LE NOSTRE RUGHE

Il “caso Provincia” e l’azzeramento della giunta Vaccarezza
LE NOSTRE RUGHE
 L’età, in politica, non ha valore, altre sono le qualità che…

Il “caso Provincia” e l’azzeramento della giunta Vaccarezza
LE NOSTRE RUGHE
 L’età, in politica, non ha valore, altre sono le qualità che…

Le compagini politiche, parapolitiche o aspiranti tali, nonché i loro  esponenti alla ribalta per più o meno ignoti meriti, sono in ebollizione in tutto il ponente ligure. Da Savona Provincia, a Varazze ad Albenga  ecc. è in corso un  rimescolamento di carte che prelude, a nostro modesto avviso, alle più vaste operazioni di provenienza centrale acciaccanti, insieme alla crisi generale partitica e finanziaria, lo sferisterio berleghista, e non solo.

Perché si fa presto a dire: faremo, interverremo ecc., quando poi si resta lì, come baiocchi fuori corso, senza uno scudo.

         Subentrano le paturnie personali.

 “Ma io, si chiede uno, perché mai devo essere leghista se vuol dire battersi per l’indipendenza della Padania (che non so nemmeno cosa sia)  e se non si possono discutere le esternazioni emanate, tra un gestaccio, una pernacchia, un versaccio e uno sbadiglio, da un leader che sbraita parole d’ordine senza capo né coda ?”

         Il Presidente della Provincia, rimesso a posto con il record fotografico dai recenti numeri de “Il Secolo XIX”, volendo rifare ex novo la Giunta, ha dichiarato: “Il problema di questo rimpasto estremo,  attraverso l’ azzeramento della Giunta, è legato al fatto che di fronte abbiamo gli ultimi due anni della Provincia, che poi probabilmente sparirà, e quindi è massima l’esigenza di incidere nei settori che governiamo, molto più di quanto fatto finora. Serve un cambio di marcia netto.”  (Il Secolo XIX, mercoledì 2/11 pag. 20)- 

         Si vorrà ammettere che una diagnosi talmente impietosa e ultimativa  sia della Provincia, sia dei suoi assessori, non è stata sollevata  nemmeno dall’opposizione. Così Vaccarezza tenta di cavalcare tutto l’arco delle componenti politiche. Inutile criticare, “ghe pensi mi”, azione e reazione valore  minestrone.

 Intanto dimostra  di dare per scontata la soppressione delle Province, come sarebbe costituzionalmente, finanziariamente e funzionalmente del tutto logico e lo sarebbe stato fin dagli anni settanta del secolo scorso, dopo la costituzione delle Regioni a statuto ordinario.

         Poi riconosce che finora si è fatto ben poco dall’Ente da lui presieduto (il che, tradotto in soldoni, significa che non si è fatto nulla) ed afferma, in sostanza, che per fare qualcosa,  per incidere nei settori governati dalla Provincia, occorre AZZERARE  la Giunta e partire ex novo, con un cambio di marcia radicale.

A nostro avviso dovrebbe richiamare Rosalia Guarnieri che può lasciare Albenga ai giovani turchi e riproporsi per un Avanti march! in Provincia.

         Ma, insomma, affari loro, è inutile dargli consigli, sanno sbagliare da soli.

 Sull’altro fronte, quello di coloro che presumibilmente, tenendo conto dell’autoaffossamento berleghista,  dovrebbero vincere le prossime elezioni politiche, que pasa? direbbe uno spagnolo.

 Qui vi vogliamo. Insofferenti a discipline partitiche, cupidi di apparire e di  sganciarsi dall’ipoteca emiliana, Renzi i suoi ammiratori e i suoi osservatori si sono riuniti alla “Leopolda” di Firenze lanciando messaggi, per la verità, assai confusi e generici, protestando contro i dinosauri,  rivendicando un  giovanilismo  che in Italia, dopo il Fascismo, è pur sempre un richiamo di infausta memoria.   Cotali leopoldisti non vogliono più le stesse facce noiosamente a galla nei …decenni della contemporanea temperie. Ma, insomma, ragazzi, guardate bene, quelle facce lì non sono di barboni sparigliati vegliardi ! Sono di  glabri officianti che, al massimo, sfiorano i sessant’anni e perché costoro dovrebbero andare in pensione prima dei sessantasette? Volete essere più realisti del re?

         Volete fare come Enrico Berlinguer? Egli, notò argutamente Giancarlo Pajetta, “si iscrisse giovanissimo alla direzione del partito comunista”.

         Nel caso precedente la giovane età coincideva col genio politico. Ma non è sempre così. A volte avviene esattamente il contrario. Insomma, vi sono anziani dallo spirito giovane e giovani dallo spirito vecchio, anziani libertari e giovani forcaioli. La verità? L’età, in politica, non ha alcun valore: altre sono le qualità che fanno emergere un uomo politico, soprattutto a sinistra.

         Del resto abbiamo l’esempio di quanto sia penoso voler apparire giovani a tutti i costi.

         Il vetero compagno Pistarino ci ragguagliava, alcuni giorni or sono, sulle impressioni sgradevoli che tale pretesa, realizzata da un comune amico emulo di “Lui”,  gli aveva provocato.

 “Ô s’è fâeto fâ üna ganascia che a pâ  üna panissa; e  oēgge pâne dôi màntexi;   a  sücca a pâ tinta de bicoccô e quande ô rie ô spalanca  üna bôccônâ de denti che ô pâ ün aze; però ô nô l’ha ciü de rappe, tütte tiâe da üna parte che ô pâ de gômma!”

         “Ma scusa, Pista, sembra questo e sembra quello, ma almeno lo si riconosce ? lo sembra sempre lui?”

         “ Scì, pe’ e belinate che ô dixe”. 

         Niente rughe, che tristezza.

 Noi andiamo fieri delle nostre rughe: sono il segno del tempo vissuto, delle passioni che ci hanno macerato, delle speranze che non ci abbandonano.

                                                                                                   

        BELLAMIGO 

 

6 novembre 2011

 

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