Le tranquille, eleganti dame del progresso

LE TRANQUILLE, ELEGANTI DAME
DEL PROGRESSO

LE TRANQUILLE, ELEGANTI DAME
DEL PROGRESSO

 C’erano tempi in cui la politica le donne la facevano poco, specie a livello periferico. Anche allora la sinistra faceva la parte del leone. Erano poche comunque, arrabbiate quel tanto che basta contro un mondo che l’iconografia del tempo dipingeva (ed era, come oggi del resto) dominato da un insopportabile giogo capitalista, disumano, prevaricatore, ingiusto, opprimente. Si entusiasmavano per l’autodeterminazione dei popoli, per i palestinesi in kefiah, per il MIR cileno e amavano il socialismo. Le più odiavano gli USA. Quelle che ricordo erano variopinte: alcune semplici operaie (già), altre insegnanti, qualche impiegata, qualche casalinga semplice. A modo loro si erano fatte una cultura di parte o di partito, ascoltando i capi che ogni tanto citavano Marx e Lenin o, le più evolute, leggendo il Diario del Che in Bolivia o le Lettere dal Carcere di Gramsci.


Difficilmente emergevano in mezzo ad un mondo che era comunque maschile e maschilista. Quelle che ci riuscivano avevano (ed uso un appellativo da maschilista quale sono pure io?)  “le palle”. Erano gli anni 70.

Quaranta e più anni non passano inutilmente e, a sinistra (che è ormai solo l’indicazione di un luogo geometrico virtuale), le trasformazioni genetiche delle donne sono state strabilianti. Intanto sono numerosissime e, sarà un caso, in gran parte figlie, nel senso puramente anagrafico, proprio di quei settanta. Parlano tantissimo, scrivono ancor di più (sui social imperversano) ma, contrariamente ad un tempo, non leggono più Marx e neppure Gramsci. Il panorama letterario, artistico e culturale in genere che interessa loro di più è quello gravitante intorno all’ “ottimismo stile Obama”, quello del Gay Pride, delle carnevalate pro questo e anti-quello. Antifasciste dure e pure pensano che Farinacci sia quello di Eataly, Bombacci un calciatore e magari Pavolini un regista. In compenso citano a gran voce Jovanotti e Fedez. Noti antifascisti veri, mica come i Fratelli Rosselli.


 Sapete in che anno iniziò la guerra civile spagnola? mutismo. Sapete cosa differenziava il POUM di Orwell dai comunisti delle Brigate Internazionali? silenzio. Sapete dove fu ucciso Guevara? Sapete chi era Agostinho Neto? E che mi dite dell’avventura di Thomas Sankara e del suo socialismo “autarchico” nel Burkina Faso che gli costò la vita? Quiete tombale. In compenso l’opinione che fanno propria sarà immediatamente quella di un Gad Lerner o (peggio) di uno Vittorio Zucconi qualsiasi a sparare cazzate. Poco avvezze alle sofferenze intellettuali, quelle che ogni tanto ti fanno dubitare della tua reale capacità di comprensione di ciò che accade e che un tempo in uomini e donne impegnati portavano a depressioni spaventose, hanno certezze semplici e dirette dettate dal politicamente corretto obbligato. Trump ? il male. Maduro? (che è l’opposto di Trump) il male pure lui. Obama? Santo subito (perchè pure figo e ha la moglie così impegnata a dispensare lezioni di dieta agli obesi yankee), Saviano? il santo patrono dell’Italia che vogliamo.


 Lo stile “ladylike” della eccelsa Moretti ha soppiantato la grigia e insignificante figura di Rosa Luxemburg. Tutte allegramente a fotografarsi i piedini inguainati in Christian Louboutin, dopo essersi “registrate” in FB presso il 4 stelle S di turno. Lontani i tempi degli Inti Illimani e delle focaccette fritte alla Festa dell’Unità in un giorno, caldo e umido, di ferie di inizio estate.

Diego Minuto 

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