L’agricoltura del futuro

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO

L’AGRICOLTURA DEL FUTURO

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
 (Sesta parte)

 Come comunicato nell’articolo della scorsa settimana, oggi cercheremo di rivolgere l’attenzione dei nostri amici lettori sul seguente argomento:

L’AGRICOLTURA DEL FUTURO

Desideriamo semplicemente ricordare che, attraverso le tematiche, affrontate in quest’ultimo articolo, noi veniamo a concludere un complesso ciclo di argomenti, trattati nelle scorse settimane, e più precisamente,

  • LA COMPLESSA TEMATICA DEGLI OGM (ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI)

  •  I GRANDI PREGI, MA ANCHE I LIMITI DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA

  • LA NECESSITÀ DI RICERCARE, PER L’INTERA UMANITÀ, UN PERCORSO PARALLELO FRA LA CULTURA CONTADINA TRADIZIONALE E L’INNOVAZIONE SCIENTIFICA TECNOLOGICA

 Aggiungiamo, semplicemente, che noi abbiamo cercato di far riflettere e ragionare i nostri affezionati lettori, cercando, attraverso la logica del confronto e del reciproco rispetto, di individuare la strada del futuro per l’intera umanità. 

E sogno tutto questo? Può essere che sia così! 

Ma noi preferiamo sognare e rifiutare le strategie delle guerre e delle persecuzioni.

L’argomento, evidenziato nel titolo, sembra, ad un primo e superficiale esame, privo di senso logico.

Infatti, quando noi, oggi, parliamo di agricoltura, pensiamo istintivamente a vasti campi, ordinati e prosperi, oppure a verdi colline (dove vediamo emergere vigneti o alberi fioriti e ricolmi di frutti), oppure vivaci mercati ortofrutticoli, apportatori, (in virtù della loro ricchezza e varietà di prodotti) di un sano ottimismo e di una serena voglia di vivere.

Ma, io mi permetto di rivolgere un cortese invito ai lettori di Trucioli Savonesi; chiedo a loro di dimenticarsi, per un istante, di questa immediata visione e di immaginare il futuro, versi il quale andrà incontro questo fondamentale e vitale settore economico. Per comprendere, tuttavia, l’essenza dell’argomento, mi sembra opportuno svolgere tre ordini di premesse: 

1) Dickson Despommier della Columbia University ha recentemente evidenziato che, “a livello planetario, vi è stata una CRESCITA DEMOGRAFICA ESPONENZIALE NEGLI ULTIMI CENTO ANNI; in Italia ed in Europa questo problema è poco avvertito, perché i tassi di natalità sono quasi a zero, ma nel resto del Mondo le nascite sono in costante aumento e stiamo per toccare la quota di Sei miliardi e mezzo di esseri umani. Tutto ciò sta provocando una pressione incredibile sia sulla domanda, sia sulla produzione di cibo: una situazione denunciata, ogni anno dalla FAO.”Sempre da dati FAO e NASA emerge che, entro l’anno 2050, la popolazione umana aumenterà di circa Tre miliardi di individui, raggiungendo la cifra di Nove Miliardi (8.910 milioni, per la precisione).
Mantenendo invariati i ritmi ed i metodi della produzione agricola attuale, sarà necessario un INCREMENTO DI NUOVA TERRA COLTIVATA PARI AL 20% (approssimativamente un’ area grande quanto l’intero Brasile).

 2) ENTRO L’ ANNO 2050, QUASI L’ 80% DELLA POPOLAZIONE DELLA TERRA RISIEDERA’ NELLE AGGLOMERAZIONI URBANE e, di conseguenza, le campagne potranno essere abbandonate al loro destino. (FONTI: FAO e NASA).
In proposito, lasciamo parlare, ancora una volta, le rivelazioni statistiche (FONTE: Antonio Golini, Docente di Demografia nella Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università “La Sapienza” di Roma: La popolazione del Pianeta):

“Si valuta che, nel 1975, fossero Cinque le agglomerazioni urbane con più di Dieci milioni di abitanti (Tre delle quali localizzate nei cosiddetti Paesi invia di sviluppo); entro il 2015, queste megalopoli dovrebbero diventare Ventisei; di queste, soltanto Quattro dovrebbero essere localizzate nel Nord del Mondo.Entrando nei dettagli e considerando soltanto qualche esempio dei molti che si possono fare, è possibile evidenziare, come, in appena cinquant’ anni (dal 1950 al 2000)

  • LAGOS (Nigeria) è incredibilmente cresciuta di 47 volte (da 288.000 a 13,5 milioni di abitanti);

  • SAN PAOLO (Brasile) ha incrementato la propria popolazione di oltre 15 milioni di persone;

  • CALCUTTA (India) ha registrato un aumento pari a 8 milioni di individui;

  •  CITTA’ DEL MESSICO, dove la popolazione è passata da 2,9 a 18,1 milioni di abitanti (vale a dire: 305.000 persone in più, ogni anno, lungo l’arco di cinquant’anni).”

Di conseguenza, l’ipotesi sopra citata (80% della popolazione della Terra concentrata nelle megalopoli, entro il 2050) non è frutto di una fantasiosa immaginazione (e, quindi, poco credibile), ma è, invece, concreta, perché fondata sulla realtà dei fatti.


 3) Le tecniche di produzione agricola, perseguite ed attuate negli ultimi due secoli, in molte aree del mondo, si sono rivelate non soltanto incongrue (e, quindi, errate), ma, addirittura, dannose per l’intero ecosistema terrestre.Possiamo, sinteticamente, ridurre l’intera problematica a due soli, sostanziali rilievi: 

a) le ossessive monocolture, avvenute, soprattutto, nelle Americhe ed in Asia;

 b) l’errata diffusione di tecniche produttive, esogene ed incompatibili con le caratteristiche dei suoli ove, esse, sono state impiegate, ed aliene rispetto alle tradizioni autoctone delle popolazioni, ivi residenti.

L’utilizzo della metodologia produttiva, sopra citata, ha condotto a questi fondamentali ERRORI AMBIENTALI: 

– Eccessivi utilizzi idrici, di gran lunga superiori alle risorse potenziali territoriali; 

– Deterioramento qualitativo delle acque di superficie; tale deterioramento, causato da un eccessivo ed irrazionale utilizzo di fertilizzanti chimici, ha avuto secondari e gravi risvolti negativi su tutti i cicli idrologici locali; 

– Distruzione di foreste tropicali e sub-tropicali, al fine di rendere i terreni, ove esse erano ubicate, utilizzabili a fini agricoli; – Impoverimento o, addirittura esaurimento delle capacità produttive dei suoli;

– Dipendenza quasi assoluta dal petrolio e dei suoi derivati; è chiaro che la paventata crisi delle forniture petrolifere determinerà una caduta vertiginosa della produzione agricola, attuata secondo le regole della cosiddetta ” rivoluzione verde”; infatti, si verificherà, non soltanto, un crollo nell’ uso dei fertilizzanti azotati e dei pesticidi di natura petrolchimica, ma, anche, un blocco quasi totale della meccanizzazione in agricoltura, oggi imperante in gran parte delle zone coltivate.

Tutti questi Errori Ambientali stanno incidendo, in misura determinante e, quindi, decisiva, sull’ Effetto – Serra, sul Surriscaldamento del Pianeta e sulle conseguenti modificazioni climatiche.

Possiamo concludere, in ultima istanza, che l ‘associazione e la somma dei problemi (insiti nei Tre Ordini di Premesse iniziali) sarà destinata, se non corretta, a sovvertire l’ancestrale rapporto esistente tra Esseri Viventi e Natura e che la responsabilità ultima di un tale mostruoso sovvertimento sarà da addebitare, unicamente, al modo di produrre e di consumare degli esseri umani.

Ho utilizzato, poco sopra, l’espressione ” SE NON CORRETTA”; il ricorso a questa sintetica espressione non è certamente casuale, perchè ritengo che, già nell’ epoca attuale, occorra studiare ed attuare nuove tipologie di produzione agricola, che siano coerenti con il Principio dell’Armonia, che deve intercorrere tra Uomo e Natura.

Fatta astrazione per le tipologie di intervento, descritte nei precedenti articoli (Agricoltura Biologica, Ricorso agli OGM, Agricoltura Biodinamica), le quali presentano i vantaggi, ma anche i limiti che conosciamo e, per di più, rischiano di rimanere o di diventare REALTA’ DI NICCHIA ad espansione limitata, penso che attualmente esistano soltanto DUE TIPI DI SOLUZIONE:

  – IL VERTICAL FARMING ipotizzato da Dickson Despommier 

e 

– LA RADICALE RIFORMA DELL’ AGRICOLTURA TRADIZIONALE
premettendo che le due tipologie non debbono intendersi come contrapposte l’una all’altra, bensì, tra loro complementari.

A) IL VERTICAL FARMING (vedi immagine finale)

E’ un progetto avveniristico e, come tale, futuribile, ma ricco di interessanti prospettive, perchè si propone  di realizzare il soddisfacimento dei bisogni alimentari delle popolazione delle grandi metropoli e, contemporaneamente, il più rigoroso rispetto ambientale.

Il progetto può, anche, essere definito “rivoluzionario”, perchè viene a sovvertire la linearità delle coltivazioni: queste, infatti non saranno più orizzontali, ma saranno sviluppate verticalmente, attraverso la realizzazione di gigantesche bio-towers (o bio-torri), totalmente autosufficienti e sostitutive del lavoro nei campi.

– Secondo il progetto elaborato da Dickson Despommier  e dai suoi collaboratori, le bio-torri potranno avere altezze variabili, ma dovranno avere una forma rigorosamente cilindrica e saranno articolate in più piani sovrapposti (da 2 ad un massimo di 10).

– In ogni torre, potranno essere coltivati grano, verdura, frutta e potranno essere allevati animali (pollame, maiali, pesci); viene calcolato che ogni torre di medie proporzioni possa garantire l’alimentazione di 50.000 persone, ogni anno.

– Il sistema energetico sarà garantito, in larga parte, da un sistema di ” celle rotanti”, aventi la funzione di pannelli solari ed, inoltre da ” camini a spirale”, forniti di mini-eliche, che potranno garantire un ulteriore supporto di energia.

– L’ apporto idrico sarà garantito dall’ acqua piovana, che verrà convogliata in serbatoi e, successivamente, utilizzata; inoltre, l’acqua di scarico, proveniente dalle coltivazioni, verrà riciclata; sarà raggiunto, quindi, il risultato di eliminare lo scolo agricolo.

– Tutti i prodotti verranno coltivati organicamente; quindi: nessun fertilizzante, diserbante ed antiparassitario.

– Verrà ridotto drasticamente l’utilizzo dei combustibili fossili (petrolio, in particolare), in quanto non viene previsto l’impiego di aratri e trattori.– Infine, sarà presente, in ogni piano, una rete di monitor e di sensori, che avranno il compito di controllare il grado di crescita delle piante e della maturazione dei prodotti, al fine di pervenire ad una tempestiva raccolta; inoltre, un braccio robotico gestirà l’entità dell’acqua da erogare e disciplinerà l’intensità della luce, specifica per ogni tipo di coltivazione.

Dickson Despommier ha, così, concluso la sua esposizione:
” Coltivare cibo in centri urbani ha notevoli vantaggi: produce alimenti con continuità, riduce il consumo di carburanti fossili, offre nuove opportunità di impiego, ma, soprattutto, favorisce un vero riequilibrio con l’ ambiente naturale.”
 

B) RIFORMA DELL’ AGRICOLTURA TRADIZIONALE

Potrà sembrare strano che si voglia guardare al futuro con visione strabica, vale a dire con un occhio rivolto al passato; in realtà, per il problema che stiamo, oggi, trattando, i fatti non stanno in questi termini.

In effetti, la crisi mondiale dell’ agricoltura non è dovuta ad una carenza di cultura da parte dei contadini; gli eventi di oggi dimostrano che l’ attuale crisi trova le sue radici non già nel mondo dei coltivatori, bensì nel fatto che si è voluto modernizzare l’ agricoltura con metodi errati, badando non tanto al benessere dell’ Uomo e dell’ Ambiente, quanto, invece, al culto del profitto, cercando, con occhio miope, l’ aumento quantitativo della produzione, senza prendere, nella minima considerazione, gli eventi negativi che sarebbero potuti nascere da un tale comportamento (ivi compreso, l’ esodo massiccio dalle campagne, che stiamo, attualmente, verificando).

Nasce, da questo insegnamento, la necessità di guardare al passato.

E’, dunque, indispensabile:

– Recuperare la funzione e la sapienza del contadino e, con esse, il valore dell’agricoltura tradizionale, perchè questa è meglio attrezzata per dare una risposta positiva all’ esigenza irrinunciabile di produrre alimenti per una popolazione crescente, senza distruggere, in maniera definitiva, le risorse naturali di cui, ancora, disponiamo;

– Parallelamente, recepire il suggerimento espresso da Walden Bello, vale a dire: cercare un modello economico autonomo, in cui, all’ interno di ogni singolo Stato, gli agricoltori possano associarsi tra di loro, in modo da garantire le massime opportunità produttive, anche sotto il profilo economico, spostando l’ asse della produzione dall’ esportazione al mercato interno;

– Garantire alle popolazioni rurali di ogni parte del Pianeta non soltanto l’ accesso alla terra (come si proclamava anche in un recente passato) ma anche  alle scoperte scientifiche, alle tecnologie, alle nuove metodologie di coltura e, soprattutto, alle sementi, di cui l’ agricoltura dell’ avvenire ha fondamentale bisogno; in altri termini è necessario un percorso parallelo tra la cultura contadina tradizionale ed innovazione scientifica e tecnologica, sottraendo l’ esclusività delle nuove scoperte ai monopoli imperanti.Termino questo mio articolo con una riflessione di Niccolò Machiavelli, estratta dal “Principe” (1513), augurandomi che essa possa essere di grande insegnamento per tutti noi:

ET INTERVIENE DI QUESTA COME DICONO E’ FISICI DELLO ETICO,

CHE NEL PRINCIPIO DEL SUO MALE E’ FACILE A CURARE E DIFFICILE A CONOSCERE, MA, NEL PROGRESSO DEL TEMPO, NON L’ AVENDO IN PRINCIPIO CONOSCIUTA NE’ MEDICATA, LA MALATTIA, DIVENTA FACILE A CONOSCERE E DIFFICILE DA CURARE.
COSI’ INTERVIENE NELLE COSE DI STATO; PERCHE’ CONOSCENDO DISCOSTO, IL CHE NON E’ DATO SE NON A UNO PRUDENTE, E’ MALI CHE NASCONO IN QUELLO SI GUARISCONO PRESTO; MA QUANDO, PER NON LI AVERE CONOSCIUTI, SI LASCIONO CRESCERE IN MODO CHE OGNUNO LI CONOSCE, NON VI E’ PIU’ RIMEDIO. 
 

Savona  16 maggio 2007   ALDO PASTORE

          

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