Le magnifiche sorti

Se il nuovo che avanza è quello che vediamo, non ci resta che prendere atto di una enorme regressione. Rimaniamo ricchi e protetti, ma…
Le magnifiche sorti

Se il nuovo che avanza è quello che vediamo, non ci resta che prendere atto di una enorme regressione. Rimaniamo ricchi e protetti, ma…

Le magnifiche sorti
Quando si considera che il prodotto del lavoro e dei lumi di  trenta o quaranta secoli è stato di consegnare trecento milioni di uomini sparsi sul globo terrestre a una trentina di despoti per lo più ignoranti e imbecilli, dei quali ciascuno è governato da tre o quattro scellerati a volte stupidi: che cosa pensare dell’umanità e che cosa attendersi da lei per l’avvenire? (Chamfort, Maximes et pensées,cap. VIII, 472)

 

1) Cercando di spremere l’aspro limone. In molti pensano che oltre a santi, poeti, sapienti, e brava gente (che ci sono) siamo bestie e bestie feroci: non c’ è animale più pericoloso per l’uomo dell’uomo e così via male andando. Roba che gli antichi greci e latini conoscevano benissimo e di cui riempivano le loro storie i loro miti: gli dei non erano olimpici e superiori alle miserie umane per un bel niente e se gli capitava di esserlo (raramente) il mondo rimaneva comunque pieno zeppo di porcherie, brutalità, superstizioni… La civiltà sarebbe (vecchia storia anche questa) un lungo e difficile e sempre precario risultato di uno sforzo per mettere sotto controllo le forze brute, l’irrazionale, insomma quel che chiamiamo barbarie (tenendocene generosamente fuori) e che non sarebbe altro che una delle inevitabili facce dell’umanità, della vita punto e basta. La modernità o quel che così si vuol chiamare non farebbe altro che spingere questo conflitto alle sue estreme conseguenze: La più efficace razionalità e tecnicità non avrebbero ottenuto altro che potenziare all’estremo – oltre che le medicine, il sollievo della fatica (e dicci poco, io adoro gli antibiotici  e i vaccini)- anche le forze più oscure e zoologiche e persistenti vedi due bei macelli mondiali (nonché il fordismo lo schiavismo che ha solo cambiato nome). Le forze che una volta si chiamavano istintive, non sono state battute dalla scienza e dalla tecnica, anzi. Aveva ragione forse Leopardi a farsi un po’ beffe delle magnifiche sorti e progressive: alla fine il Vesuvio, il colera ed altre simili meraviglie ti spazzeranno via, e se non ci pensano loro ci penserà qualche altro essere umano (e non è necessario che sia vestito da nazista, anche se quelli ci sapevano fare quanto a seminare morte e ferocia). La Gorgone-Medusa è la vita che contiene la morte o viceversa: l’una implica l’altra, le puoi anche tagliare la testa (come Perseo calcolatore e armato), ricomincerà a funzionare da qualche parte dentro di te, dentro gli altri, a casa tua, in giro per il mondo e prima o poi te la ritroverai addosso, non come prima, magari diversa, o magari peggio.  tutta questa bella roba era bisessuale: maschi o femmine, nessuna differenza. La dea Atena, la dea della saggezza e della misura era anche un’assassina patentata, Afrodite neanche a parlarne, Giove era un puttaniere che se ne sbatteva, Ares era il dio della guerra e tanto basta …. Ma più di tutti loro messi assieme poteva l’ invincibile  Ananche, la necessità, a cui tutte le potenze si inchinavano: era la necessità e non le potevi scappare, spuntava là dove meno te l’aspettavi e ti fotteva senza neanche un battito di ciglia. Esiste anche una variante minore della necessità (o della malvagità delle cose o della loro assoluta indifferenza e brutalità) ,Ate, dea dell’accecamento, che riesce a render cieco anche Giove (alcuni maligni dicono fosse suo padre) che poi inutilmente cercò di liberarsene afferrandola per i capelli e scaraventandola in mezzo agli uomini(maschi e femmine), dove la sventurata continuò tranquillamente a fare il suo tremendo mestiere: di qui viene il modo di dire secondo il quale gli dei (cioè le potenze non frenabili, gli istinti, le passioni.) accecano quelli che vogliono perdere, mandare in rovina. Ecco la questione della vista (in greco antico idea viene dal verbo vedere), quando ti si appanna, non vedi più bene, non capisci, allora ate è su di te dentro di te, la sventura sta arrivando. Oggi è peggio di ieri e domani sarà anche peggio? Dove porta la nuova razionalità? E la possiamo ancora chiamare così? Ci aspetta il formicaio? Il formicaio magari no, ma l’asservimento sì: adagiati in un interminabile mucchio di merci avanzatissime, sudditi dopo una guerra perduta. L’avevamo scampata dopo il 1945. Ora non è più cosa. Se andrà meglio? Non saprei. certo l’aria che tira parla di un homo sapiens sapiens che fra millenni(se ci saranno) esaurirà la sua carriera di predatore, padrone e parassita. Per i prossimi cinque minuti chi vuole può godersi i Letta, i Lupi, gli Obama, i Putin (elenco a piacere) e tutti quelli che li amano, li votano, li vogliono. Scegliere la guerra o la brutalità del giorno, con donne, bambini, vecchi e chi più ne ha più ne metta, ridotti a ossa e brandelli è offerto sotto più forme, magari mentre tenti di mangiarti un tramezzino. Eppure, chi lo direbbe, sono persuaso che la vita sia bellissima. Anche se tragica.

 

2) Gobetti diceva (se ricordo bene) che il fascismo non era una “rivoluzione”, ma una rivelazione. Altrettanto vale per  Berlusconi: una rivelazione, e fetida e pericolosa, ma molto amata, oh sì, amata, desiderata.  chi ha votato chi? Tutti operatori di borsa, broker, palazzinari, rampanti vari ? Non mi sembra. La sporca e disonesta ideologia berlusconiana era implicita nella vita sociale modellata dal fascismo e poi mantenuta in vita e perfezionata dallo sviluppo economico postbellico. Da un punto di vista molto particolare (e per alcuni aspetti nostalgico di un passato preindustriale più fantasticato che reale) chi ha capito questa deriva degradante in modo plateale è stato Pasolini. Il capitale pratica la distruzione “creativa” non soltanto attraverso la guerra-guerra (quella che butta giù intere città per poi ricostruirle), ma anche con una lunga “guerra” culturale: alla fine non resta altro che il denaro, il nudo interesse(chissà chi diceva queste cose?), tutto si disfa, va sottosopra , vien mutato inesorabilmente. E se guardiamo alle nostre spalle rischiamo di vedere (come l’angelo di Klee Interpretato da Benjamin) soltanto macerie. Non ci sono soltanto detriti, ovviamente. La difficoltà era, ed è, nel bel mezzo di queste sconvolgenti (ma spesso inavvertite) trasformazioni, non solo sopravvivere, ma cambiare, cambiare sé stessi ( o forse solo non lasciarsi disfare) cambiare la vita intorno a sé. Anche un piccolo gesto… . Ma questa , ammettiamolo, è una partita che abbiamo largamente perduto.  Le classi (rigorosamente plurale) vincitrici sono state più brave nel prendersi l’egemonia sia materiale sia culturale. Chissà se cambierà, diceva uno dei miei cantanti preferiti. Ma appunto,  forse succederà di tutto, ma ci vorrà tempo, molto tempo.


3)  Alle magnifiche sorti e progressive mi è stato difficile credere già da molto. A quelle regressive si sta provvedendo alacremente. E’ un tema difficile. Quando le perdite prevalgono, riesco a vedere la sofferenza e la crudeltà. Ma allora che cosa vuol dire “movimento che abolisce lo stato di cose presente”? Il carattere profondamente distruttivo del capitalismo non sarà frenato da rivolte e jacquerie. A volte mi sembra, orribilmente, di scorgere il venire alla luce di un “fascismo” spontaneo, radicato nel destino di scarto degli individui, e persino mi sorprendo che a volte si intravedano barlumi di “umanità”.

4) Aspettiamo. Magari un divino fanciullo, un coraggioso condottiero, un uomo o una donna del destino. Guardiamo il cielo, scrutiamo le acque, annusiamo il vento. Aspettiamo il prodigio rivelatore. Del resto a questo servivano un tempo i prodigi come le aquile in cielo, i vitelli a due teste e ancora altro: a predire il futuro (fra le altre cose) e se mi ricordo bene anche in quel lontano passato c’era poco da stare allegri tra comete, eclissi e compagnia annunciando. Anche Virgilio si era lasciato andare (Ecloga IV) al vaticinio cumano e già vedeva nuova progenie venire, discendere dal cielo un prodigioso fanciullo. Così sarebbe finita l’età del ferro e cominciata quella dell’oro. Breve, si sbagliava e di grosso: la nequizia, la paura, le serpi hanno, a quanto sembra, largamente continuato a prosperare,e di querce che trasudano miele, mi dispiace, nemmeno l’ombra. Quanto alle bestie l’idillio fra armenti e leoni è rimasto una pia illusione e ci è stato sempre più facile ritrovarci “soli come vitelli in mezzo ai lupi” a spingere sempre più lontano un fardello di Sisifo. Secondo la magistrale educazione europea di Romain Gary: “l’educazione europea è quando fucilano tuo padre, o quando tu stesso ammazzi qualcuno in nome di qualcosa di importante o quando crepi di fame o radi al suolo una città” e dal cielo passabilmente vuoto non scende proprio un bel niente, se si escludono le rovinose precipitazioni atmosferiche. In compenso nulla di buono promette l’odierna notte, niente di oggi. Siamo arrivati a buon punto- il solito?- nel duro e invincibile regno della Fortuna (non è quella delle macchinette). Sarà la fine di un lungo ciclo Kondratieff o chissà quale altra tecnica diavoleria, ma dietro lo sfavillio di qualche vetrina ancora lautamente e fortunatamente illuminata ormai vediamo profilarsi la vera natura del secolo: distruttività, crudeltà, depredazione. Una antica canzone del resto fin dai tempi dell’Iliade. Qualcosa ci aveva capito il Marx, ma aveva esagerato con il pensare che le brutture e l’orrore (dell’industrializzazione, degli uomini per bene che comprano e vendono bambini – con la volenterosa partecipazione degli affezionati genitori- ecc.) sarebbero riscattati e risollevati in una più alta sintesi (eh, benedetto Hegel) di superiore civiltà. Balle, lo sappiamo. Quando si tratta di scegliere preferiamo invariabilmente i barabba. E continuiamo a comprare allegramente e vendere carne umana, salvo poi piangere sull’infelice destino dei poveri giovani, in attesa dello sterminio dei vecchi. L’avvento del divino fanciullo o di un salvifico cavaliere, di un uomo del destino, non sarebbe affatto una stupefacente e confortante novità che annuncia una prossima benefica era, piuttosto è stata, è una banalità di ogni giorno. Più che un miracolo un incubo e dei peggiori, Scontato e risaputo. Così scriveva Simone Weil nel 1943: “Qualunque sia il destino di Hitler nulla impedirà che fra venti, cinquanta, cento o duecento anni un ragazzino sognatore e solitario, tedesco o no possa pensare che Hitler è stato un essere grandioso e possa desiderare con tutta l’anima un destino simile. In tal caso sventura per i suoi contemporanei.[….] Il solo castigo capace di punire Hitler e di distogliere dal suo esempio i ragazzini assetati di grandezza dei secoli futuri è una trasformazione così totale del senso della grandezza che egli ne sia escluso”. E invece no, non abbiamo escluso un bel niente. La falsa grandezza fondata sull’esclusione della virtù ( identificata con la mediocrità) è stata la nostra bandiera per decenni. Di Hitler abbiamo conservato accuratamente l’ammirazione per la forza brutale e crudele aggiungendovi l’identificazione del talento con un immoralismo sprezzante. L’ utilitarismo è per la forza, le bande criminali son per la forza (la mafia, le borse) il capitalismo lo è, il marxismo après Marx, quello sovietico, è rimasto preda dello stesso male, della stessa menzogna. Quante volte non abbiamo fatto altro che pensare: lasciate che i meccanismi della forza e dello spietato talento funzionino, il resto verrà da sé con il miracoloso e cieco mercato, la mano conciliatrice (di chi? perché fantasmi e complotti non ce ne sono) e gli dei che volano a seimila metri d’altezza bombe missili e computer compresi. La forza è un meccanismo cieco, è il caso, il brutale hasard. Però qualcuno ci vede bene o pensa di vederci benissimo. Non solo in alto. Quante faccine e faccione da futuro gauleiter fra i pericolosissimi imbecilli della lega, quanti finti cervelli appassionati da un talento privo di capacità, ma assetato di fama e di rumore. Tutta brava gente, buoni lavoratori, padri di famiglia figli devoti, inginocchiati fedeli della chiesa: tanti candidati al posto che fu degli Eichmannn, degli Stangl….Quanta paura ho sentito attraversando la Baviera di oggi, il sud Tirolo, certe campagne italiane, nel vedere e sentire certi bei musi della (sedicente) buona borghesia presuntuosa e incolta:  se ne sentiva l’odore del divino fanciullo, per così dire, anche sotto i portici di Savona negli anni sessanta…Davvero del prodigioso duce o bambinello, per me non se ne sente il bisogno, che crepi nel grembo o soffochi nella culla, gli si storca il collo, gli si bruci il cervello, non sarò io a piangerlo o rimpiangerlo. E se malauguratamente l’incubo dovesse arrivare sul serio spero che mi serva il recente contratto con Caronte con cui mi sono assicurato un viaggio anticipato: ho già in tasca la moneta per l’imbarco. Ma mi dispiacerà portare con me il dolore per figli e nipoti che di un simile miracoloso orrore non sembrano meritevoli.


5) Se tutto è ordine e armonia e una mano previdente e provvidente tutto regola per benino allora questo è il migliore dei mondi possibili, tifo, ebola, colera e malaria compresi insieme con le variazioni teratogene e via cantando le lodi del creato (questo ordine meraviglioso comprende of course la nostra licenza di schiacciare formiche, squartare polli (leggere Voltaire dialogo fra il pollo e la gallina), sterminare il mio prossimo se miscredente o di differente “razza”. Forse nel 1908 gli abitanti di Reggio Calabria che si erano appena salvati dal crollo delle case dovuto al terremoto furono colti da qualche perplessità quando il maremoto (oggi tsunami, l’italiano è in disuso) li affogò sulle rive dello stretto senza alcun armonioso preavviso. Se invece non tutto va per il meglio che rimane del nostro osannato Homo sapiens? Certo non ne esce un universo per vecchi. Ma neanche i giovani hanno tanto da rallegrarsene.

CLAUDIO DELFINO

 

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