LAVORO E SALUTE: EMERGENZE SAVONESI

 LAVORO E SALUTE:
EMERGENZE SAVONESI

LAVORO E SALUTE: EMERGENZE SAVONESI

Italia paese delle emergenze. Ormai è noto non solo agli italiani, ma lo è anche a chi abita nel resto d’Europa che osserva non più incuriosito ma ormai rassegnato al fatto che l’Italia ormai sia un Paese amministrato così.

Infatti, in Italia, in emergenza si fa tutto, anche le cose più illecite, perché si sa, è nell’emergenza che si attua la sburocratizzazione, che si accelera la inequivocabile fastidiosa lentezza dei permessi autorizzativi, insomma che si va avanti quando si vuol fare e presto.

Ma anche quando si vuol fare a tutti costi. E’ il modo mafioso di operare, e noi tutti l’abbiamo presto imparato: dalla piccola alla grande impresa, dal gruppo finanziario al cittadino che ha  capito che senza quei controlli forse è più semplice aggirare gli ostacoli, anche quando gli ostacoli sono la legge, la stessa legge che è stata scritta per tutelarci.

Così si è fatto al MOSE di Venezia, si è fatto a Milano per l’EXPO, ma si è anche fatto in molte aziende che hanno aggirato le più semplici indicazioni di tutela della salute dei loro lavoratori  e soprattutto dei cittadini dove l’azienda sorgeva.

Ma si sa IL LAVORO E’ SALUTE e per alcuni lo è a qualunque costo.


Campeggiava questa scritta anche a Savona, in un cartello presente a una manifestazione che chiedeva la riapertura della centrale a carbone Tirreno Power.

Il lavoro è salute? In Italia non è così anzi, in Italia, è quasi un ossimoro.

Potrebbero testimoniarlo gli operai della ThyssenKrupp, della Eternit di Casale Monferrato, dell’Acna di Cengio, dell’Ilva di Taranto e quante altre dove potrebbero anche testimoniarlo i cittadini di quei luoghi tristemente noti.

Vado Ligure, Savona e i Comuni intorno si aggiungono a questa lista dove potrebbero testimoniarlo anche i 353 ammalati di patologie respiratorie e le centinaia di bambini ammalati di asma, i 1675 ricoverati in solo sei anni per malattie cardiache, e i morti, che solo dal 2000 al 2007 sono stati 251 per malattie cardiovascolari e più di 103 per malattie respiratorie.

Dati incontrovertibili, perché emersi dall’indagine epidemiologica dei periti della Procura di Savona.

Questa la punta dell’iceberg, perché l’analisi è parziale nei tempi e non tiene conto di altri fattori legati ad altre indagini sempre legate alla gestione Tirreno Power , ad esempio quella della procura (DDA di Genova ) sullo smaltimento di 27.000 tonnellate di ceneri peraltro radioattive,che in 15 mesi  dalla centrale sono state trasferite in Piemonte. Ufficialmente destinate ad un  cementificio, poi dirottate in un capannone a Novello d’Alba (Cuneo) per trasferirle  a Narzole, per interrarle illegalmente in una discarica abusiva a pochi metri dal Tanaro, in un terreno destinato alla costruzione di un centro sportivo, dove il lavoro sarebbe ancora significato salute?.

Eppure c’è ancora chi giura che le ceneri di una centrale a carbone non siano tossiche, non contengano radioattività e quindi si possano tranquillamente interrare o riutilizzare per farne cemento per le nostre case.

Quale emergenza avrà consentito di evadere controlli più attenti che avrebbero, invece, sospeso permessi così facili, dove chi doveva controllare non lo ha fatto e chi doveva amministrare con onestà e serietà ha fatto tutt’altro.

No il lavoro non è salute.

Non questo.


La Magistratura savonese lo conferma, e nonostante non sia sicuramente insensibile alle istanze dei lavoratori e alle condizioni di crisi economica in cui la provincia savonese versa, ha espresso parere negativo sull’istanza di dissequestro dei due gruppi a carbone della centrale di Vado Ligure.

La motivazione giuridica è che c’è un reato in corso di consumazione, quindi se si riattivassero i due gruppi a carbone per tutelare solo i posti di lavoro, si autorizzerebbe, di fatto, la Tirreno Power a produrre quelle emissioni inquinanti che tante malattie e morte hanno provocato.

D’altronde diversamente l’azienda non potrebbe fare poiché essa stessa  dichiara di poter attivare le migliori tecnologie, non prima del maggio 2016. Inoltre l’atteggiamento contraddittorio dell’azienda, proprio in relazione alle disposizioni AIA, che  testimonia una mancanza di serietà e di trasparenza sul suo operato, impone di “applicare rigorosamente la legge”.

La legge che si sarebbe dovuta rispettare sempre, quando per quarant’anni si è inquinato un territorio, non solo dal punto di vista atmosferico, quando politici, sindacati e aziende sanitarie e di controllo dovevano tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini e non l’hanno fatto.

La stessa classe politica e sindacale cui i lavoratori ancora oggi si rivolgono per avere quelle risposte che nessuno, a Savona , è più in grado di dare.

E’ avvenuto il 26 giugno in Consiglio Comunale a Savona, dove i consiglieri di minoranza e maggioranza hanno redatto un testo inevitabilmente e ipocritamente unitario( eppure le differenti opinioni tra le forze politiche, anni fa, si erano manifestate, soprattutto nei confronti del carbone e di Tirreno Power che chiedeva di ampliare!!!).

La solidarietà di Trucioli Savonesi va quindi alla consigliera  Daniela Pongiglione e ai consiglieri del M5stelle che hanno, in quella sede, da soli, richiamato le responsabilità di quanto è accaduto alla gestione Tirreno Power.

Che hanno deciso di non votare il documento del Consiglio Comunale che non chiede neppure di abbandonare il carbone e di risanare l’impianto come la legge italiana imporrebbe.


 Come spesso accade ormai in Italia, anche in questa dolorosa vicenda, la destra e il PD si accordano, continuando vecchie compromissioni, per negare l’evidenza di quanto è accaduto.

Solidarietà alla consigliera Pongiglione, aggredita verbalmente dai lavoratori della T.P. di cui vogliamo inserire una dichiarazione “ Non hanno gradito sentire le critiche alla gestione della Centrale, né hanno accettato  l’accusa di inquinare. Per loro i dati dell’IST di Genova sono “falsità” come mi hanno gridato. Mi rincresce non essere riuscita a comunicare con queste persone, perché, come vedrete, noi abbiamo sottolineato anche la necessità di tutelare i lavoratori, della centrale e dell’indotto, ma, di fronte alle promesse e alle false speranze degli altri gruppi politici (che parlano chiaramente di far ripartire a carbone), le nostre parole fortemente critiche sono state male accolte. E così grandi applausi e ovazioni a Parino, Di Tullio, Bussalai, Bracco, al PD, al Sindaco, e invece urla scomposte e insulti a noi e ai 5Stelle!
Anche questa è partecipazione democratica! Devo dire di non essermi neanche tanto preoccupata, perché so che, fuori da quell’aula, gran parte dei nostri Concittadini condividono le nostre proposte.”

 

Intanto mentre i provvedimenti legislativi rischiano di mettere a rischio  procedimenti giudiziari in corso, dove per magistrati ed esperti di diritto  sembrano scritti appositamente per limitare le indagini  e dove il Pd si divide con Realacci (ex-legambiente) che  parla di “eccesso di critica dei magistrati” e Casson che bolla il testo come un “regalo alle lobby” che finiranno per non pagare affatto per i danni inflitti ad un intero territorio, la verità è una sola e ai lavoratori si evita di comunicarla:

la domanda di energia sarà in calo fino al 2020 e le rinnovabili in Europa aumenteranno di oltre 300 TWh in 6 anni, equivalenti al consumo dell’intera Italia La produzione di energia da carbone è finita, anche Tirreno Power e DeBenedetti lo sanno e chi continuerà a pagare il danno da loro perpetrato saranno solo i lavoratori e i cittadini.

                             ANTONIA BRIUGLIA

 

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