non c’è, se non in minima parte, nelle banche commerciali: le regole di Basilea  II e III impongono loro di tenere disponibili fondi propri per solo l’8%. Il che significa aver privatizzato, dopo la moneta cartacea stampata a costo zero dalla BCE, anche quella elettronica, e cioè il 97% del denaro circolante, riconoscendone creditore il clan bancario e debitori tutti noi cittadini. La recente campagna contro il contante vuole far sparire anche quell’infimo 3%, per consegnarci totalmente alle banche.

Ma c’è di più: quando i cittadini “restituiscono” alle banche quanto queste vantano di aver loro prestato, questo introito viene compensato ai fini fiscali con la sua presunta “uscita” all’atto del mutuo. Questo artifizio contabile ne evita quindi la tassazione, pur essendo un reddito tanto reale quanto parassitario.

 Si tratta perciò di un’evasione fiscale, questa sì, colossale; di cui però non v’è traccia nei Suoi discorsi, forse per mancata conoscenza. Per prendere miglior conoscenza di quanto vado affermando consiglio di leggere la denuncia fatta in questi giorni da un cittadino alla Procura della Repubblica di Benevento…leggi

Nel Suo messaggio a una nazione in ginocchio Lei si è detto convinto che l’Italia ce la farà. Ma come fa a sostenerlo, e ad auspicare addirittura il pareggio di bilancio nel 2013, appellandosi alla mitica “crescita”, ben sapendo che il 2012 sarà in recessione, ossia in decrescita, mentre lo Stato è chiamato a pagare tra i 90 e i 100 miliardi di euro di soli interessi su titoli che non ci sarebbero se stampasse moneta propria? O forse non sa –non sapete- che il bilancio dello Stato sarebbe già in pareggio, e fino all’anno scorso addirittura in avanzo, se non fosse proprio per quella soma di interessi che deve sottoscrivere dietro il ricatto dei c. d. “mercati”? E come fa a perorare persino il dimezzamento del colossale debito di € 1900 miliardi in dieci anni, al ritmo di ulteriori 95 miliardi l’anno? Quante manovre pensa sarebbero necessarie per reperire questi 200 miliardi annui: forse, esclusa la favola della crescita in un mercato saturo ormai di tutto, svendendo quanto resta del patrimonio pubblico, dopo il suo saccheggio, eseguito dopo l’analoga crisi del 1992, con la supervisione di Mario Draghi e la consulenza dell’immancabile Goldman Sachs? O forse abbattendo del tutto quello che resta di protezione sociale e di civile convivenza? Ma, anche ammesso che un simile rinnovato scempio avesse luogo, lo Stato resterebbe pur sempre con un debito di 950 miliardi, che continuerebbe a lievitare, a meno di infliggere alla popolazione tasse sempre più gravose, fino allo stremo per fame. Quella fame che già bussa alle porte di innumerevoli famiglie, rimaste d’un tratto senza reddito e la cui unica alternativa sarà la violenza, giustificando così l’inasprimento delle misure di repressione già in atto, magari col varo di una legge marziale.

 

Se Voi, ai vertici dello Stato, eravate all’oscuro delle vere cause di un sedicente debito pubblico tanto esorbitante quanto fittizio, ebbene, ora le sapete. Ed è quindi Vostro dovere attivarVi affinché una simile truffa ai danni di tutti gli Italiani (e purtroppo non solo italiani) venga denunciata e avversata, avocando allo Stato -di cui Voi siete i massimi responsabili e custodi- la facoltà di fabbricare il proprio denaro (e non solo gli spiccioli metallici), ossia di esercitare la sua legittima sovranità monetaria, sancita dalla Costituzione repubblicana, alla quale Lei frequentemente si appella, essendone il garante.

In difetto, sarebbe chiaro che Voi, pur informati, non adempite per libera scelta al Vostro compito istituzionale, prolungando il privilegio di emettere moneta ad una lobby bancaria internazionale, di fatto assistendo inerti e imbelli all’abdicazione dell’indipendenza nazionale a favore di potenze straniere. Tradireste così la fiducia che gli italiani hanno riposta in Voi (e in chi vi ha preceduti) eleggendoVi, in via diretta o parlamentare, a sommi difensori dello Stato; una fiducia sinora mal riposta, vista l’abolizione dei suoi confini col Trattato di Schengen e la privatizzazione della sua moneta negli ultimi decenni con la crescente intrusione ai vertici di Stato e di governo di banchieri privati.   

Nella speranza di Vostro riscontro e coerente azione per un 2012 radicalmente diverso dai precedenti.  

 

Marco Giacinto Pellifroni                                               8  gennaio  2012   

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