l’aggressione programmata al territorio

Come si è scatenata in Liguria l’aggressione programmata al territorio
La “fabbrica dei volumi e delle frane”, la Legge Galasso
Ma io tifo per la efficace saggezza dei monasteri e dei frati
Chi sono i protagonisti che dovrebbero testimoniare, invece fanno scena muta

Come si è scatenata in Liguria l’aggressione programmata al territorio
La “fabbrica dei volumi e delle frane”, la Legge Galasso
Ma io tifo per la efficace saggezza dei monasteri e dei frati
Chi sono i protagonisti che dovrebbero testimoniare, invece fanno scena muta
 

Savona – Almeno una volta all’anno e fino a che non verranno presi provvedimenti nel merito delle necessarie ed effettive “ soluzioni tecniche”, ritengo essenziale ricordare ai giovani, laureati e non, in che mondo viviamo! “E quindi mi ripeto ancora” !

L’Italia del dissesto idrogeologico, del monitoraggio, della messa in sicurezza.

Non ci vuole molto a documentarsi, e Collegi Professionali, politici, cittadini in generale, potrebbero farlo facilmente.

Vediamo se riesco a spiegare i motivi tecnici della tragica situazione in cui ci troviamo (vedi Messina, Trani o Varazze, Cogoleto, Arenzano….). Ho letto di recente che sono state 130, nella sola Liguria le frane con danni a persone e cose dal 2002 al 2010, fonte geologi su dati Cresme/SI 2010, Istat 2010 e Protezione civile 2006.

LA REGIONE LIGURIA E LA “GALASSO”

Una trentina di anni fa, la Regione Liguria di centro sinistra stese a mo’ di lenzuolo un unico progetto di pianificazione su tutto il nostro territorio, lo denominarono P.T.C.P. (piano territoriale di coordinamento paesistico). E’ tuttora in vigore, e gli estensori di tutti i successivi e relativi P.U.C. (piano urbanistico comunale) devono ancora attenersi, e molto strettamente, alle normative previste in tale piano Regionale P.T.C.P..

Sempre in tale remota epoca, un certo sig. Galasso propose una legge, che venne gioiosamente approvata in Parlamento, atta ad impedire qualsiasi insediamento urbano sui “crinali” delle colline Italiane.

Questi due fatti urbanistici, sommati, hanno contribuito..

(e continuano ) a distruggere le “fondamenta” del nostro territorio!

DOVE VENIVANO COSTRUITI I MONASTERI E CHIESE

Già settecento anni or sono i nostri frati edificavano monasteri, chiese e residenze sui “crinali”; la maggiore vicinanza con l’Altissimo poteva essere una delle giustificazioni, ma sicuramente un’altra era la garanzia di edificare qualcosa di duraturo nei secoli come del resto si era già verificato per il crinale stesso!…in quanto “UNICO TERRENO SALDO”; infatti già all’epoca (e non ci voleva molto) si erano resi conto che i versanti ed il loro fondo valle avevano da sempre subito importanti variazioni dovute agli stessi fatti climatico – alluvionali che ancora oggi purtroppo, verifichiamo puntualmente.

LE SCELTE DEI “MODERNI ESTENSORI”

E i nostri estensori, infischiandosi di questi normali concetti di base tecnica, ci hanno dotati di Piani Regolatori che, consentendo l’ampliamento territoriale “solo sui versanti”, …lasciano l’ 80 % dei comuni Liguri ( ovvero 188 su 235) a rischio frane ed alluvioni, ritrovandoci così tra le più note Regioni Italiane soggette a questi cataclismi.

E’ evidente che Regioni più pianeggianti come Puglia, Veneto e Sardegna hanno solo il 20% di comuni a rischio, mentre Calabria, Umbria, Valle d’Aosta, Marche, Toscana e Lazio si ritrovano con il 100% dei loro Comuni a rischio possibile di qualsiasi disastro ambientale.

Giuseppe Galasso

Appare allora evidente che gli estensori dei piani regolatori hanno depennato scientemente gli stati di dissesto, e , i nostri progettisti supinamente hanno accettato, senza la minima reazione tecnica, il rispetto delle zone alte, plaudendo, troppo spesso, questo rispetto dovuto, erroneamente, a difesa delle nostre “bellezze naturali”. Si è cosi scatenata in Liguria un’aggressione programmata del territorio limitrofo agli esistenti aggregati urbani, così graduata. 

Uno staff di professionisti, molto spesso dipendenti comunali, stabilisce nel Piano Regolatore un indice di costruzione, per le zone di ampliamento indicate dal P.T.C.P. Regionale, che, mediamente prevede la costruzione di una residenza ogni 10/15000 mq. di terreno. Queste zone, tutte accuratamente identificate al di sotto delle cime che le sovrastano, denunciano così una scelta priva dell’elementare buon senso, che in tutto il resto del mondo civile costituisce la sola priorità!

LA FABBRICA ED I FABBRICANTI DI VOLUMI

Una pletora di architetti , ingegneri e geometri si scatena progettando volumi, su queste superfici inclinate sino al fondo valle, dando il meglio di sé, ma con i devastanti risultati che tutti conosciamo.

I geologi interpellati (sempre in ritardo) “assaggiano” il terreno e stabiliscono le enormi opere necessarie a stabilizzarne : la viabilità, le strutture residenziali e tecniche, dei box e dei servizi.

Gli agronomi con relazioni, che raramente vengono osservate, enunciano le tipologie agresti da piantumare suI tormentati “versanti”, che rimangono così e sempre a continuo rischio d’incendio.

I tecnici comunali preposti ( che non sono quasi mai gli estensori dei piani regolatori) esaminando il tutto verificano solo la corrispondenza alle normative del Piano Regolatore e approvano.

PROVOCANO I DANNI POI VENDONO LE “MEDICINE”

Al momento dell’evento franoso o alluvionale o “INCENDI”, i tecnici estensori, i progettisti, gli esaminatori, tutti i fautori insomma degli interventi edilizi che hanno subito i traumi dell’evento, interrogati su quanto sta accadendo, invece di denunciare le vere cause del rischio che risiedono, secondo me, negli errori insiti nell’ ubicazione degli stessi volumi tecnico – residenziali, propongono di affrontare l’emergenza incendio, l’emergenza frane, l’emergenza alluvioni, … con la protezione civile.

Ottima cosa!.. Ma, dobbiamo continuare a costruire secondo le “pianificazioni” esistenti che si sono chiaramente rivelate errate, esaltando interventi a rischio della vita di pompieri, guardie forestali , piloti d’aerei, per la salvezza di noi disgraziati residenti ?

O qualcuno ha altro da proporre?

No! C’è chi balbetta, con la cassa di risonanza di “mass media” smemoratissimi, che occorre smettere di costruire case e strade in zone a rischio, che più si canalizza e più aumenteranno le nostre sventure, ma, visto che tutti i tecnici sopra elencati svolgono attività completamente settoriali, nessuno di loro ha il coraggio di denunciare il fatto che purtroppo le zone dipinte in rosso dai geologi non sono le sole a rischio, “ma lo sono o meglio lo diventano in questo modo .. tutte”!

Ed esattamente lo sono tutte quelle che gli estensori del P.T.C.P. hanno programmato quali bacini costruttivi di ampliamento degli esistenti agglomerati urbani, tranne le loro intoccabili “cime”.

Il coraggio “della verità” a questi tecnici comunque troppo settoriali, viene loro a mancare poiché andando a toccare interessi ormai consolidati e riconosciuti anche legalmente, ci si guarda bene dall’esprimere pareri che specie politicamente potrebbero facilmente essere usati nei soliti modi difformi dalla realtà quotidiana a cui ci hanno da troppo tempo abituati !

IL CORAGGIO DI RIVELARE LA REALTA’

Allora come da sempre sono avvezzo fare, e purtroppo ho l’impressione di essere l’unico,…….voglio farvi partecipe della mia soluzione !!

Copiando all’ estero dalle adottate soluzioni di architetti e….molto attenti a questi problemi, ho notato che esaminando zona per zona (di almeno un milione di metri quadri l’una), identificando le zone “salde” situate sulle cime delle colline, progettando il loro spianamento atto e sufficiente a ricevere le cubature necessarie allo sviluppo del comprensorio esaminato, e proibendo contestualmente qualsiasi altra edificazione sui terreni sottostanti a declivio e sino al fondo valle, si raggiungono quei concreti risultati che tutti pretendono sempre e solo dalle imprese esecutrici, che appaiono logicamente quali ultime ed uniche responsabili del nostro degrado!. Ma che, come ho già detto, non è così !

Nella nostra Liguria mediamente su 1 000 000 di mq. solo il 30% è indicato quale zona agricola – edificabile, per cui si tratta di recepire o “spianare il terreno” sufficiente ad edificare “addirittura il doppio” della “trentina di case” già in oggi previste che, non avranno mai più bisogno né della protezione civile, né degli interventi dello stato, mettendo sempre mano al portafogli!

E questo è quanto sarebbe necessario per evitare di continuare ad accettare supinamente gli errori contenuti nei nostri piani regolatori.

Ritengo che raddoppiare la cubatura in queste zone garantirebbe maggiormente la salvaguardia del territorio, in oggi abbandonato a se stesso proprio per l’attuale impossibilità di gestire il territorio da posizioni dominanti e quindi sicure!

 

Dai vigili urbani agli accalappiacani che sino ad oggi hanno impedito qualsiasi abuso edilizio sia sulle piazze cittadine che sui crinali delle colline, possiamo apprendere quindi quanto potrebbe essere facile impedire tali abusi lungo i “versanti” delle nostre colline.

Infatti i controlli sui terreni scoscesi dei nostri “versanti” è sempre risultato molto difficile in quanto era ed è risaputo che normalmente colà è prevista un’edificazione, anche se modesta, per cui l’abusivista, nel contesto di queste zone agricole – costruibili, in barba ai regolamenti comunali, edificava una baracca che, sfuggendo a controlli non sempre capillari, la dotava via via di infrastrutture “residenziali” sino al “condono” ottenuto nei suoi tempi tecnici.

Risulta allora quanto mai evidente, anche alle persone che nella loro vita si occupano di altre cose, che nelle zone montane o collinari i programmi costruttivi “devono essere rielaborati” in modo assolutamente diverso da quanto è stato fatto sino ad oggi, e ciò diventa possibile invertendo semplicemente l’edificabilità delle zone nello stesso modo in cui hanno sempre operato i Frati Cappuccini, che, vi assicuro, erano persone normali come noi !

Gli strenui difensori della Legge Galasso non saranno d’accordo, ma li sfido sin d’ora a suggerire altre alternative che possano convivere con il nostro territorio, o a dimostrare che le cause da me imputate all’attuale gestione del nostro entroterra, possano essere altre o diverse.

Guido Luccini

e-mail lucciniguido@libero.it

 

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