LE “OTTO MILIONI DI BAIONETTE” DI MUSSOLINI (parte prima: il Patto di Varsavia)

Vorrei subito premettere che non appartengo alla tifoseria né di una parte né dell’altra, semmai sono un tifoso della pace, ma vorrei fare un po’ di cronistoria per focalizzare i fatti cruciali, che hanno preceduto i tristi avvenimenti di questi giorni, affinché il lettore possa farsi un’idea esaustiva  di come siamo arrivati alle vicende difficili dei giorni nostri e quali potrebbero esserne le conseguenze.

Dalle nostre parti, intendo nell’Italia Settentrionale, dove molti cittadini avevano contribuito  alla guerra di Liberazione dal fascismo e dal nazismo, alla fine del conflitto si era creato un legame quasi spirituale  con l’Unione Sovietica, sia  per il suo ruolo decisivo nella vittoria finale contro la Germania nazista, sia per il fatto che l’idea rivoluzionaria del socialismo aveva  entusiasmato le giovani generazioni di allora, fra le quali la mia: quella dei sessantottini.

Tuttavia  l’Unione Sovietica, che assieme agli Stati Uniti era la grande vincitrice della guerra mondiale, rappresentava un sistema antagonista al sistema democratico liberale dei Paesi Occidentali e occupava militarmente e politicamente non solo tutti i Paesi dell’Est Europeo, ma addirittura parte della Germania e, attraverso un patto militare, il cosiddetto “Patto di Varsavia”, rappresentava una minaccia per quello che veniva considerato il mondo libero dell’Occidente.
L’Unione Sovietica intratteneva inoltre rapporti stretti con i vari partiti Comunisti dell’Europa Occidentale, primo fra tutti il Partito Comunista Italiano, che di nascosto sosteneva pure finanziariamente, tanto che in Italia era stata realizzata dalla CIA un’organizzazione paramilitare segreta chiamata Stay Behind ovvero Gladio, preparata e pronta ad organizzare una resistenza di guerriglia armata, in caso di invasione sovietica.

Togliatti al congresso con La foto di Stalin e l’Unità che commemora la morte di Stalin

Nondimeno ufficialmente, gli  Stati Uniti d’America, assieme al Canada e alla maggior parte di Paesi Occidentali, in contrapposizione a questa temuta  nuova grande potenza militare, avevano  istituito un trattato chiamato Patto Atlantico, che avrebbe poi dato origine alla Nato (North Atlantic Treaty Organisation), per “difendere” gli Stati ad essa aderenti da eventuali  possibili invasioni sovietiche; questo patto, come da statuto, era formalmente un accordo di tipo difensivo, peraltro mai ben digerito dai comunisti italiani, i quali in Parlamento ripetutamente ne sollecitavano l’uscita  tout court da parte dell’Italia.
La differenza fra i due blocchi che si contrapponevano era essenzialmente di tipo ideologico: da una parte prevaleva un’idea rivoluzionaria basata sul concetto di dirigismo statale anche a livello economico, mentre dall’altra si professava un liberalismo spinto, nel quale l’individuo rappresentava l’attore principale del proprio futuro.

Patto Atlantico

La linea rossa che divideva i due blocchi, quello dell’Est Europa e quello dell’Ovest,  partiva a Nord dei Paesi Baltici ed arrivava fino all’Albania, con la sola esclusione della Jugoslavia che, pur avendo adottato un regime di stampo comunista, non aderiva al patto di Varsavia. Noi italiani avevamo quindi a meno di 50 miglia dalla nostra costa i “potenziali nemici” del Patto di Varsavia.
Con la caduta del muro di Berlino e la riunificazione della Germania, e con la dissoluzione dell’Unione Sovietica alla fine degli anni ‘90 ed il conseguente scioglimento del Patto di Varsavia, i pacifisti di tutta Europa si aspettavano, non essendoci più nemici in Europa da cui difendersi,  lo scioglimento della Nato, nata come “patto di difesa comune” nei confronti di un blocco che, ora sciolto, non esisteva più.

La caduta del muro

In realtà, ciò non solo non avvenne, ma al contrario tutti i Paesi dell’ex Patto di Varsavia aderirono alla Nato, spostando la linea di divisione fra i due blocchi verso Est, fino ai confini occidentali della Confederazione Russa, mentre a Sud rimaneva inalterata la linea rossa verso gli ultimi Stati satelliti dell’ex Patto di Varsavia, come l’Ucraina e la Georgia.
Pertanto i missili nucleari erano rivolti dai confini nord e ovest direttamente verso la Confederazione Russa, mentre sul versante sud, Ucraina e Georgia fungevano da cuscinetto di fronte ai missili della Nato dislocati in Turchia.
Con il crollo del blocco sovietico, il nuovo nemico reale era diventato il terrorismo internazionale, che toccava l’apice della sua sfida l’11 Settembre del 2001 con l’abbattimento delle torri gemelle a New York e che minacciava il mondo intero, inclusi gli Stati della Federazione Russa, come la Cecenia.

Da questa nuova minaccia, proveniente ora dal mondo islamico, nasceva la necessità di un’alleanza di difesa dei valori del mondo cristiano e occidentale e Silvio Berlusconi, da vero Statista con la S maiuscola, aveva invitato il Presidente russo Boris Eltzin al G7 di Napoli, stringendo successivamente, ottime relazioni, anche personali, con il suo successore Vladimir Putin.
Finalmente si giunge alla fase in cui la Russia entra nel G7, che per questo diventa G8, nella quale il buon senso e la lungimiranza di Berlusconi, che prendendo a modello le idee del secolo precedente dell’allora Presidente francese Charles De Gaulle, vedeva la possibilità di creare una grande Europa federale, che avrebbe spaziato dall’oceano Atlantico all’oceano Pacifico.
Una grande Europa confederata con cultura e filosofia di vita sovrapponibili, con letteratura e musica conformi, con un comune sentire, ma con economie complementari ed interdipendenti: da una parte la UE carente di fonti energetiche naturali, dall’altra la Russia carente di prodotti agroalimentari e manifatturieri, ma con grosse risorse energetiche: in breve, un vero contraltare alle Potenze Economiche di Usa e Cina.

Putin, Berlusconi, Bush

La fine definitiva della guerra fredda culmina il 28 Maggio 2002, quando nella Base Militare di Pratica di Mare sul litorale laziale, l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi fu promotore di uno storico accordo fra Nato e Federazione Russa, in funzione di difesa dal terrorismo islamico.
In quell’occasione in Italia, ad opera del nostro Presidente del Consiglio, si metteva fine a 50 anni di guerra fredda ed al relativo pericolo di guerra nucleare, con la firma dei 19 Paesi membri della Nato e della Russia di Putin, per cui si chiudeva un’era di antagonismo e si ponevano le basi per un futuro più sicuro e prospero.
(Fine prima parte, seguirà la parte seconda: Ritorno alla guerra fredda)

Silvio Rossi (libero Pensatore)

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