La tutela dell’armonia ambientale del Letimbro

LA TUTELA DELL’ARMONIA AMBIENTALE DEL TORRENTE LETIMBRO

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
 (Decima parte)

  Facendo seguito all’impegno, assunto al termine dell’articolo della scorsa settimana, oggi procediamo alla pubblicazione del seguente articolo di Aldo Pastore, così intitolato:

LA TUTELA DELL’ARMONIA AMBIENTALE DEL TORRENTE LETIMBRO

 Prima della pubblicazione, Aldo ha, tuttavia, voluto precisare quanto segue:

 L’articolo porta la data del 12 agosto 2006.

 L’ho riletto e lo ripubblico integralmente, senza apportare, ad esso aggiunte e modifiche.

Con questo articolo, io mi ero limitato, semplicemente, a fornire UTILI CONSIGLI agli amministratori locali (che confermo totalmente, a distanza di 11 anni dalla prima pubblicazione)

 Debbo, tuttavia, precisare che questi miei consigli sono rimasti, sino ad oggi, inascoltati e, soprattutto, mai trasformati in interventi concreti da parte dei pubblici amministratori.


Il Letimbro 

Nel corso di quest’ ultimo mese di luglio, ho letto, sui quotidiani locali, numerosi articoli, che hanno teso a mettere in evidenza la notevole precarietà del torrente Letimbro, in gran parte del suo percorso, dai monti verso il mare.

Di particolare pregio ed interesse mi è parso il servizio giornalistico di Dario Freccero, pubblicato sul SECOLO XIX dell’ 8 luglio; riporto integralmente un breve inserto dell’articolo:

“Sono bastati i novanta minuti scarsi di pioggia (fortissima, ma pur sempre pioggia) di giovedì per dimostrare quanto l’apparentemente morto Letimbro possa resuscitare e far paura.
“E’ vero che si è trattato, dati alla mano, di una pioggia fuori dalla norma spiega l’assessore ai lavori pubblici, Livio Di Tullio –  ma è un dato di fatto che su tutto il greto del torrente vanno fatti interventi senza i quali la sicurezza non sarà mai garantita.”

Altrettanto drammatiche le notizie, riportate dai quotidiani locali in data 18 e 19 luglio sull’ Emergenza Ambientale del Torrente; riporto semplicemente i titoli dei servizi giornalistici: 

” Olio cancerogeno nel Letimbro – 
Escluso l’inquinamento delle falde, ma c’è il problema delle spiagge.”

Mi è parso doveroso, a questo punto, svolgere alcune considerazioni sulla situazione complessiva del nostro torrente, avvertendo, preliminarmente, che non intendo affatto polemizzare con L’ Amministrazione Comunale di Savona (e, tanto meno, con l’assessore Di Tullio), bensì cercare di rivolgere agli Amministratori qualche consiglio, con l’auspicio che esso possa essere considerato utile e, quindi, accettabile.

Partirò allora, da due postulati tecnico-scientifici, sui quali si fonda tutto il mio ragionamento:

1.   Gli esseri umani vivono in simbiosi, più o meno equilibrata, con il proprio ambiente e dobbiamo riconoscere questa dipendenza reciproca.
L’ essere umano è solo una parte del sistema e una parte non può mai controllare il tutto: se ci prova, anche con le migliori intenzioni, quasi sempre, viene a provocare disastri. (Pensiero di Marco Deriu).

2.   La scienza e le tecnologie utilizzate dall’ uomo, se correttamente applicate, possono diventare un fattore positivo per la tutela dell’ambiente e, quindi, per il futuro dell’umanità; ma, se esse sono scorrettamente impiegate per la crescita dei consumi ( materiali ed energetici) e, soprattutto, per ottenere sempre più accentuati profitti economici, possono diventare un fattore  profondamente negativo, destinato, in tempi più o meno rapidi, a generare un impoverimento della natura e, contemporaneamente, della condizione esistenziale degli esseri umani. (Pensiero di Pietro Greco)

Ritorniamo, dunque, al Letimbro: questo torrente, che fa parte dell’intero nostro ecosistema, ha subito i danni del mancato rispetto di questi due fondamentali presupposti; sono sorte, allora, con il tempo, alcune anomalie che hanno inciso negativamente sull’ armonia ambientale e, contemporaneamente, sulla salute dei nostri concittadini.

Infatti, a causa di queste anomalie (che descriverò in dettaglio) sono sorte le seguenti patologie:

A) Deterioramento qualitativo delle acque di scorrimento;

B) Gravi alterazioni quantitative del flusso idrico, che hanno condotto, a loro volta, all’ apparente contraddizione della coesistenza di prolungati periodi di siccità e di devastanti fenomeni alluvionali.

Veniamo, allora, a descrivere queste anomalie e le relative, conseguenti patologie.


Una delle cappellete

A) DETERIORAMENTO QUALITATIVO DELLE ACQUE DI SCORRIMENTO

Con l’avvento dell’ era industriale (coincidente, approssimativamente, con l’anno 1850) sono sorte, lungo gli argini del torrente, numerose attività industriali (soprattutto: concerie e cartiere); gli scarichi, derivati da queste realtà produttive, sono finite nelle acque di scorrimento del torrente; da questa condizione, sono derivati devastanti disastri ambientali e, soprattutto, micidiali epidemie (carbonchio e colera, in particolare), che hanno condotto a morte un numero imprecisato di persone.

 Agli amministratori ed ai tecnici comunali consiglio, in proposito, di andarsi a leggere lo statuto della Società di Mutuo Soccorso dei Lavoratori Conciapelli di Lavagnola (datato:1874) e la relazione sull’epidemia colerica a Savona (datata: 21 settembre 1854) , inviata dall’allora Sindaco della città, Assereto, all’Intendente della Provincia. 

Durante tutto l’arco temporale del 1900 e dei primi anni  di questo nostro secolo, gli scarichi di numerose attività produttive (industriali ed artigianali) hanno continuato ad affluire sul greto del torrente, per cui non deve far certo sensazione  la notizia del ritrovamento, nel terreno fluviale, di policlorobifenili (PCB), sino ad una profondità, nel suolo, di quattro metri; non dobbiamo dimenticare, in proposito, che il PCB è un composto di sintesi clorurato, impiegato, sin dagli anni ’30 nel settore elettrotecnico in qualità di isolante ( nei condensatori, a partire dal 1931, e nei trasformatori dal 1933); ed allora è forse il caso di ricordare che sulla sponda sinistra del Letimbro (nel tratto territoriale intercorrente  tra la 1° e la 2° cappelletta)  era in funzione  una centrale termoelettrica, che impiegava abitualmente questi prodotti; sarebbe, dunque, il caso di approfondire questo argomento, attraverso l’invio di una commissione tecnico-scientifica, che possa far piena luce  sull’ intero problema. 

A tutto questo occorre aggiungere che, sino agli ultimi anni ’70 del novecento, gli scarichi fognari delle abitazioni, ubicate lungo il decorso del torrente, venivano riversati direttamente  nell’ alveo del torrente stesso, senza alcun  trattamento preliminare; soltanto attraverso il progetto elaborato ed attuato dalla Giunta Zanelli (di cui mi onoro di aver fatto parte) il problema è  stato risolto, attraverso la realizzazione di un razionale sistema fognario, collegato al Depuratore Consortile.


L’ex centrale termoelettrica

B) ALTERAZIONI QUANTITATIVE DEL FLUSSO IDRICO  

Su questo specifico argomento, le anomalie si chiamano:

  • Irrazionale politica di cementificazione e di asfaltizzazione e, comunque, di eccessiva antropizzazione delle nostre colline;
  • Deleteria selvaticazione dei nostri boschi (montani e collinari), diventati, ormai, foreste oscure e impenetrabili. 

Le due anomalie hanno condotto alla riduzione ( se non, addirittura, alla scomparsa) delle sorgenti, dei ruscelli e dei flussi sotterranei delle acque.

Chiedo agli Amministratori ed ai Tecnici  del Comune di indicarmi, ad esempio, qual è il percorso scoperto dei ruscelli che scendono verso il Letimbro, a partire dal vallone di Repusseno, dalla collina di san Lorenzo (dalla stazione delle funivie, tanto per intenderci), da Ciantagalletto e dalla piccola montagna della Madonna degli Angeli; personalmente debbo dire che non ho trovato traccia di questi ruscelli; ho visto, soltanto, il loro sbocco terminale nel Letimbro, all’altezza di Lavagnola e dei Ponti in corrispondenza di via  delle Trincee e di via Acqui.

Il concorso delle due anomalie sopra citate conduce, da un lato, ad una profonda alterazione del decorso delle acque, dettato dalla natura; nasce, da questa condizione, l’insorgenza di prolungati periodi  di siccità e, dall’altro lato, di devastanti fenomeni alluvionali; infatti, l’acqua delle piogge, che cade sui monti, si trasferisce in gran quantità, in tempi brevissimi e nel disordine idrologico più totale, dai monti  stessi al mare, impedendo, di fatto, l’ alimentazione delle falde acquifere sotterranee; è necessario, invece, che l’acqua piovana possa giungere alla falde collinari e di pianura dopo alcuni mesi di viaggio sotterraneo ed all’interno dei ruscelli, al fine di ripristinare un percorso fluviale conforme alle leggi naturali.

Giunto a questo punto, mi limito ad inviare all’ Assessore Livio Di Tullio quattro sintetici consigli:

1.   Se veramente è sua intenzione intervenire sulle precarie condizioni attuali del Letimbro, incominci dai monti e dalle colline e non dal mare, per il semplice motivo che, dalla creazione del nostro Pianeta in avanti, l’acqua è sempre scesa dai monti verso il mare e non in senso opposto;

2.   Di conseguenza, provveda a ripristinare l’armonia ambientale del torrente, iniziando dai boschi, dalle sorgenti e dai ruscelli e non già dai tombini, i quali non rappresentano la struttura fondamentale e portante del sistema idrologico, bensì, soltanto, uno sbocco sub-terminale;

3.   All’interno delle scelte del P.U.C. e, soprattutto, nel contesto delle licenze edilizie da rilasciare per la edificazione di case collinari o dei cosiddetti ” borghi liguri”, chieda preliminarmente il parere degli esperti in geologia ed in idrodinamica;

4.   Allorquando dovrà affrontare il problema finanziario, si ricordi che, anche in questo settore della vita pubblica, prevenire è molto meno oneroso del curare.

    12 agosto 2006      ALDO PASTORE

 

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